Titolo originale | O.G. |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Madeleine Sackler |
Attori | Jeffrey Wright, Theothus Carter, William Fichtner, Boyd Holbrook, Mare Winningham David Patrick Kelly, Yul Vazquez, Bahni Turpin, Ryan Cutrona, Ato Essandoh, Kevin Jackson, Christopher Anderson, Lisa Ash, Stephanie Berry, David Burnett (II), Candido Carter, Amanda Christine, James Durham, Brooke Edwards, Steven Foster Sr., Challie A. Gray, Christopher Helsley, Earl Hogan, J.C. Jackson, Kyle McKinney, Markus Murray, Amy Pauszek, Yolonda Ross, Dylan Schuh, Alan M. Stacy, Rushawn Tanksley, Milo Walker, Joe Zieja. |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 giugno 2019
Documentazione di vita da prigione.
CONSIGLIATO SÌ
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Louis è un detenuto condannato a 50 anni di carcere e ora in procinto di lasciare l'istituto di pena grazie alla buona condotta dopo 24 anni. Nel carcere è uno che conta e che si è guadagnato una buona dose di rispetto anche da parte degli avversari. Nel momento in cui viene arrestato un giovane, che rischia di finire nelle grinfie del principale clan di detenuti, Louis lo prende sotto la sua protezione per dargli lezioni di dignità che lo aiutino a sopravvivere nel carcere.
Madeleine Sackler è un'esperta documentarista e nel 2018 ha realizzato, oltre a questo film per l'HBO, It's a Hard Truth Ain't It. Che cosa unisce questi due lavori? Il fatto che siano stati entrambi girati nel carcere di Pendleton nell'Indiana. Ma non solo.
Se il secondo raggruppa alcuni detenuti in un workshop dal quale emergono le loro riflessioni sulla vita che hanno condotto, il primo ha quello stesso carcere come set in cui agiscono alcuni di quei veri detenuti. Perché in questa occasione non siamo di fronte all'ennesimo film 'carcerario' ma a un'operazione ben più profonda di riflessione su quale senso assuma (o possa assumere) la detenzione. Il filtro è il protagonista che, grazie all'interpretazione a tutto tondo di Jeffrey Wright, riesce a toccare differenti livelli di approfondimento. A partire da un aspetto che può sembrarci molto 'americano' e anche un po' 'didattico' che si riassume nell'incontro, prima del rilascio di chi ha commesso il crimine con un familiare della vittima. Ma nel film c'è di più perché il malcelato desiderio di paternità del protagonista, che trova un proprio elemento di soddisfazione nel preparare alla vita dietro le sbarre il neo giovane recluso, finisce con l'impattare con il ruolo che Louis si è conquistato nel corso degli anni e con la necessità di non commettere errori nel periodo immediatamente precedente la sua liberazione.
Ciò che poi è determinante è il clima che si respira nel film. I suoni, i rumori, gli insulti e gli incitamenti non suonano come 'recitati' ma come veri. Un set come il carcere (in particolare nel cinema made in USA) solitamente si presta per narrazioni in cui a prevalere sono la tensione e il sopruso. Qui invece si analizza il progressivo avvicinamento al giorno in cui le sbarre verranno lasciate alle spalle dopo che quei luoghi sono stati la propria 'casa' per più di due decenni. L'immagine che chiude il film rimanda allora a quella (irreale ma significativa) in cui il braccio del protagonista e uno dei muri perimetrali del carcere si incontrano. Là era immaginazione alla fine invece c'è una realtà da affrontare. Forse con strumenti non sufficienti.
Frimato da Madeleine Sackler, che è una documentraista, questo"O:G-Original Gangster"(2018)è in effetti in gran parte documentaristico, dovendo rendere la situazione.condizione esistenziale di un anziano detenuto, a suo tempo appartenente a una"gang"che, per questo motivo anni prima aveva ucciso un uomo, rivale-appartenente alla "gang"rivale divenendo un [...] Vai alla recensione »