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Luc Besson: vi presento Arthur

Dopo l'enorme successo di pubblico ottenuto in patria, Arthur e il popolo dei Minimei arriva nelle sale italiane
di Tirza Bonifazi Tognazzi

venerdì 2 febbraio 2007 - News
Qualche anno fa, alla notizia che Luc Besson avrebbe abbandonato la carriera di regista al suo decimo film, ci sentimmo già orfani di un padre che ci aveva fatto sognare per anni grazie a storie di sub rivali (Il grande blu), donne e bambine killer (Nikita, Léon), quinti elementi e paladine della giustizia (Giovanna d'Arco). Poi il regista francese aveva smentito: "Gira questa voce, ma non è così, è stata estrapolata una frase da una lunga intervista in cui dicevo che non avrei fatto altri film a meno che non mi fossero venute delle idee grandiose. Dopo 20 anni di attività trovo che sia sempre più difficile inventare qualcosa di nuovo, ma non sono un alcolista che sceglie di smettere di bere; se domani mi venisse in mente un bel film, lo farei, e se Arthur e il popolo dei Minimei piacerà, probabilmente mi metterò a lavorare sul seguito". Nonostante la critica americana lo abbia stroncato - chissà, magari perché si sono sentiti minati su un territorio, quello dell'animazione, che fino a ieri era una loro esclusiva - la nuova pellicola di Besson ha trovato il consenso del pubblico francese e ora ci sono tutti i presupposti perché Arthur torni al cinema con nuove fantastiche avventure. Ma iniziamo da questo primo capitolo, in uscita venerdì 9 febbraio. Arthur e il popolo dei Minimei è stato presentato a Roma a un pubblico di 400 bambini che si sono emozionati e hanno gridato e buttato pop corn all'aria per la gioia del regista. Il giorno dopo era il turno della stampa, che non è stata altrettanto indisciplinata, ma ha saputo cogliere nella nuova pellicola del regista tutta la bellezza di un lavoro fatto con passione.

Quali sono state le difficoltà che ha incontrato durante la realizzazione del film?
Le difficoltà che ho avuto sono state esclusivamente tecniche. Le 700 persone che hanno lavorato al progetto non avevano mai lavorato a un lungometraggio d'animazione. Non volevo fare un film in 3D ma mescolare gli elementi della natura vera - il fiume, l'erba, i fiori - con la grafica e l'animazione 3D. Ad esempio, ci abbiamo messo un anno solo per costruire le 350 casette che fanno parte del villaggio dei Minimei.

Come sono stati creati i personaggi? Sembra quasi di poterli toccare...
Tecnicamente si parte dallo storyboard, che è stato fatto con circa 4000 disegni. Dopodichè devi girare lo stesso film con degli attori veri. Ed è in questa fase che scelgo gli attori per interpretare i vari personaggi. Le riprese migliori vengono in seguito passate ai ragazzi del 3D che in questo caso hanno lavorato per 2 anni e mezzo.

È riuscito a fare un film d'animazione europeo di successo senza finanziamenti americani.
Ho una società che si chiama Europacorp, il ché la dice lunga su quali siano le mie inclinazioni. Non ho potuto usufruire neanche dei finanziamenti messi a disposizione dalla Francia: prima non potevo arrivarci perché ero troppo poco conosciuto, ora non posso arrivarci perché sono troppo conosciuto! Ma ho avuto la fortuna di aver prodotto film che hanno sbancato al botteghino come Taxxi 1, 2 e 3. Ho potuto reinvestire quei capitali in questa pellicola e grazie all'aiuto di sponsor come l'Atari e la Bnl sono riuscito a far quadrare i conti. Personalmente sono stato accusato di aver messo in moto una grossa macchina commerciale, ma considerando la grossa entità degli investimenti necessari alla realizzazione di un film, non mi pento di quello che ho fatto. Certo, avrei preferito avere meno sponsor, ma in quel caso avrei avuto bisogno dei soldi dello Stato.

Come funziona in Francia il sistema dei finanziamenti per il cinema?
Il cinema francese ha il 45% delle quote di mercato. É un cinema vivo che funziona senza di me ma che aiuta molti altri a fare film. Ma in Europa non abbiamo ancora capito quello che gli Stati Uniti hanno capito da circa trent'anni: il cinema è un mezzo per vendere il nostro paese, la nostra immagine. È un vero e proprio investimento pubblicitario. Se gli Stati Uniti ci hanno invaso con i loro prodotti è anche grazie al cinema. Per esempio, dopo l'uscita de Il grande blu mi è arrivata una lettera da parte del Governo greco che mi ringraziava perché il film aveva fatto crescere del 30% il turismo nazionale (la pellicola è in parte girata in Grecia, Ndr).

Alla festa del cinema di Roma non era ancora certo di voler fare una trilogia. Oggi, dopo il successo ottenuto in Francia, ha cambiato idea?
Sì, ho già scritto quattro libro sulle alle avventure di Arthur, ma non posso fare niente senza il consenso del pubblico. Dopo cinque anni passati a lavorare su questo film il successo ci ha confortato. Quest'estate dovremmo cominciare a lavorare con i nuovi episodi. I prossimi due film saranno girati contemporaneamente. Daremo a Freddie Highmore (il piccolo protagonista della pellicola, Ndr) delle pillole per non crescere, i genitori sono d'accordo (scherza, Ndr). Sono molto contento di viaggiare per i paesi europei e trovare sostegno da parte della stampa e del pubblico. Sono anche orgoglioso che oggi esistano 700 tecnici formati sui film d'animazione, che non sono costretti ad andare a lavorare negli Stati Uniti. Il 20 per cento di coloro che lavorano alla Pixar sono europei che non trovano lavoro a casa loro perché da noi non si fanno film d'animazione. Il successo di Arthur e il popolo dei Minimei è un segnale importante, indica che possiamo farcela a battere il mercato d'animazione statunitense.

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