Florida Man

Mike Valentine è un ex poliziotto che, per debiti di gioco, si è messo al servizio del boss Moss Yankov a Philadelphia. Spesso tra i suoi incarichi c'è quello di badare alla bella e capricciosa Delly West, con cui ha anche una relazione che deve assolutamente restare segreta. Quando Delly sparisce per l'ennesima volta, gli indizi indicano che è partita per la Florida, proprio lo stato da cui proviene Mike, che quindi dovrà tornare a casa per cercare la ragazza. Oltre a ritrovare la famiglia, con la sorella Patsy e il padre criminale Sonny, si ritroverà presto alle calcagna anche la ex moglie, la detective Iris. Inoltre, in aeroporto, Mike ruba una pistola di proprietà dello sceriffo Ketcher, cacciandolo in guai sempre più iperbolici.

La vicenda dei sette episodi di Florida Man è tanto intricata quanto paradossale, ma la miscela non funziona, anzi: e gli elementi comici disinnescano la tensione e molto raramente riescono a strappare un sorriso.

Di situazioni assurde non ne mancano, del resto erano già evocate dal titolo che fa riferimento a un celebre meme, e nella serie si trovano gangster che esplodono in un bagno chimico e un protagonista che viene morso da uno squalo. Soprattutto è lo sceriffo Ketcher, interpretato da Clark Gregg che è anche regista di alcuni episodi, a vivere le disavventure più tragicomiche, che si ricongiungono con la vicenda di Mike solo nell'ultimo episodio. Però, nonostante gli episodi siano solo sette, c'è un grosso problema di ritmo e le scene comiche arrivano più o meno prevedibili e troppo distanti l'una dell'altra per creare alcun tipo di crescendo. Allo stesso tempo latita del tutto la tensione crime, e alla fine sembra di vedere per la gran parte del tempo un family drama che vorrebbe essere qualcos'altro ma non ci riesce proprio.

Sarebbero serviti un abile regista con i tempi della farsa e delle belle forbici per tagliare il superfluo, oppure qualcuno capace di fare un thriller con elementi assurdi sullo stile dei fratelli Coen, invece la messa in scena di Florida Man è di totale medietà, che fa rima con mediocrità in questo caso.

Il cast, che pure ha alcuni buoni attori come Édgar Ramírez e Anthony LaPaglia, sembra abbandonato a se stesso, a sua volta confuso dal tono dell'opera. Ramírez in particolare rimane indimenticabile per aver interpretato Carlos di Olivier Assayas, ma da allora e parliamo ormai di molti anni fa, non ha più trovato un ruolo nemmeno vagamente vicino a quello spessore. Sembra che Hollywood lo consideri poco più di un belloccio di quota latina, quale in effetti era nelle vesti di poliziotto di The Undoing. Tanto che in Florida Man il boss a un certo punto lo descrive così: "uno bello che viene da qualche parte", ossia non bianco.

I numerosi momenti di calma piatta del racconto, oltre a non aiutare i tempi comici, fanno anche perdere il filo dell'intreccio, popolato di molti personaggi e flashback, come si vuole in questo tipo di narrazione, dove poliziotti, criminali, bugiardi e truffatori cercano di raggirarsi a vicenda. Il risultato è che i vari raggiri appaiono più pretestuosi che ingegnosi, tanto più che l'ultimo colpo di scena non viene nemmeno spiegato, quasi gli sceneggiatori stessi si fossero resi conto che metterlo in scena l'avrebbe reso troppo improbabile.

La gran parte dell'intrigo ruota intorno all'oro di una nave spagnola e non manca nemmeno un flashback ambientato sul ponte della nave, realizzato in modo così volutamente al risparmio che a confronto la serie di pirati da barzelletta di Taika Waititi, Our Flag Means Death, sembra un blockbuster. Povera anche nelle rare scene d'azione, Florida Man è una serie a cui nessuno ha saputo davvero dare un senso. 