Durante il Golden Globe gala, nel ricevere il premio come Miglior attore protagonista per il ruolo di Idi Amin Dada ne L'ultimo re di Scozia, Forest Whitaker era visibilmente commosso. Le parole non gli uscivano di bocca, ma gli occhi parlavano per lui. È apparso invece composto e sicuro di sé alla conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina a Roma. L'avevamo già detto in occasione dell'uscita di Diamanti di sangue: è solo un caso che il film di Kevin Macdonald sia uscito quasi in contemporanea a quello di Edward Zwick e che entrambi gli attori protagonisti (Whitaker e Leonardo DiCaprio) siano in corsa per l'Oscar nella stessa categoria. Leo per entrare nei panni di Danny Archer ha lavorato sull'accento sudafricano; stessa cosa ha dovuto fare Forest per calarsi nel ruolo del dittatore ugandese.

"Ho iniziato a prepararmi a Los Angeles" racconta l'attore afroamericano. "Ho preso lezioni di swahili e mi sono documentato sul personaggio leggendo i discorsi che aveva tenuto in altri dialetti, ho seguito telegiornali e visto documentari. Una volta arrivato in Uganda ho incontrato i parenti, gli amici e le persone che gli erano accanto per capire il suo stile di vita. Come afroamericano è stata un'occasione unica poter andare sul posto, assorbire e fare mia la loro cultura. Fare questo tipo di esperienze diventa parte integrante del tuo essere".

Che idea hanno gli ugandesi di Idi Amin Dada? "L'impressione che ho avuto è di un rapporto controverso dettato da questo aspetto di dualità che Amin aveva. Molti riconoscono il fatto che abbia tentato di cambiare il paese, cacciando gli asiatici che avevano il 90% del controllo sull'economia rendendo gli ugandesi più liberi e indipendenti. Al contempo riconoscono anche le atrocità che ha commesso. Altri lo considerano esclusivamente un tiranno, altri ancora un eroe".

"Il tratto in comune tra i dittatori", continua Whitaker, "è il carisma che questi personaggi riescono a esercitare sulle persone. Nel caso di Amin era anche più forte perché era venuto fuori dal nulla grazie a una forte determinazione, ed era riuscito a ingannare il mondo intero che aveva creduto in lui, almeno all'inizio. Persino la stampa lo adorava. Il giornalista inglese Jon Snow, che lo aveva intervistato in più occasioni e lo seguiva in ogni suo spostamento, mi ha confessato che il suo unico rammarico è di non essere mai riuscito a scrivere delle atrocità commesse dal dittatore, tanto era obnubilato dalla personalità di Amin".