Anno | 2019 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Australia, Nuova Zelanda |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Fergus Grady, Noel Smyth |
Attori | Manny Domingo Jr., Neill Le Roux, Sue Morris, Belli Naima, Rachael Speedy Cheryl Stone, Terry (II), Louise Tessier, Mark Thomson, Claude Tranchant, Julie Zarifeh. |
Uscita | martedì 4 ottobre 2022 |
Distribuzione | Mescalito Film |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 15 dicembre 2022
Un film sulla vita, l'amore e le perdite personali elaborate lungo il Cammino di Santiago. In Italia al Box Office Camino Skies ha incassato 16,2 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Un gruppo di viaggiatori, tutti australiani e neozelandesi, viaggiano a piedi per 35 giorni tra Francia e Spagna lungo il cammino di Santiago. Cammino che si profila, attraverso i racconti dei vari viaggiatori, come un'occasione per voltare una dolorosa pagina della loro vita o per tentare di elaborare un lutto. C'è chi cerca di superare una duplice perdita familiare, chi cammina in ricordo della figlia scomparsa in giovanissima età, e perfino chi, a discapito dell'artrosi e della vecchiaia, cerca di dimostrare la propria indipendenza.
Un resoconto spirituale di quattro individualità straziate dalla vita, che lungo il cammino di Santiago cercano di rimettere insieme i pezzi sparsi delle proprie vite.
Debutto alla regia per la coppia Fergus Gray-Noel Smyth, che in Camino Skies cercano di costruire un diario laico ed emozionante che racconti la storia di un gruppo di viaggiatori lungo il cammino di Santiago, uniti da un comune bisogno di rinnovamento spirituale. Questi bellissimi propositi rimangono però solo nelle intenzioni, per vari motivi.
Durante il cammino la regia "pedina" i personaggi, li vediamo impegnati in momenti di socialità negli ostelli, prostrati nei santuari e ancora, immortalati in gravi momenti di crisi per la fatica che l'impresa comporta. In tutto ciò abbiamo modo di conoscere le loro storie, mentre cercano di comprendersi e relazionarsi, secondo il preciso intento registico di trasmettere un senso di fratellanza e di unione nelle difficoltà. Al contrario dal film traspare tutta l'irritabilità e l'insofferenza di cinque persone ferite, abbattute e del tutto incompatibili tra loro, che non bramano altro che qualche momento di solitudine per poter elaborare in silenzio i propri traumi.
Al di là di questo rocambolesco tentativo di mettere in piedi un racconto corale, che si rivela in ultima analisi inefficace a causa del mal assortimento del gruppo, c'è un importante appunto da fare a livello registico e narrativo. Si ha, con il procedere del documentario, la netta sensazione che il taglio registico sia un po' troppo riservato e contenuto, mi spiego meglio: anche quando i viaggiatori si aprono riguardo alla loro vita e ai propri traumi, non si arriva mai alle ragioni recondite del loro malessere, l'accesso al cuore delle loro individualità ci è del tutto impedito.
Le stesse facoltà taumaturgiche del Cammino, su cui la regia insiste, lasciano un po' il tempo che trovano. A fronte di persone che hanno sofferto così tanto, trovo sia supponente aspettarsi da loro una morale, un antidoto al dolore o la dimostrazione che un'antica via di pellegrinaggio possa risolvere i loro problemi.
In breve, l'accanimento dei registi nel voler a tutti i costi comunicare un messaggio positivo e speranzoso svicola anche dai genuini ma afflitti leitmotiv dei viaggiatori, come la rassegnazione, la disperazione o l'impossibilità di superare il lutto se non attraverso il tempo: queste sono le uniche lezioni che si possono trarre da un'umanità di questo tipo.
Anche la scelta precisa di puntare tutto sulla tragicità, sulla pornografia del dolore, ma per poi cercare di ribaltare il messaggio in senso ottimistico mi sembra un'operazione ruffiana e poco onesta intellettualmente.
Mi piacerebbe poter dire che al di là della discutibile gestione narrativa e registica il documentario sa emozionare con le immagini, ma purtroppo anche queste lasciano molto a desiderare. La regia è tutta gestita a mano libera, scelta stilistica che sembra piuttosto immotivata e inadatta al misticismo delle ambientazioni e la fotografia non è niente di particolarmente raffinato. Trascurabile.
Un film da vedere, non perfetto ma vero. E non lasciatevi influenzare dalla recensione di Archimede Favini. Se uno ha un po’ fede in Dio, questo piccolo film può’ aiutarlo a riscoprirla..
Film intenso nel racconto e profondo per le emozioni che suscita. Un film che ci ricorda come siamo più forti insieme che da soli. Commovente e ispiratore.
Dal 2010, anno di Il cammino per Santiago, il pellegrinaggio verso la città galiziana è diventato una categoria passepartout - andando a spulciare soltanto nel nostro archivio, oltre al summenzionato lavoro di Emilio Estevez, troviamo Sei vie per Santiago del 2013, Footprints - Il cammino della vita del 2016, Ti porto io del 2017 - che cerca i favori di una nicchia pigra di spettatori smaniosi di messaggi [...] Vai alla recensione »