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5x1: Diego Abantuono, una vita non basta

Come la sua celebre battuta in Mediterraneo, l'attore è esploso, è caduto ed è rinato.
di Stefano Cocci

Sempre con la battuta pronta
Diego Abatantuono (68 anni) 20 maggio 1955, Milano (Italia) - Toro. Interpreta Al nel film di Pupi Avati Gli amici del Bar Margherita.

martedì 31 marzo 2009 - Celebrities

Sempre con la battuta pronta
Il cabaret, i primi film comici poi la scoperta dell'arte drammatica o, meglio, di come spesso l'amaro della vita vada insaporito con un sorriso o una battuta scanzonata. Diego Abatantuono ha vissuto un curioso sdoganamento: è passato dai film di Vanzina al premio Oscar con Salvatores. La sua è una sorta di duplice esistenza professionale: continua a cercare ruoli drammatici ma non disdegna, anzi, di proporsi così come molti hanno imparato a conoscerlo e ad amarlo nei suoi inizi: demenziale, capace di inventarsi un proprio linguaggio, un dialetto interregionale sconclusionato che ancora oggi comici di tutte le latitudini e tutte le estrazioni culturali provano a riproporre. Così il "cento pe' cento milanese" che spiegava come "se c'ho l'accento che c'ho, lo tengo perché fa rustico" imperversa tra tv e cinema proponendo la sua chiave di lettura dell'esistenza, incontrando gli amici di una volta come Oldoini per una rivisitazione di un classico della commedia all'italiana con I mostri oggi oppure l'agrodolce dei ricordi di infanzia del suo amico Pupi Avati, che lo ha voluto di nuovo dopo La cena per farli conoscere per il film fortemente autobiografico Gli amici del bar Margherita.

Fantozzi contro tutti
La parte è piccola ma per tutti gli amanti del ragioniere di Paolo Villaggio è un personaggio mitico. La celebre battuta "vuole lo sfilatino o ci do tutto il filone?" consumata con la sua gestualità e un accompagnamento di fischi molto allusivi o la canzoncina che canta tronfio della sua conquista "so diabolico nell'amplesso..." sono dei pezzi irripetibili di comicità all'italiana. Si tratta di Cecco - "un orrendo butterato di 26 anni" così come lo descrive lo stesso Fantozzi – una delle migliori macchiette che hanno costruito la leggenda di una saga esemplare del cinema italiano, che in questo capitolo, però, cominciava a mostrare i segni dell'usura.

Eccezzziunale... veramente
Film ad episodi che si muove tutto intorno al gioco del calcio, mania e passione di un gruppo di subumani in cui i personaggi di Abatantuono sono la pietra angolare, il minimo comun denominatore – molto minimo – dove si incontra parodia ed eccesso. Anche qui, i tormentoni sono virali ed attecchirono subito in una Italia pronta a ripeterli fino ai giorni nostri: "La parola d'ordine tanto per cambià è sempre la stessa: viulenzzzzzz".

Attila, flagello di Dio
Chi siete voi? - Babbari". È un altro dei ruoli di maggior successo di pubblico di Diego Abatantuono che, in un certo senso, forse non in maniera del tutto esemplare, hanno segnato un'epoca del cinema italiano. Una volta c'era "L'armata Brancaleone", nel 1982 divenne l'Attila terruncello e devastatore. Qui i tormentoni sono ancora una volta all'ordine del giorno come l'inestimabile spiegazione dell'acronimo Attila: "A come atrocità..." e così via fino all'ultima vocale. In un certo modo alquanto perverso è indimenticabile.

Mediterraneo
Le battute folgoranti e un po' volgari sono alle spalle, la capigliatura da sconvolto anche; il linguaggio, poi, si è pulito e, se non si è trasformato in un italiano perfetto, poco ci manca. Tutti dettagli che aumentano il piacere irriverente nel vedere l'ex "ras della Fossa", diventare un soldato italiano durante la Seconda Guerra Mondiale a cui sono affidate le riflessioni dolci e amare sulla vita di Salvatores. Così, sdoganato dai ruoli subumani, Abatantuono/Sergente Lo Russo ci ricorda che "ogni volta che vedo un tramonto mi girano i coglioni perché penso che è passato un altro giorno... ma poi mi commuovo".

Marrakech express
È uno dei capitoli che compongono la trilogia della fuga di Salvatores. Il coinvolgimento di Abatantuono è assolutamente opportuno perché rappresenta la giusta miscela tra il classico scanzonato italiano in vacanza desideroso solo di divertimento a buon mercato ma capace, in fondo, di rappresentare romanticamente una situazione in cui siamo "sicuramente persi, cercando un posto che non sappiamo neanche che posto è, dove forse ci sono i due stronzi, ma dico forse... sulle indicazioni di un dentista... tedesco... albino... drogato... omosessuale... e del suo concubino che è un ergastolano". Questa poesia della vita la può decifrare solo un giullare.

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