A conclusione del Laboratorio di Recitazione promosso dalla Sede Lombardia del Centro Sperimentale di Cinematografia si è tenuta venerdì 15 giugno la lezione di chiusura tenuta dal Direttore del Laboratorio Giancarlo Giannini. La consegna degli attestati di partecipazione è stata seguita dall'assegnazione di 10 borse di studio agli allievi più meritevoli offerte da Hamilton nell'ambito dell'iniziativa denominata "Time to Act". Un oggetto fondamentale nel cinema come l'orologio (chi non ne ricorda almeno uno in una sequenza fondamentale?) e un marchio che nel cinema hollywoodiano è stato presente 400 volte nei film non come banale product placement ma come elemento di status symbol perfettamente aderente al personaggio che lo indossava. Non a caso Hamilton ha scelto come testimonial nell'ambito del corso Valentina Lodovini che, uscita dalla scuola del CSC è poi diventata una certezza del cinema italiano. Dopo la consegna degli attestati e delle borse di studio abbiamo avuto una conversazione con il Giannini insegnante e con il regista che torna dietro la macchina da presa 25 anni dopo Ternosecco.

Fare cinema in Italia è più o meno facile?
Non è facile fare un film. I costi sono forti se si cerca la qualità e a questo si aggiunge il problema delle sale. In Italia il 60% proietta in pellicola e il 40% in digitale. In Francia (tanto per fare un esempio il 90% è già passato al digitale. C'è però una normativa italiana che impone una scelta tra le due modalità di proiezione che complica la vita a chi, come me, ha girato in pellicola il suo nuovo film e vorrebbe sapere se può proporlo anche in digitale oppure no.

Insegna recitazione al Centro Sperimentale. Cosa puoi dirci a proposito di questa attività?
Insegnare è un'attività molto particolare. Penso che possa addirittura accadere che un attore mediocre sappia insegnare meglio di un grande attore. Perché è come sapere una lingua: talvolta capita che degli attori vengano ingaggiati nel cinema internazionale solo perché sanno l'inglese. Non è sufficiente. Anche perché oggi tutto si è velocizzato e le cose vengono fatte non tenendo conto di quanto sia effimero ma importante il lavoro dell'attore.

In Il cuore altrove c'è la sequenza in cui il tuo personaggio scopre che la fidanzata del figlio è non vedente. In una sola inquadratura senza parole si comprende cosa gli sta passando per la mente. È possibile insegnare questo tipo di espressioni?
No. Fare l'attore significa anche mettere a frutto quanto uno possiede d'istinto. Si possono insegnare alcuni elementi perché l'immagine ha un grandissimo potenziale al di là delle parole. Un attore che ha più battute o che si vede di più sullo schermo non ha per questo valorizzato di più il suo personaggio. Bisogna invece tagliare ciò che è superfluo e magari lasciare una battuta ambigua se completata dall'immagine. In Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto a me e la Melato è capitato spesso di girare delle scene con le battute e poi di girarle nuovamente solo con gli sguardi. Alcune sono state montate nella seconda versione perché più efficaci.

Possiamo anticipare qualche notizia sul tuo nuovo film come regista?
Si intitolerà Ti ho cercata in tutti i necrologi ed è una coproduzione italo/canadese. Ho voluto realizzare un film dalla struttura solida sotto tutti i punti di vista. È una sfida che ho in mente da trent'anni cioè da quando mi hanno raccontato che in Africa c'erano persone che, segretamente, facevano la caccia all'uomo. Mi sono immaginato un personaggio che viene costretto ad entrare in un gioco del genere da persone che rappresentano il Male e che viene preso da una sorta di demone che lo spinge a tornare a provare questa genere di avventura. È il racconto di un'anima pura che da preda cerca di avere il sopravvento sul cacciatore in una lotta che cerca di oltrepassare un limite al di là del quale c'è la liberazione.