Snowpiercer |
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Un film di Bong Joon-ho.
Con Chris Evans, Song Kang-ho, Ed Harris, John Hurt, Tilda Swinton.
continua»
Titolo originale Seolguk-yeolcha.
Azione,
durata 126 min.
- Corea del sud, USA, Francia 2013.
- Koch Media
uscita giovedì 27 febbraio 2014.
MYMONETRO
Snowpiercer
valutazione media:
3,95
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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il treno come metafora della vitadi Michela SiccardiFeedback: 714 | altri commenti e recensioni di Michela Siccardi |
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mercoledì 5 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dalla metafora più (ab)usata del mondo nasce questo film prodigioso. 2031: all’interno di un treno è segregata l’intera umanità sopravvissuta alla glaciazione della Terra provocata dall’uomo 17 anni prima. Una catastrofe prevista dal magnate Wilford che si era pertanto attrezzato costruendo un treno di straordinaria avanguardia e completamente autosufficiente. L’ “arca sferragliante” percorre incessantemente la ghiacciata superficie terrestre. Perpetuo è il moto del treno, così come perpetuo è lo scontro tra le classi in cui esso è diviso. Wilford non ha soltanto “creato il mondo”, ma gli ha anche dato una rigida organizzazione sociale: nel treno-mondo ognuno ha il suo posto prestabilito, la divisione delle classi è congelata come il mondo esterno. Nella coda del treno, in condizioni abiette e degradanti, vivono i sopravvissuti del “terzo mondo”, proseguendo verso il convoglio di testa troviamo i passeggeri della prima classe: ricchi privilegiati che vivono tra gli agi, in vagoni di lusso dove non manca nulla. In testa al treno, nella “Sacra Locomotiva”, dimora il demiurgo Wilford, venerato e osannato come un misericordioso creatore dai ricchi della prima classe, identificato come il male dai passeggeri nella coda del treno. Proprio questi, stremati per le pessime condizioni di vita e per le costanti torture e soprusi subite, organizzano una rivolta, con lo scopo di giungere nel convoglio di testa e prendere il controllo del treno. Guidati dal leader Curtis, i “ribelli” combattono strenuamente i " guardiani" del treno. Assistiamo a bellissime ed efficaci scene d'azione, a scontri brutali squisitamente mitigati dal tocco poetico orientale, da quella estetica della violenza tipicamente coreana, dal sangue che macchia ma non invade. Porta dopo porta, scompartimento dopo scompartimento si dispiegano mondi discordanti, universi inconciliabili. Il “contenuto” di ogni vagone stride, prepotente e surreale, con quello del vagone appena lasciato. Le contraddizioni tra i diversi ambienti sono sapientemente esaltate dai contrasti di atmosfera e di colore. Nell’avanzata dei ribelli assistiamo alla progressiva distruzione di ogni credenza, al ribaltamento di ogni prospettiva, al cangiare di ogni verità. Curtis perde un compagno dopo l’altro ma non vacilla, e continua per la sua strada verso la testa del treno, verso la rivelazione finale. Il treno rappresenta un vero e proprio universo in miniatura, un microcosmo che racchiude, -imitandone le forme, ricalcandone le strutture, riproducendone (altrettanto perversamente) i giochi di potere- , quel macrocosmo che pochi anni prima poteva darsi sulla più ampia superficie terrestre. La sceneggiatura stupisce e si rivoluziona ad ogni nuova porta aperta. Ogni atmosfera è effimera, ogni personaggio ha più volti da scoprire, più fili invisibili che lo muovono. Tutto muta e si evolve incessantemente, tutto sfreccia insieme allo sfrecciare del treno. Dalla fantascienza alla filosofia, dall’azione alla riflessione: la pellicola si lascia abbracciare da molteplici contaminazioni,sfugge alle classificazioni cui siamo soliti, trascende le etichette di genere. Questo film non si lascia imbrigliare da una definizione univoca ma, in un riuscitissimo sincretismo, ne ingloba molteplici. Oriente e Occidente viaggiano qui sullo stesso binario, sfociano in un sublime connubio.
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