The Fireflies Are Gone

Film 2018 | Drammatico 96 min.

Regia di Sébastien Pilote. Un film con Karelle Tremblay, Pierre-Luc Brillant, François Papineau, Marie-France Marcotte. Cast completo Titolo originale: La disparition des lucioles. Genere Drammatico - Canada, 2018, durata 96 minuti. - MYmonetro 2,98 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 4 dicembre 2018

Opera terza, tagliente e delicata, di Sébastien Pilote.

Consigliato sì!
2,98/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,95
CONSIGLIATO SÌ
L'estate di un'adolescente anticonformista. Racconto raffinato, poetico, dall'intreccio immateriale.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
martedì 4 dicembre 2018
Recensione di Raffaella Giancristofaro
martedì 4 dicembre 2018

In una cittadina canadese affacciata su una baia e dal passato industriale, vive Léo (Karelle Tremblay), adolescente con grande senso di osservazione, sarcastica e provocatrice. In perenne contrasto con la madre, dopo la separazione dei suoi oscilla tra due figure paterne: il vero padre, sorta di nomade idealista e assente da casa, e il patrigno egocentrico, volgare e invadente. Al bar che frequenta coi coetanei nota Steve (Pierre-Luc Brillant, anche musicista), chitarrista schivo e taciturno che coabita con la madre. Léo inizia a prendere lezioni di strumento da lui, le loro giornate passano tra i loro incontri, il lavoretto estivo di lei, silenzi, pause, contemplazioni, dialoghi minimali e spiritosi.

Il quebecchese Pilote è un habitué del concorso di Torino Film Festival: nel 2011 era in selezione con Le vendeur (selezionato dal Sundance), nel 2013 con Le démantèlement (alla Semaine de la critique a Cannes, premio SACD per la miglior sceneggiatura) e nel 2018 presenta questa terza opera, che nelle note di accompagnamento per la stampa tiene a definire "senz'altro non un film sull'adolescenza, ma sulla pervasività e il cinismo di oggi", il cui antidoto è l'amore.

Non è semplice definire un film come La disparition des lucioles ("la scomparsa delle lucciole", le quali, va da sé, riappariranno con puntuale tempismo), con un titolo che s'ispira all'articolo Il vuoto del potere di Pasolini. Intreccio immateriale, successione di sequenze poco agite, gradevoli ma al limite dell'estenuante. Descrizione della legittima contestazione di una ragazza ma anche esercizio di stile, come nella sequenza ripetuta di salita a bordo di un autobus con la musica che cita lo score di La donna che visse due volte. Sotto traccia scorre una difficilissima ricerca di poesia, di senso, ma si impone su tutto un regista innamorato delle simmetrie interne ad ogni inquadratura, composte con cura minuziosa di particolari e riferimenti di moda e cromatici agli anni '80.

Il rimando alle lucciole va presumibilmente inteso anche come la nostalgia di un mondo più chiaramente leggibile, a confronto col disarmo, la delusione, il disorientamento che Léo e Steve vivono nella loro piccola comunità, che si percepisce decaduta dai riferimenti alla lotta sindacale di cui il padre di Léo si è fatto invano carico. Un lavoro sul tempo, percepito e reale, l'omologazione sociale strisciante e l'urgenza di un contatto emotivo tra umani, come nel gesto di Léo di stringersi a Steve, alla guida di una moto giocattolo. Riflessione eterea, evanescente sulla mancanza del futuro e rivelazione di due interpreti - che ricordano molto l'innocenza di Ellen Page e Philip Seymour Hoffman - da tenere senz'altro sott'occhio.

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