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Il Mostro di Firenze: un fatto di cronaca italiana

Dal 12 novembre ogni giovedì su Fox Crime.
di Alessandra Giannelli

Per non dimenticare
Giorgio Colangeli (74 anni) 14 dicembre 1949, Roma (Italia) - Sagittario. Interpreta Michele Giuttari nel film di Antonello Grimaldi Il Mostro di Firenze.

giovedì 12 novembre 2009 - Televisione

Per non dimenticare
Ogni giovedì, per sei puntate alle ore 21, Sky propone, per Fox Crime, una miniserie sugli atroci crimini del Mostro di Firenze. Già presentata al recente festival della fiction di Roma, la serie è stata mostrata, in anteprima, alla Casa del cinema. Grande l'attesa non soltanto per scoprire come sono stati raccontati gli atroci fatti, ma anche per capire quale tipo di reazione avrà il pubblico che, già nella passata stagione, si è appassionato alle note vicende della Banda della Magliana.

Quarant'anni fa aveva inizio la delittuosa saga fiorentina
Per la prima volta raccontata in televisione, la storia ha inizio dal primo delitto di una coppietta e da lì in poi le modalità saranno sempre le stesse. Di notte, in un bosco, un uomo e una donna appartati verranno aggrediti, uccisi e, alla donna, saranno asportate le parti intime. Inizia da lì la serie televisiva forse più cruda che si sia mai vista, non soltanto perché fedelissime sono le ambientazioni, ma perché nulla sarà lasciato all'immaginazione. Ogni momento viene raccontato nei suoi minimi dettagli. Il primo omicidio, quindi: siamo alla fine degli anni Settanta e una giovane magistrato inizia ad indagare; è la bella Nicole Grimaudo a calarsi nei panni del sostituto procuratore Silvia Della Monaca. Inizia ad indagare, giungendo da subito a una soluzione: il guardone del paese sapeva tutto già prima che la notizia fosse data ai giornali. Viene arrestato, ma gli omicidi non si interrompono, ripetendosi con gli usuali caratteri. Tutto avviene nelle campagne fiorentine, alla porte del capoluogo toscano, dove la vita sembra trascorrere serenamente. Ma di fatti come questi già ne erano accaduti, anche se imputati a delitti di gelosia, nella fattispecie uno nel 1968, il cui testimone sarà un ragazzino.

La vita e il dolore della famiglia Rontini
Parallelamente al susseguirsi dei delitti e delle indagini, assistiamo al racconto della vita di una famiglia qualunque, composta da un padre ispettore navale, Renzo Rontini, interpretato dall'eccellente Ennio Fantastichini, dalla giovane moglie di origini danesi, Winnie Rontini (Marit Niessen) e dalla figlia Pia (Tiziana Di Marco, al suo esordio televisivo), una ragazza piena di vita, fidanzata con Claudio Stefanacci (Giacomo Carolei), suo vicino di casa più grande di qualche anno. Una famiglia serena, normale, con buoni rapporti. Dopo un'esperienza in Danimarca, Pia tornerà a lavorare in un bar a Firenze e la conoscenza con Claudio si trasformerà in un rapporto sentimentale ben visto anche dai suoi genitori. Le immagini ci parlano di una vita felice in cui trionfano i buoni sentimenti. Il parallelo non è causale perché Pia e Claudio saranno altre vittime dell'atroce mano del mostro. Intanto alla procuratrice verrà affiancato il giudice istruttore Mario Rotella (Duccio Camerini), che si troverà in forte competizione con la donna. La Della Monaca, dopo l'omicidio di Pia e Claudio, lascerà le indagini.

Lunghi anni di indagini
Dopo le prime vicende di delitti e indagini investigative, conosceremo i tanti fatti che si sono susseguiti dagli inizi degli anni Ottanta e che continuano ancora oggi a essere oggetto di ricerca. Fatti di cronaca che in molti conosciamo, che sono stati raccontati dalla stampa e di cui abbiamo seguito anche i processi in televisione. Molti, infatti, saranno i protagonisti dalla parte sia del bel male che del bene. Conosceremo le storie e le vicende dei cosiddetti "compagni di merende": da Pietro Pacciani (l'attore Massimo Sarchielli) a Mario Vanni (Francesco Burroni) e Giancarlo Lotti (Massimo Bianchi), attraverso le indagini dei molti professionisti che si interesseranno al caso. Paolo Canessa, interpretato da Corso Salani, sarà il pubblico ministero che nel 1984 sostituirà Silvia Della Monaca e contribuirà proprio alla cattura di questi apparentemente ingenui campagnoli di cui sopra; Ruggero Perugini (Marco Giallini) sarà il commissario che, sempre dal 1984, verrà chiamato a dirigere la SAM (Squadra anti mostro); sarà poi la volta del commissario Michele Giuttari (Giorgio Colangeli), a capo delle indagini dal 1995, che istituirà il GIDeS (Gruppo indagini delitti seriali) e arresterà i "compagni di merende", fino al più conosciuto Pierluigi Vigna (Bebo Storti) procuratore della Repubblica che ancora oggi si occupa del caso anche se i (presunti) colpevoli sono morti.

Una fiction davvero realista
Sky non è una nuova a proporre storie crudeli, se pensiamo che anche nella citata saga romana degli anni Settanta lo sfondo era sempre delittuoso. Ma stavolta lo spettatore avrà modo di rivivere con emozione ogni racconto con l'idea che si tratta, anche stavolta, di una storia vera. Curato nei particolari, soprattutto di ricostruzione scenografica (i paesaggi sono realmente quelli delle colline fiorentine), questa miniserie ha la capacità di avvincere e di suscitare momenti di vera angoscia. Forte il contrasto tra la serenità di una vita di provincia e gli atti di sevizie commessi nelle notti di novilunio. Le location corrispondono effettivamente ai luoghi dove, all'alba, venivano rinvenuti i corpi delle coppie dove oggi campeggiano le croci che ricordano quei tragici fatti. Solo una volta si trattò di due uomini, quando furono uccisi due tedeschi, perché uno di loro aveva i capelli lunghi. Per anni, attraverso la Farnesina, la polizia tedesca ha reclamato i colpevoli dell'omicidio. Alla stessa stregua di noi italiani che poi ci siamo ritrovati a fare i conti con tre contadinotti analfabeti, ma che pare abbiano movimentato le loro esistenze con questa atroce serialità omicida.

Una scelta di regia
Quella di Antonello Grimaldi, insieme agli sceneggiatori (Daniele Cesarano, Barbara Petronio e Leonardo Valenti) non è stata l'esigenza di realizzare un'inchiesta, di rispondere a domande ancora aperte, né di risolvere dubbi ancestrali, ma soltanto quella di mettere ordine in un'indagine complessa, narrando i fatti desunti dagli atti investigativi e processuali, lasciando aperti i punti ancora oscuri e che, magari, nel tempo avranno risposte certe. Il tutto attraverso i racconti, e le emozioni, di Winnie Rontini e della sua famiglia. Una vicenda umana che non può non trovare solidarietà anche da parte dello spettatore.

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