A questo giro una bella storia americana. Due fratelli nati nel più sfigato stato dell'Unione, pressoché sconosciuto fuori dagli States prima dell'elezione di Bill Clinton a presidente. L'Arkansas. Quello delle regioni rurali estreme dove i ragazzi lavorano nelle fattorie, quando riescono. Alla sera escono, bevono birra, gareggiano sulle strade e amoreggiano sotto un cielo grande. Oppure fanno film. Oppure suonano rock'n'roll, «looking for that million-dollar sound» come dice il poeta. Jeff Nichols, classe 1978, il fratello maggiore, è quello che fa i film. Incontra un altro talento del cinema indipendente americano, David Gordon Green, già autore dell'ottimo Undertow, produttore del suo esordio Shotgun Stories (2007) da Jeff anche sceneggiato. Il classico inizio col botto. Più che un film un mondo. Con al centro un attore sbalorditivo come Michael Shannon che prende le misure di una carriera da quel momento in ascesa. È lui il protagonista, si chiama Son, ha sulla schiena le cicatrici di una fucilata a pallettoni e dentro l'anima il demone del gioco. Poi ha due fratelli più piccoli. E una madre chissà dove. E un padre chissà quando. La madre bussa alla sua porta e senza troppi complimenti gli dice che il padre è morto. Viveva altrove con un'altra famiglia, altri figli grandi. Son va al funerale e sputa sulla bara, insulta. Il più truce dei fratellastri vorrebbe vederlo morto subito. E inizia la spirale drammatica. Messa in scena asciuttissima, un senso dello spazio claustrofobico anche di fronte all'infinito, una regia già matura e una colonna sonora che scartavetra il cuore.

La musica è dei Lucero, e qui arriviamo a Ben Nichols, il fratello minore (forse: dalle sue biografie manca l'anno di nascita) quello che suona e fonda la band dal nome a metà tra il messicano e l'apache. Non in Arkansas, ma a Memphis. Ben e i Lucero esordiscono nel 2001 con un disco omonimo ma per molti anni riescono ad avere solo un seguito locale, nei bar del midwest. Poi nel 2006 escono dalla palude della nicchia con una bomba di album, "Rebels, Rogues & Sworn Brothers". Rock'n'roll sanguigno che spalanca le porte di una major. La Universal mette i Lucero sotto contratto e pubblica "1372 Overton Park", più ambizioso ma anche meno essenziale. Comunque alzano il tiro. Come Jeff Nichols con il suo secondo film, Take Shelter (2011), storia di un padre di famiglia, ancora Michael Shannon, la cui fobia per l'uragano e l'infinito minaccioso è ben poco metafisica, perché assai terrena è l'allegoria dell'uomo qualunque schiavo della paranoia. Suspense incredibile, tutta a filo di macchina da presa. Bellissima canzone di Ben in colonna sonora.

Take Shelter rivela a un pubblico più vasto il talento di Jeff, cineasta appiccicato alle storie, quasi classico nella messa in scena, attentissimo a valorizzare gli interpreti, spesso coinvolti nella definizione di personaggi estremi calati in situazioni particolari e in contesti extraurbani (in questo caso siamo a Lagrange, nella campagna dell'Ohio). Nel 2012 il regista presenta in concorso al Festival di Cannes Mud, storia di due adolescenti che si imbattono in un fuorilegge in fuga, Matthew McConaughey, e lo aiutano a scappare dai cacciatori di taglie. Il film viene unanimemente considerato dalla stampa internazionale il migliore tra i cinque statunitensi presenti in selezione ufficiale. Ben Nichols, in fondo, segue un sentiero affine con il disco solista "The Last Pale Light in the West" ispirato all'eterno romanzo di Cormac McCarthy "Meridiano di sangue", altra storia (seppure con toni diversissimi) di adolescenza costretta a fare i conti con la ferocia del mondo.