SULLY (USA, 2016) di CLINT EASTWOOD. Con TOM HANKS, AARON ECKHART, LAURA LINNEY, ANNA GUNN, MIKE O'MALLEY, ANN CUSACK, HOLT MCCALLANY, JAMEY SHERIDAN, JERRY FERRARA, SAM HUNTINGTON, MOLLY HAGAN, MAX ADLER
A New York, il 15 gennaio 2009, il volo USAIR-1549 rischia di trasformarsi in tragedia: l’aeroplano si scontra con uno stormo di uccelli sopra l’Hudson, perde la spinta di entrambi i motori e non può atterrare su una pista. Il comandante Chesley Sullenberger, detto Sully, decide dunque un ammarraggio di fortuna direttamente sul fiume: è un’impresa disperata, ma l’incredibile avviene e Sully riesce a salvare la vita a tutti e 155 i passeggeri a bordo del velivolo, i quali vengono poi riportati sulla terraferma dal soccorso navale e subacqueo. La stampa e i mass media lo osannano subito come l’eroe del momento, eppure i cavilli giudiziari non tardano ad emergere: il comandante e il suo primo ufficiale Jeff Skies avrebbero potuto raggiungere LaGuardia, la prima pista di atterraggio nelle vicinanze, e garantire all’intero equipaggio una salvezza meno rischiosa? Per scoprirlo, i magistrati della metropoli si avvalgono di un eterogeneo team di sperimentatori, ingegneri aeronautici e piloti specializzati al fine di dimostrare che, nonostante la grave situazione, l’ammarraggio era evitabile. Vedendo in pericolo la sua carriera e sapendo minacciata la sua reputazione, Sully, costretto a non vedere la moglie e le figlie perché lontano da casa in attesa dell’udienza definitiva, rimugina perfino di notte sull’incidente che l’ha visto protagonista (e anche salvatore assoluto) ed è tormentato da dubbi e rimorsi, finché, grazie al prezioso aiuto del co-pilota Jeff, suo inseparabile amico, non dimostra al processo che è stato inutile cercare l’errore umano poiché si trattava di un evento senza precedenti in cui hanno giocato a favore della sopravvivenza dei passeggeri l’immensa esperienza del comandante in volo (oltre quarant’anni) e la responsabilità imprescindibile di un fattore sorpresa da gestire nell’arco di soli 208 secondi. Superba raffigurazione audiovisiva di un episodio di cronaca recente in cui, una volta tanto, una catastrofe sfiorata non ha sollevato una bufera che sia poi andata ad autoalimentarsi con richiami alle autorità, incompetenze istituzionali o impazienze burocratiche. Eastwood pare proprio aver agguantato, nel corrente decennio ormai alla sua conclusione, il piglio di fare cinema sulla vita reale: tant’è che, dopo Invictus (basato sui Mondiali di rugby 1995 che videro la Repubblica Sudafricana trionfare, e così consolidare il prestigio politico di Nelson Mandela), J. Edgar (incentrato sulla figura del fondatore dell’FBI), Jersey Boys (a proposito dei Four Seasons, intramontabile quartetto musicale degli anni ’50) e American Sniper (che vede al fulcro della vicenda il tiratore scelto arruolato nei Navy SEAL Chris Kyle), Sully continua alacremente su questa fortunata falsariga restituendo al pubblico l’immagine ben congegnata, ragionata e costruita di un uomo dei nostri tempi artefice di un miracolo che nessuno credeva possibile, ma che ha comunque suscitato da un lato polemiche che hanno dovuto cedere il passo alla realtà dei fatti (incontestabile al di là di ogni previsione) e dall’altro un tripudio di ammirazione verso colui che ha affermato di aver svolto il suo mestiere come ogni giorno. Il regista mostra la sua consueta abilità di narratore del vero dirigendo un T. Hanks in stato di grazia e truccato a dovere per la rassomiglianza al meglio di una formulazione elaborata allo scopo di svellere ogni cifra politica dal racconto per renderlo fruibile a una fetta progressiva di pubblico, nonché autosufficiente dal punto di vista della materia, nel senso che l’opera, a conti fatti, risulta impenetrabile alle interpretazioni più macchinose e resta solo osservabile al pari di uno straordinario biopic che non si pone limiti né forza gli avvenimenti accaduti in quel periodo. D’altro canto, ci si accorge anche d’una sceneggiatura che abbonda di dialoghi significativi umanamente, attenta a confidare in uno spazio non troppo tecnico che permetta agli attori di esprimersi con una recitazione assai realistica in un contesto che fa riferimento alla grandezza. Nella fattispecie, una grandezza di un uomo che può parimenti essere considerato la personificazione dell’eroismo o viceversa un impostore deviante, fino al momento nel quale la prima ipotesi non si verifica in tempi concreti. Accanto ad Hanks, A. Eckhart è un compagno di viaggi, avventure e sofferenze davvero imperdibile, mentre L. Linney (che dialoga con Hanks sempre e solo al telefono) è una moglie fedele che ricorda al marito le sue preoccupazioni riguardo ad una casa da affittare e ai costi domestici da pagare che non potrebbero più essere saldati se il comandante dovesse interrompere i voli. Numerosi pezzi di bravura (la lunga sequenza dell’ammarraggio sull’Hudson lascia letteralmente a bocca aperta per come è coadiuvata alla grande) e qualche chicca (Hanks che corre avvolto nel cappotto nella fredda notte invernale newyorkese).
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