Lungi da noi spacciare Cameron Crowe (Palm Beach, 13 luglio 1957) per un soggetto "bipolare", ma diciamo che convivono nella medesima persona due sensibilità, o se preferite due inclinazioni. Da una parte il giornalista cineasta cresciuto a pane, B-movies e rock'n'roll che fin da giovanissimo scrive come un forsennato sulle riviste di musica per approdare a soli 22 anni alla redazione di "Rolling Stone", per le cui pagine intervista mostri sacri come Bob Dylan e Neil Young. Nel 1982 firma un soggetto destinato a diventare una commedia di culto in America, Fuori di testa, per la regia di Amy Heckerling e con una colonna sonora pazzesca. Dall'altra parte c'è invece il regista blasonato, elegante, certo pieno di inventiva ma anche un po' affettato, che comincia scrivendo e dirigendo una storia romantica (Non per soldi... ma per amore, 1989). Il vero botto sette anni dopo con Jerry Maguire (1996). I due Cameron, uno diavoletto e l'altro angioletto, spesso interagiscono, trovano una sintesi, scendono a patti e sfornano insieme il medesimo piatto. È il caso di Elizabethtown (2005, prodotto insieme a Tom Cruise) dove una vicenda romantica fino alla stucchevolezza (Orlando Bloom sull'orlo del suicidio salvato da Kirsten Dunst in versione semi eterea) si incrocia senza soluzione di continuità con la commedia demenziale (un lutto, una comunità familiare stramba e rurale) ad alto tasso rock (non solo per il soundtrack). La formula può più o meno piacere, ma va dato atto a Crowe di sapere scegliere con indubitabile competenza la musica giusta per il momento giusto. Nella fattispecie, con Elizabethtown viene sdoganato un compositore rock dall'eccezionale talento (spesso soffocato da eccessi e bulimia compositiva): Ryan Adams.

Appartiene alla vena rock anche Quasi famosi (2000) storia autobiografica di un giovane giornalista musicale "ispirato" dal decano della categoria Lester Bangs (nella finzione interpretato da Philip Seymour Hoffman) che negli anni '70 viene incaricato di seguire in tour una band di southern rock condividendone la vita tutt'altro che morigerata. Sarebbe la Allman Brothers Band, con Billy Crudup che imita Dickey Betts, ma per ovvi motivi il nome cambia in Stillwater. Il film viene accolto benissimo anche in Italia pur essendo confuso, velleitario e preda dei luoghi comuni sulla rock'n'roll damnation. Senonché, si scopre qualche anno dopo che Quasi famosi è stato manipolato dai produttori, su richiesta dei distributori atterriti dalle preview, e letteralmente maciullato. Crowe ne riedita una nuova versione personale (in Italia apparsa alla chetichella solo in dvd) intitolata Untitled (The Bootleg Cut) con ben 40 minuti in più, alcune scene già presenti molto più ampie e altre totalmente inedite che umanizzano personaggi altrimenti ridotti a stereotipi di rockstar o groupie. Sempre il nostro Cameron Crowe preferito, per tutti gli anni Zero continua a produrre e girare rockumentary o videoclip di band e cantanti. Non possiamo che condividere la sua particolare passione per Tom Petty & the Heartbreakers, dei quali ha diretto più di un video, e va citato il recente Pearl Jam Twenty sulla band di Eddie Vedder. Venerdì 8 giugno esce in sala La mia vita è uno zoo, storia di un vedovo (Matt Damon) che decide di riaprire per la gioia dei bambini uno zoo abbandonato in campagna. Facile pensare che si tratti di un film del Cameron Crowe buono, l'angioletto. Ma la colonna sonora è di Jónsi e Sigur Ros, perciò date una chance anche al diavolo.