Titolo originale | Ben-hur |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Timur Bekmambetov |
Attori | Jack Huston, Toby Kebbell, Morgan Freeman, Rodrigo Santoro, Nazanin Boniadi Ayelet Zurer, Sofia Black-D'Elia, James Cosmo, Gal Gadot, Haluk Bilginer, Pilou Asbæk, Marwan Kenzari, Moises Arias, Yasen Atour, David Walmsley. |
Uscita | giovedì 29 settembre 2016 |
Distribuzione | Universal Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 1,81 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 ottobre 2016
Una versione più fedele del romanzo del 1880 di Lew Wallace, che esplora gli anni formativi del personaggio. In Italia al Box Office Ben-Hur ha incassato 837 mila euro .
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Nella provincia di Giudea, sotto il governo dell'imperatore Tiberio, il principe Giuda Ben-Hur cerca di mantenere la propria autonomia da Roma dissociandosi al contempo dai turbolenti ribelli Zeloti. Quando il fratello adottivo Messala, romano anziché giudeo, torna a Gerusalemme dalla famiglia che lo ospitò, chiede a Giuda un aiuto nel fermare gli attentatori alla vita del governatore Ponzio Pilato. Ma per una sfortunata coincidenza Ben-Hur viene accusato di cospirazione e Messala non farà nulla per salvarlo: la famiglia del principe è condannata a morte e Ben-Hur viene spedito in una galea a remare in catene, al ritmo dei tamburi dei suoi aguzzini. Solo il desiderio di vendetta alimenta la sua voglia di vivere.
Nel 2016 l'eredità di Ben-Hur è il risultato di diverse ricontestualizzazioni. L'impeto retorico del messaggio religioso del testo originario di Lew Wallace non è più attuale, come difficilmente lo è l'idea di kolossal hollywoodiano classico nell'era dei blockbuster Marvel e DC. Il ricordo delle imprese di Giuda Ben-Hur pareva consegnato per sempre alle memorie degli Oscar, con l'ineguagliabile record di 12 statuette vinte, e a quelle della storia del cinema e della sua evoluzione tecnologica, segnate in maniera indelebile dalla spettacolare sequenza della corsa delle bighe. Nel 1959 realizzare concretamente la sfida mortale tra Ben-Hur e Messala significò non solo l'impiego di mezzi ingenti e tecnologicamente all'avanguardia, ma la mobilitazione di un autentico esercito di maestranze: fu lì che Hollywood misurò la propria potenza.
L'eredità di quel momento culminante del cinema d'azione è stata raccolta da altri contesti, dagli inseguimenti tra tir nel deserto australiano dei diversi Mad Max alla corsa tra sgusci di Star Wars Episodio I: La minaccia fantasma. Il canone cinematografico, in sostanza, è rimasto vivo senza il ricorso al remake letterale. Almeno fino al 2016, in cui Timur Bekmambetov accetta la sfida con il mastodonte di William Wyler e riscrive nuovamente la storia di Giuda Ben-Hur. Puntando senza mezzi termini al lato action, anzi aggredendolo fin da subito. L'inizio è infatti in medias res, con Giuda e Messala pronti a frustare i loro destrieri, prima che abbiano inizio il flashback e il racconto delle origini di Ben-Hur. Una necessità impellente di sfidare il mito hollywoodiano, che si avverte tanto nella frettolosa sceneggiatura che nella regia marziale e impersonale del cineasta kazako, che nel tratteggio psicologico dei personaggi dimostra lo stesso entusiasmo espresso Ben-Hur in catene, quando fa andare i remi a ritmo di tamburo. Il lungo flashback iniziale assomiglia così a una soap opera costellata di prevedibili micro-climax, in cui la parziale riscrittura dell'intreccio - Messala ora è un fratello adottivo di Ben-Hur che abbandona il tetto, il principe ospita uno degli Zeloti che attenta alla vita di Pilato, lo sceicco Ilderim diviene uno dei personaggi principali e motore del riscatto di Ben-Hur, ecc. - non fa che peggiorare la situazione in termini di credibilità e di interesse generale.
Il cuore della vicenda rimane una storia hollywoodiana - rivisitata con l'estetica di violenza neo-putiniana di Bekmambetov (produttore di film come Henry) - di amicizia, tradimento, vendetta e perdono reciproco. In cui il "racconto del Cristo", sottotitolo del film di Wyler, risulta sempre più un fastidio narrativo, un compito da sbrigare. A partire dalla caratterizzazione visiva del Messia, che da una figura misteriosa mai inquadrata in volto per Wyler diventa, negli scarsamente credibili panni di Rodrigo Santoro, un prestante falegname che dispensa saggezze mentre pialla una tavola. Una guida etica e consolatoria, che scioglie alcuni snodi dell'intreccio (guarire i lebbrosi, tra cui madre e sorella di Ben-Hur, e spingere quest'ultimo verso la misericordia) ma resta sostanzialmente in disparte (più per l'ingombro etico che per rispetto sacrale).
È al contrario assai superiore la venerazione dimostrata da Bekmambetov per la corsa delle bighe, la cui riproposizione Cgi non delude, sfruttando le nuove capacità offerte dalla tecnologia. Il regista kazako limita sorprendentemente gli eccessi, sia in senso splatter che di esagerata spettacolarizzazione del dolore, e riesce a tenere inchiodati fino all'ultimo gli spettatori. Esaurita la sfida di Ben-Hur ha però termine il senso stesso del film, che procede stancamente verso un epilogo in cui le libertà rispetto agli adattamenti precedenti abbondano e in cui il progetto sembra ridimensionare il proprio profillo ad ogni passo. Se stupisce che Hollywood non abbia pensato prima a un remake, sorprende che infine per il remake sia stato scelto un profilo così basso.
L'unico tema interessante che lo script - tra gli autori il John Ridley di 12 anni schiavo - propone è la rappresentazione dell'impero romano come macchina dell'eccesso, che spende e guadagna ingenti capitali per finanziare vizio e sport estremi. Un crudele meccanismo di morte e potere, che ha il proprio punto debole nell'insaziabile avidità, compreso e scardinato dal personaggio di Ilderim, interpretato dall'immancabile Morgan Freeman, coperta di Linus di ogni blockbuster. Il punto di vista di Ilderim, personaggio per lo più minore per Wyler, è totalmente post-capitalistico e antistorico ma personale. Purtroppo è anche l'unico abbozzo di sostanza, sotto la superficie di un remake per il resto greve, inutile e inutilmente rumoroso, destinato a essere rapidamente dimenticato, alla stregua di un cattivo sogno.
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Il remake di Timur Bekmambetov non fa altro che deludere lo spettatore che invece, ingannato dal trailer, si aspetta un Film vulcanico, dinamico, avvincente, ben ritmato, con una sceneggiatura che certamente non avrebbe fatto rimpiangere l'originale di Lew Wallace del 1959 vincitore di ben 12 Oscar! Senza voler usare ipocriti e ingenui eufemismi, questo Film, diretto dal regista kazako [...] Vai alla recensione »
Hollywood pare aver perso definitvamente ogni interesse a produrre e promuovere dei colossal storici (intesi come colossal dell'epoca pre e post cristiana), che per me si sono fermati con quel meraviglioso e sottovalutato Alexander del 2004, firmato Oliver Stone. Successivo e parallelemente a quello, ultimo dei grandi colossal, ci sono stati dei clamorosi flop sia dal punto di vista delle critiche [...] Vai alla recensione »
Quando ho lasciato il commento al classico del '59 di Wyler, avevo scelto come titolo "piramide di dolore", data la intensa drammaticità di molte scene, e insieme una intensa religiosità, cristiana in senso ampio. D'altro canto poichè sia in quella edizione come in questa(e anche come in quella remotissima degli anni '20) la pellicola nasce dal romanzo "A Christ Tale", una storia di Cristo, fare i [...] Vai alla recensione »
il difetto principale credo sia la breve durata rispetto ai predecessori. la costruzione della storia risulta un pò troppo veloce, di conseguenza il pathos ne risulta impoverito, seppure non così scarso come tutti danno a intendere. ma la ricostruzione storica, nel senso degli ambienti e delle situazioni, credo sia la più strabiliante e coinvolgente mai vista.
La superiorità del prodotto originale è evidente sotto tutti i punti di vista:spessore,dialoghi,costumi,personaggi,interpretazioni,la figura del Messia,durata,etc. Etc. Considerando inoltre che all'epoca non esistevano gli attuali effetti speciali,anche a livello di spettacolarità non c'è paragone,ad esempio anche la scena famosissima delle bighe è [...] Vai alla recensione »
Sono andato a vedere questo film perchè non mi ricordavo più quello mitico. Ho potuto quindi giudicarlo senza doverlo paragonare a quello. E' un buon film storico di intrattenimento, discretamente recitato, con alcune "cadute" (i pantaloni, in particolare quelli bianchi indossati dall'ex schiava). Meritano sicuramente le scene di movimento: quella famosa delle bighe nel circo, avvincente e soprattutto [...] Vai alla recensione »
Coraggioso tentativo di remake del celebre Ben–Hur del 1959 (12 premi oscar!!!), storico romanzo ricco di contesti retorici e mistici riadattato oggi a semplice passatempo cinematografico per un pubblico odierno attratto in primis agli effetti speciali piuttosto che ai messaggi storico culturali. Il poco spazio concesso alla teatralità dei singoli personaggi e la scarsa propensione religiosa dell'intera [...] Vai alla recensione »
Blockbuster estremamente patitano e non richiesto, come conferma il grande flop, che avrebbe giovato di una spruzzata di modernità in più che invece risulta assente. Il film è diviso principalmente in due parti: la prima (ovvero i primi 40 minuti) è caratterizzata da dialoghi banali, scialbi e da una regia per lo più da stampo televisivo e da inquadrature [...] Vai alla recensione »
Sappimao che è la quinta trasposizione filmica delll'opera letteraria di Lewis Wallace, generale, scrittore ma anche molte altre cose(1827-1905), dove il suo romanzo più celebre è del 1880, mentre la trasposizione piùfamosa è quella di William Wyler del 1959,, con Charles Huston, ma poi c'è molto altro in mezzo, compresa(poco più di un lustro [...] Vai alla recensione »
Ma come si fa a scrivere che Gerusalemme viene conquistata dal "sacro romano impero"? siete impazziti? ma quanta ignoranza avete?? Il sacro romano impero é presente nel medioevo mentre l'impero romano é di almeno 700 anni prima. Ignoranti!
Delusione dal primo fotogramma, dopo 5 minuti il primo sbadiglio, entro il decimo era sonno tendente al coma. Grazie a dio mi sono svegliato dopo la sua fine. Imbarazzanate!!! (il film)
Un film talmente brutto che non merita neanche d'essere recensito.
In realtà il Ben Hur di Wyler di Oscar® ne ha vinti 11...
Non metto neppure a confronto col "vero" Ben Hur. Troppa differenza e quindi troppo facile il giudizio negativo. ma anche giudicandolo a se stante ne esce una valutazione che non raggiunge assolutamente una risicata sufficenza! film di rara mediocrita' con interpreti poco credibili e capaci di una drammaticita' per nulla coinvolgente Ma tutto il costrutto montato [...] Vai alla recensione »
Questi lavori sono scandalosi. Non dovrebbero neppure essere permessi perché offendono il buon gusto e infangano il vero film del 59...
Pessimo film, non se ne sentiva proprio la mancanza!!!
Sono entrato in sala con grandi aspettative in virtù del fatto che l'originale su cui dovrebbe basarsi è uno dei film piu belli di sempre. Come per gli altri remake di genere (vedi Exodus) mi aspettavo la grande storia unita agli effetti del nuovo millennio. Il risultato è pessimo. Tralasciando i non poco trascurabili tagli di trama il film risulta riassumibile in un solo [...] Vai alla recensione »
Certi capolavori cinematografici non andrebbero mai rifatti, e Ben Hur è uno di questi. Il paragone per forza di cose diventa inevitabile, e pur non leggendo il romanzo e nonostante venga affermato che questo film sia più fedele al romanzo originale, il Ben Hur interpretato da Charlton Heston rimane ineguagliabile in tutto. Bekmambetov si concentra molto sul rapporto fraterno tra Ben [...] Vai alla recensione »
Il film sarà pure bello ma non ha nulla a che vedere con il vero ed originale Ben Hur. La voce narrante che racconta alcuni passi non è che mi sia piaciuta. Tanta computer grafica per rivivere gli spettacoli nel circo. Un pò assurdo e scontato.
Dalle recensioni e commenti mi aspettavo un filmetto di serie b, invece questo remake di Ben Hur non è assolutamente un brutto film. Dopo tanti rifacimenti di film relativamente recenti (vedi Total Recall e Robocop) di cui non ho ben compreso l'utilità, sicuramente Ben Hur aveva bisogno di una svecchiata per risultare interessante anche agli attuali giovani.
Non oso paragonarlo al ben hur(1959)..11oscar....un bel coraggio i produttori.Si salva un po' la location forsebpiu'realistica.....attori con rispetto ma....peggio di cosi'...non parliamo di Messala!?....FA ridere....le musiche di Beltrami neanche esistono....SCENE che richiamano molti film....film veramente inutile e senza innovazione reale.
Film molto bello, da vedere possibilmente in 3d. Tutto gira abbastanza bene, la trama, i costumi, i luoghi, le scene al computer e quelle di azione. Trattatsi inoltre di un film che non ha avuto alcun finanziamento da partre dei contribuenti italiani, cosa che invece avviene sempre per i film nazionali, ma ha dato da lavorare a centinaia di nosrtre maestranze.
È in arrivo, a settembre, la nuova edizione di "Ben Hur". Chi produce questo titolo ha una sicurezza: venderà milioni di biglietti. L'ultimo remake è firmato da Timur Bekmambetov, regista kazako e all'eroe di Palestina che sfida l'impero romano dà corpo e volto Jack Huston. Nome importante, dovuto al nonno paterno, il grande John Huston. Ben-Hur è un titolo potente, quasi magico, per molte ragioni.
Il romanzo lo si deve a Lew Wallace, gran personaggio. Personalità ultracompleta, scrittore per caso. Era nato nel 1827 a Brookville, cittadina dell'Indiana. Prima giornalista, poi avvocato, trovò la definitiva vocazione arruolandosi nell'esercito. Nel 1846 partecipava alla guerra contro il Messico, quella di Alamo, quando il Texas divenne repubblica per poi diventare uno degli States. Nel frattempo faceva carriera, con un intermezzo politico di alto livello, senatore, salendo, nel frattempo, nelle gerarchie militari, fino a diventare generale. Non ancora quarantenne combatte contro i sudisti nella guerra civile. La sua laurea in legge lo porta a far parte dell'accusa nel processo contro i complici di John Wilkes Booth, l'assassino del presidente Lincoln. Tornata la pace negli Usa, Wallace è un uomo decisamente popolare e, come sempre, alla ricerca di nuove avventure. E la "nuova avventura" è la letteratura.
Dopo qualche tentativo che gli serve come esercizio e preparazione, Lew Wallace decide per un romanzo storico. È un uomo colto e sa che il contesto storico favorisce e rilancia le vicende private.
Conosce "Ivanhoe" di Walter Scott, nel quadro della guerra fra sassoni e normanni del dodicesimo secolo, e "I miserabili" di Hugo, manifesto della rivoluzione della "Comune" parigina. Così decide l'epoca, che sarà lontana, l'antica Roma, e per dare un quanto in più di solennità ci mette anche un personaggio decisamente importante, Gesù. Il titolo originale, furbo, accattivante, del romanzo infatti è "Ben-Hur, una storia di Cristo".
La prima versione del romanzo epico-evangelico di Lew Wallace, nel 1907, costò 500 dollari. In seguito la storia del principe ebreo e del suo amico-poi-rivale romano Messala ha preso la forma di kolossal miliardari-uno del 1925, la versione di Wyler del '59 (a lungo il film con più Oscar di tutti i tempi) e ora questo "refresh"diretto da Timur Bekmambetov, russo totalmente convertito all'estetica hollywoodi [...] Vai alla recensione »
Prima i numeri: costato 100 milioni di dollari, ne ha incassati a oggi in tutto il mondo - all'appello ormai manchiamo solo noi e il Giappone - solo 87. Poi le percentuali di gradimento critico: 26% sull'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes, 38/100 sul gemello precisino Metacritic. Quindi, qualche estratto critico: "Un pugno in un occhio digitalizzato, un film azzoppato in ogni settore da una [...] Vai alla recensione »
Ecco 57 anni dopo l'inutile rifacimento del celebre kolossal da undici Oscar. Questo goffo fumettone potrebbe invece incamerare qualche Razzie Award (gli Oscar al contrario). Nella storia, buia e lentissima, di Ben-Hur e Messala, si salva la corsa delle bighe, anche se non vale quella del '59. Non certo i due grigi protagonisti, né, tanto meno, Morgan Preeman con treccine, involontaria parodia di Bob [...] Vai alla recensione »
Chissà se Lew Wallace, autore del romanzo Ben-Huzr. A Tale of the Christ, avrebbe un giorno immaginato un adattamento così poco cristologico del suo libro. Timur Bekmambetov riduce al minimo sindacale la presenza di Gesù Cristo, limitandosi a un «volemose bene» ecumenico che ha il sapore di un contentino concesso un po' obtorto collo a un pubblico che probabilmente immagina ancora Cbarlton Heston a [...] Vai alla recensione »
Alla base di Ben-Hur c'è un romanzone, scritto nel 1889 dal generale Lewis Wallace, che pur farraginoso raccontava con un certo fervore religioso la storia del ricco ebreo del titolo, convertitosi al Cristianesimo dopo una lunga serie di disavventure. Dal punto di vista dell'azione il punto culminante del libro era la gara di bighe che opponeva Ben Hur al protervo tribuno Messala, amico di infanzia [...] Vai alla recensione »