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Lo sguardo ostinato

Holy Motors, la Sacher Film e la pauperizzazione della distribuzione cinematografica.
di Dario Zonta

In foto una scena del film Holy Motors di Leos Carax.
Denis Lavant (62 anni) 17 giugno 1961, Neully-sur-Seine (Francia) - Gemelli. Interpreta Il signor Oscar/ Il Banchiere/ Il Mendicante/ L’operaio specializzato della Motion Capture / Il Signor Merda/ Il Padre/ Il fisarmonicista/ L’assassino/ L’assassinato/ Il Morente/ L’uomo di casa nel film di Leos Carax Holy Motors.

martedì 11 giugno 2013 - Focus

Dopo molto tempo dalla sua presentazione festivaliera a Cannes, esce in Italia l'ultimo film di Leos Carax, controverso regista francese, tornato a fare cinema dopo anni di assenza, dai tempi di Pola X, il film della sua crisi. Holy Motors (dal 24 giugno su MYMOVIESLIVE!), clamorosa effrazione del cinema nel cinema, segna dunque il ritorno di un autore tanto osannato quanto sopravvalutato, eppure capace d'improvvise accelerazioni e di visioni radicali come quella proposta in questo suo ultimo luminoso e sorprendente passaggio.

Un uomo viaggia su di una limousine per le strade di Parigi. Ogni volta che scende, veste i panni di un personaggio diverso: un uomo della finanza, un sicario cinese, un mostro, un romantico amante... La limousione è un atelier, un camerino e lui evidentemente è un attore a cui è stato chiesto di agire nel mondo reale portando i modi dei personaggi tipici del cinema di genere. A fine giornata, la macchina viene parcheggiata in un deposito insieme a tante altre limousine. Ora le vediamo tutte lì, una in fila all'altra che addirittura inscenano una conversazione meccanica. Il viaggio è finito, lo schermo si spegne, il cinema ha fatto il suo lavoro, sempre uguale, invariato. Carax emette la sua sentenza, grida il suo urlo di dolore: il cinema francese (perché di quello anche si parla), tra i più prolifici d'Europa, produce film come fossero perfette limousine, tutti uguali a se stessi, da dove fuoriescono di volta in volta i personaggi codificati di generi invariati. Come tutte le opere complesse e spesse, Holy Motors non si accontenta di una sola lettura interpretativa, alla fine sempre riduttiva, e quella meta-cinematografica è una delle possibili, ma non l'unica, seppure preminente.

Ora, a tale lettura ci agganciamo in questa nostra rubrica ondivaga il cui titolo, Lo sguardo ostinato, si rifà a uno dei libri più intensi di cinema firmato da uno dei critici francesi più importanti e ancora tremendamente attuali, Serge Daney. Non possiamo dunque non cedere alla tentazione di collegare la tardiva uscita italiana del film di Carax (con la sua denuncia di omologazione del cinema francese e non solo) a una notizia che riguarda proprio la distribuzione italiana, uno dei punti deboli della nostra filiera.

La Sacher Film di Nanni Moretti ha dichiarato di sospendere le acquisizioni per un anno a causa della crisi in sala di quei film su cui maggiormente si è concentrato il suo listino. Si legge nel comunicato seguito alla notizia che "la situazione del Paese è tale che una distribuzione come la nostra, da sempre orientata alla diffusione di film art house che la gente va sempre meno a vedere e che le tv non acquistano più, si ritrova a lavorare più per filantropia che altro". Considerazione amarissima che molto deve far riflettere. La Sacher ha portato in Italia, nel corso del tempo, una moltitudine di film di qualità, d'autore, altrimenti invisibili, e lo ha fatto con il marchio di un regista autorevole che ha sempre contato su di un certo seguito. Per dire, la Sacher ha distribuito con un coraggio da leoni uno dei film più potenti e innovativi dell'anno, Su Re di Giovanni Columbu, presentato al festival di Torino e poi in giro per il mondo, riscuotendo in quel mondo consensi unanimi. Nell'ultimo listino Sacher c'era il turco Muffa di Ali Aydin, Ernest & Celestine di Stéphane Aubier, e ancora La guerra è dichiarata di Valérie Donzelli, uno dei più sorprendenti film in "prima persona" dell'ultimo periodo, storia vera di una coppia che fronteggia la malattia del figlio, film vitalissimo e potente, e infine Una separazione di Asghar Farhadi, rivelazione assoluta dell'anno. Insomma, parliamo di opere di grande qualità e livello, di quei film che danno senso al cinema, rinnovandolo dall'interno, film che entrano a fine serata nello stesso deposito in cui rientrano le limousine di Holy Motors, ma come fossero astronavi arrivate da un altro pianeta.

Ecco, a questo vogliamo arrivare: la pauperizzazione della distribuzione cinematografica, come la chiusura delle sale cittadine, ci porterà ad acquistare e guidare macchine tutte uguali, dalle prestazioni certe e prevedibili, e il viaggio che ci assicureranno prometterà avventure controllate, roba da cinture allacciate, senza mai avere la sensazione di rischiare davvero qualcosa andando al cinema, senza mai credere che quello che si sta vedendo sullo schermo ci riguarda più di quello che pensiamo, secondo l'insegnamento del grande Daney.

Ecco, la sospensione dell'attività distributiva della Sacher, con i suoi film alternativi capaci di rompere l'omologazione distributiva italiana, compresa quella delle case di qualità che sempre più arretrano, è davvero una brutta notizia.

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