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Lettera di un genitore a Jerry Calà

Aspettando Pipì Room, il nuovo film di Jerry Calà.
di Pino Farinotti

La lettera
Pino Farinotti .

lunedì 23 agosto 2010 - Focus

La lettera
Caro signor Calà,
ho letto con interesse l'intervista che lei ha concesso a un quotidiano, nella quale illustra la genesi del suo nuovo film Pipì Room, che vedremo nelle sale in autunno. Per cominciare il titolo, suscita entusiasmo, vuoi saltargli addosso. Non avendo visto nulla e in assenza anche della letteratura che anticipa le uscite, non posso che rifarmi, per i contenuti, alle sue stesse parole, in attesa, trepidante di vedere il film. Aderisco anche all'indicazione che lei dà nel virgolettato "Consiglio il film ai genitori" ed è in qualità di genitore che le scrivo.
Si parte da un'informazione decisiva, la sue visite nei gabinetti in tre discoteche milanesi di moda, presenti negli ultimi tempi nelle cronache nero-mondane: cocaina, alcol, frequentatori, soprattutto frequentatrici vip eccetera. E sono più che certo che questo spunto iniziale le derivi da una benemerita, quasi nobile attenzione sociale, piuttosto che dall'intenzione di cavalcare la moda, di toccare argomenti che fanno la fortuna di certi programmi televisivi, servizi dei tg compresi, o di testate gossip molto diffuse. Sono anche sicuro che lei non intenda solleticare la parte malsana e recondita dell'utente. E sono, di conseguenza, certo che questa rappresentazione del trash (chiamiamolo così), del peggio del peggio, lei lo intenda non come strumento di marketing, ma come exemplum orribile per indicare il bene.
Trovo decisamente congrua, e aderente al personaggio, l'istantanea del regista (e sceneggiatore) Calà con l'orecchio attaccato a una parete sottile di una toilette per "auscultare" cosa dicono, e fanno, dall'altra parte. Riproduco ancora un suo breve virgolettato "...foto intime che i giovani si scattano, pasticche, tutto un mondo parallelo alla pista in cui esibirsi..." Significa che in lei, (quasi) sessantenne, rimangano positive e gioiose pulsioni giovanili. Ed è magnifico che un giovane-vecchio, dunque importante vettore di esperienza, possa parlare ai suoi virtuali coetanei dall'alto del sapere, mettendoli al riparo da errori magari irreparabili. Soprattutto possa parlare ai genitori, lanciare un avviso, che io, come vede, ho raccolto.
Lei parla della droga "... c'è anche quella, Pipì Room è composto da undici episodi che ricalcano vizi capitali. Parlo anche di pusher che si muovono in zona bagni, lasciando però un filo di speranza, con la storia di uno spacciatore pentito..." Ed ecco la grande catarsi: mi sento sollevato. Lei e il pucher pentito mi tutelerete, per molto tempo, se non per sempre. Ma c'è un altro tema: "Un bell'addio al celibato con trans...". Ecco, mi domando se sia così naturale e automatico. Se basti decidere di frequentare un trans. Ho sempre pensato che non sia per tutti, che occorra anche una certa predisposizione. Sono comunque convinto che l'autore avrà inteso anche questo spunto come ricerca sociale e curiosità antropologica.
In qualità di genitore di figli che hanno l'età per frequentare le discoteche, non dimenticherò dunque di segnalare loro la sua benemerita indicazione. Tuttavia, qualcosa avevo già fatto in quel senso. Indicando per esempio altri modelli altrettanto nobili che il suo. A cominciare da Scott Fitzgerald col suo romanzo d'esordio "Di qua dal paradiso", dove lo scrittore avvertiva i genitori d'America –siamo negli anni venti- che i loro figli, pure giovanissimi, si appartavano nelle macchine in zone protette. Oppure il giovane Holden del romanzo di Salinger (1951), che ha inventato un carattere trasversale di trasgressione buono adesso come allora. E festeggiava, per esempio, frequentando una escort femmina. Oppure, per rimanere nei confini del cinema, il James Dean (e i suoi colleghi) a sua volta trasgressivo, e come, ma senza neppure uno spinello. Del resto sono certo che lei avrà esplorato questi nomi come radice e ispirazione della sua proposta sociale. Certo, nomi di altri tempi, certamente. E dico che Pipì Room sarà un gioiello-richiamo perfetto e degno del nostro tempo, soprattutto del nostro cinema di questo tempo.
Dunque, signor Calà, io la ringrazio, e lo farei a nome di tutti i genitori, ma non posso accreditarmi come titolare dell'opinione comune, potrebbero esserci madri e padri meno entusiasti di me.

P.S. Rileggendo la mia lettera, con un piccolo imbarazzo sono costretto a contraddire la premessa iniziale: la mia attesa non sarà trepidante. Dunque come padre ritengo sufficienti le sue indicazioni per dire alle mie figlie che Pipì Room è perdibile. Come critico invece non posso scoraggiare il pubblico, non avendo visto il film. Che comunque non vedrò.

Suo Pino Farinotti

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