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Control: la vera storia di Ian Curtis

Anton Corbijn porta sullo schermo la vita del leader dei Joy Division.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Lo sguardo di un fotografo sul mondo della musica
Sam Riley (44 anni) 8 gennaio 1980, Leeds (Gran Bretagna) - Capricorno. Interpreta Ian Curtis nel film di Anton Corbijn Control.

mercoledì 22 ottobre 2008 - Incontri

Lo sguardo di un fotografo sul mondo della musica
Nel 1987 il fotografo Anton Corbijn traghettò gli U2 verso il successo internazionale immortalandoli in bianco e nero nel deserto della Death Valley per la copertina del loro quinto album, The Joshua Tree. Dietro alla promozione da eroi a superstar di Bono Vox e soci c'era il tocco di un artista che aveva saputo tradurre lo spirito di una band e di un album in uno scatto che avrebbe fatto storia. Qualche anno prima la stessa cosa era accaduta con i Joy Division. Se quella foto che li ritraeva di spalle all'epoca non piacque perché nessuno pensava che la nuca di un gruppo potesse essere vendibile, oggi è considerata l'immagine più celebre della band di Ian Curtis e rappresenta per Corbijn un legame che va al di là del rapporto artista-fotografo. Perché nel 1979, quando il giovane professionista olandese si trasferiva a Londra, era stata proprio la musica dei Joy Division e di altri gruppi inglesi ad attrarlo. "Era un periodo di grande cambiamento, con la Thatcher che era appena salita al potere" ricorda Anton Corbijn, "ma era anche molto eccitante perché era l'anno di London Calling dei Clash, di Metal Box dei Public Image Ltd., dell'esordio degli Specials. C'era tantissima musica e noi facevamo parte di quel movimento. All'epoca il mondo era un posto molto più grande e ci sembrava di stare al suo centro". A trent'anni dall'incontro con Ian Curtis e i Joy Division, Corbijn esordisce al cinema con Control, liberamente tratto dal romanzo autobiografico di Deborah Curtis, "Touching From a Distance". "Fare questo film ha significato chiudere un cerchio. I Joy Division sono stati il motivo che mi ha spinto a trasferirmi in Inghilterra all'inizio della mia carriera. Con Control ho voluto chiudere quel capitolo della mia vita".

Un titolo significativo
Anton Corbijn: Il titolo del film l'ho scelto io. È ovviamente ispirato alla canzone dei Joy Division, She's Lost Control, ma si riferisce anche al fatto che Ian Curtis era ossessionato dal controllo. Lo voleva avere sulla sua musica, sulla band, sulla sua vita. Tuttavia l'unica cosa che sfuggiva al suo controllo era proprio il suo corpo. Soffriva di epilessia e gli attacchi lo avevano portato alla depressione. Su un altro livello si potrebbe vedere anche il suo suicidio come la volontà di avere il controllo sul suo destino.

Musica, sonoro e silenzi
Non essendo il ritratto di una band, ma di un ragazzo che è diventato il leader di una band, era necessario mantenere un atteggiamento intimista anche nell'uso del sonoro e delle musiche. I personaggi di Peter Hook, Bernard Sumner e Stephen Morris sono solo marginali perché sono un veicolo per ricostruire la vita di Ian Curtis. Non mi piace quando i film sono saturi di suoni. Quando utilizzi troppi effetti sonori va a discapito della profondità di ciò che vedi. Ho sempre usato la musica solamente nel momento in cui aveva davvero a che fare con le immagini. Poi ovviamente ci sono le magnifiche canzoni dei Joy Division e di altri gruppi dell'epoca, ma fanno solo da contorno alla storia.

La scelta di Sam Riley
Il mio obiettivo principale era che il film risultasse onesto e non ci sarei mai riuscito senza l'interpretazione di Sam. Quando l'ho conosciuto ho notato che c'erano delle somiglianze con Ian. Mi ha colpito soprattutto il modo in cui fumava. In Inghilterra si usa coprirsi poco anche d'inverno. Lui era fuori nel cortile che fumava tenendosi stretto nella sua giacca di pelle, proprio come faceva Ian. Ha anche altre qualità che sono venute fuori man mano che la lavorazione andava avanti. Il bello di lavorare con un attore che recita per la prima volta è che non ha nessun tipo di bagaglio. Se guardi un film con Tom Cruise vedi Tom Cruise e non il personaggio che interpreta. Quando recita Sam Riley, invece, tu vedi Ian Curtis.

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