Condividi
|
Ultimo aggiornamento lunedì 21 gennaio 2019
Ispirato a "Cronaca degli anni passati", testo fondamentale per ricostruire gli inizi della storia russa.
CONSIGLIATO N.D.
|
Ultimi decenni del X secolo. Alla morte del principe Sviatoslav, che regnava sul Rus di Kiev, i tre figli, Iaropolk, Oleg e Vladimir, si sono divisi il regno, ma la loro rivalità non cessa. Così il maggiore uccide il secondo, ma a sua volta è ucciso dal terzo. Quest'ultimo è però considerato un mezzosangue, in quanto figlio di una serva, e da qualcuno non riconosciuto come principe. Con l'aiuto di soldati vichinghi, Vladimir dovrà sedare le rivolte interne, combattere i Peceneghi e l'impero di Bisanzio per affermare il proprio predominio. Torna a Kiev convertito al Cristianesimo, che fa diventare religione del Rus abbattendo i vecchi idoli pagani.
Viking del russo Andrej Kravchuk si basa su personaggi e fatti a metà tra leggenda e storia, contenuta nella "Cronaca degli anni passati", testo fondamentale per ricostruire gli inizi della storia russa.
Protagonista è Vladimir, noto come Vladimiro I o Vladimiro il santo, che, cacciato a nord, torna per riconquistare il regno, riunirlo e rafforzarlo. Il film mischia elementi slavi, nordici (il titolo deriva dalle origini variaghe dei protagonisti, discendenti di popolazioni scandinave) e bizantini, in una ricostruzione storica enfatica ma sommaria e confusa.
Nonostante le due ore e 20 di durata, alcuni passaggi della trama non sono molto chiari e i momenti quasi shakespeariani delle rivalità tra fratelli, sono vanificati da personaggi bidimensionali e dall'assenza di dialoghi efficaci. Vladimir è un guerriero prepotente e capriccioso, che non si fa scrupoli di prendere la promessa sposa del fratello o di chiedere in moglie la sorella dell'imperatore.
Kravchuk non risparmia le scene cruente, le grida belluine, i sentimenti primari, le efferatezze, con una regia che ha i mezzi e preferisce esagerare, anche con l'eccesso di inutili riprese con i droni e dall'alto. È anche un film di simboli, tra piogge provvidenziali e l'importanza del fato.
Dalle battaglie si arriva alla parte più religiosa, dove la nuova fede è asservita al potere, che fino a poco prima aveva proclamato l'originaria religione pagana dei padri. Vladimir si converte al cristianesimo dopo aver assediato la città di Korsun (l'attuale Sebastopoli in Crimea) che apparteneva all'impero di Bisanzio e porta il cristianesimo a Kiev.
A metà tra fantasy e film storico, Viking potrebbe essere interessante perché racconta le poco note, almeno in Occidente, origini della nazione russa e del perché l'Ucraina è così importante per la Russia di oggi. Peccato però che la parte storica sia poco più che uno sfondo per uno spettacolo bellico ben poco originale. Prevale la sensazione di una non troppo nascosta operazione di propaganda russa basata sull'alleanza tra potere temporale e potere spirituale, con la Russia che si erge ancora come erede di Bisanzio nella difesa della fede.
Ultimi decenni del X secolo. Alla morte del principe Sviatoslav, che regnava sul Rus di Kiev, i tre figli, Iaropolk, Oleg e Vladimir, si sono divisi il regno, ma la loro rivalità non cessa. Così il maggiore uccide il secondo, ma a sua volta è ucciso dal terzo. Quest'ultimo è però considerato un mezzosangue, in quanto figlio di una serva, e da qualcuno non riconosciuto come principe.