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Il cinema in movimento

Cinema, simulazione, immagine.
di Roy Menarini

In foto l'attore Denzel Washington in una scena di Flight.
Denzel Washington (Denzel Hayes Washington Jr.) (69 anni) 28 dicembre 1954, Mount Vernon (New York - USA) - Capricorno. Interpreta Whip Whitaker nel film di Robert Zemeckis Flight.

lunedì 28 gennaio 2013 - Focus

Che cosa è Il cinema in movimento? Una rubrica dedicata alle trasformazioni del cinema nell'epoca dei new media e alle riflessioni che si possono trarre dalle novità in atto.

Nel contraddittorio, e per questo affascinante, Flight di Robert Zemeckis, a un certo punto il protagonista, interrogato dalla commissione d'indagine sull'incidente aereo che lo ha visto coinvolto, osserva la ricostruzione dell'episodio su uno schermo del tribunale. Dapprima, la sciagura viene raccontata attraverso le immagini amatoriali di un videofonino, girate da avventori che si trovavano per puro caso sul luogo del disastro. In seguito, il comportamento in aria del velivolo viene ricostruito grazie a immagini digitali e a una ricostruzione simulata del volo. La sequenza ricorda quella iniziale del Titanic, dove all'ormai anziana Rose veniva riproposta la simulazione digitale della tragedia navale, suscitando in lei una reazione di ripulsa: quelle immagini non sarebbero bastate in alcun modo a restituire la catastrofe umana e il (melo)dramma che aveva avuto luogo in quel 1912. Cameron, con gesto sublime, riusciva al tempo stesso a rifiutare la freddezza della tecnologia e a fondare, nelle tre ore successive, un nuovo cinema digitale di tipo umanista e antropocentrico, quasi una contraddizione in termini risolta con la lungimiranza tipica del regista di Avatar.
Zemeckis sembra giungere al nodo della rappresentazione solo alla fine del film, e per di più ribaltando l'assunto: un film che comincia con un incidente aereo collettivo e spettacolare si richiude, nelle due ore successive, quasi solo in interni, per raccontare quel che si nasconde dietro i comportamenti di piloti, compagnie aeree e istituzioni alle prese con frangenti drammatici.

Quel che ci interessa, per le tematiche di questa rubrica, è il rapporto sempre più stretto tra il cinema come idea narrativa e il concetto di simulazione del reale. Il nostro universo ricorre ai simulatori per moltissime attività, allo scopo di testare macchine complesse e addestrare chi le deve utilizzare. Si va dagli scopi più condivisibili, come le simulazioni dei robot usati in chirurgia, a quelli più ludici, come i simulatori usati nella Formula Uno, a quelli meno augurabili, come nel caso dei simulatori di guerra, ideati per mettere a punto - per esempio - i droni incaricati di esecuzioni mirate e bombardamenti di precisione. In buona sostanza, se il cinema è alla base di tante forme della visione contemporanea, comprese quelle dell'industria tecnologica, e se ormai la fusione tra immagine cinematografica, videogame, infografica d'animazione e così via, è cosa fatta, a sua volta il cinema ufficiale tematizza e rilancia il concetto di immagine, candidandosi - in qualche modo - a garantire ancora oggi la versione narrativa e umanizzante di quel che la simulazione non può restituire: l'esperienza. Di questo parlano Titanic e Flight.

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