Anno | 2017 |
Genere | Documentario |
Produzione | Cina |
Durata | 86 minuti |
Regia di | Bing Wang |
Attori | Xiuying Fang . |
Tag | Da vedere 2017 |
MYmonetro | 3,57 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 agosto 2017
Il film è stato premiato al Festival di Locarno,
CONSIGLIATO SÌ
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A quasi 68 anni la signora Fang, affetta da tempo dal morbo di Alzheimer, sembra vicina alla fine. Wang Bing torna quindi nello Zhejiang, nella Cina orientale, per filmare gli ultimi giorni di vita della donna.
Una carriera da documentarista esemplare quella di Wang Bing, che, a soli 50 anni, pare già degno di essere paragonato ai grandi registi del genere.
Sotto le vesti di un film minore - dalla natura improvvisata, girato con pochissimi mezzi - Mrs. Fang è il migliore esempio di come, con pochissime risorse, sia possibile ottenere risultati destinati a rimanere impressi nella storia del cinema. Wang Bing non è il primo a filmare l'avvicinamento alla morte di un essere umano. Ma nessuno fin qui aveva dimostrato una simile combinazione di sincerità e sobrietà, quasi in antitesi con l'approccio ipercinetico di una società che calpesta quotidianamente i limiti etici e civici che dovrebbe autoimporsi.
Parlano tutti di lei in terza persona i parenti di Mrs. Fang, anche se questa ascolta i loro dialoghi. I loro capi sono spesso chini sugli smartphone, mentre la fretta di andare a scommettere o di tornare alle proprie vite è tale da esasperare il cinismo, fino a lasciar trasparire una sorta di "impazienza" per la fine dell'agonia della signora Fang.
In uno dei momenti più inquietanti di Mrs. Fang alcuni parenti arrivano a discutere del feng shui della tomba in cui dovrebbe essere sepolta la donna, senza considerare minimamente la presenza in camera della diretta interessata. Per chi sopravvive Fang ha già smesso le vesti umane per divenire materia inerte, quasi un pupazzo da muovere a comando. A questo fa pensare la scena, catturata dalla macchina da presa, in cui la figlia mette seduta l'anziana madre e le muove le braccia. Wang si sofferma sulla sua maschera di dolore di Fang con rispetto, per restituirle dignità nel momento in cui più è necessario. Il contrasto tra i primi piani dell'anziana, ormai incapace di parlare, e il costante brusio prodotto da chi la circonda è una cacofonia di voci destinata ad accompagnare la donna durante la sua agonia.
Ritraendosi all'ultimo, proprio quando la morbosità insita in noi vorrebbe vedere di più, essere voyeuristicamente presente, Wang tiene fede alla propria missione di cineasta. Basta un semplice gesto, una capacità di autocontrollo sempre più rara, a conferire un tono e un respiro differenti, a trasformare in un inno alla dignità quella che avrebbe potuto degenerare in exploitation. Wang Bing ci consegna forse la parola definitiva su una tipologia di documentario, inducendoci a riflettere sulla contemporaneità, ma rimanendo coerenti all'antica lezione di rigore di Ozu Yasujiro.