writer58
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domenica 11 dicembre 2016
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heroes
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I, I will be king
And you, you will be queen
We can beat them, just for one day
We can be heroes, just for one day
(David Bowie)
La filmografia di Eastwood è costellata da eroi, come anche l'immaginario americano. Eroi positivi celebrati in tutto il mondo (Invictus), eroi controversi (American Sniper), antieroi (Gran Torino), eroi sconfitti (The Millon dollar baby), autoironici (Space cowboys), poliziotti-giustizieri (Ispettore Callaghan), pistoleri solitari (la saga di Sergio Leone, ormai 50 anni fa). Sully appartiene alla categoria deglii "eroi per un giorno" o, per meglio dire, persone normali che compiono azioni eroiche facendo il proprio lavoro.
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I, I will be king
And you, you will be queen
We can beat them, just for one day
We can be heroes, just for one day
(David Bowie)
La filmografia di Eastwood è costellata da eroi, come anche l'immaginario americano. Eroi positivi celebrati in tutto il mondo (Invictus), eroi controversi (American Sniper), antieroi (Gran Torino), eroi sconfitti (The Millon dollar baby), autoironici (Space cowboys), poliziotti-giustizieri (Ispettore Callaghan), pistoleri solitari (la saga di Sergio Leone, ormai 50 anni fa). Sully appartiene alla categoria deglii "eroi per un giorno" o, per meglio dire, persone normali che compiono azioni eroiche facendo il proprio lavoro. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, ma, d'accordo con l'aforisma di Brecht "Sventurata la terra che ha bisogno di eroi", tutto questo proliferare di imprese eccezionali compiute dai moderni semidei mi appare come un schermo difensivo e una proiezione, un modo per occultare una quotidianità povera, stereotipata, ripetitiva e dominata dalle leggi implacabili del profitto, dell'appartenenza. e del gradimento sociale.
Il cinema che enfatizza i "super eroi" (nelle sue differenti varianti) mi sembra un po' come Matrix disvelato: la realtà è fatta di loculi accatasati, mentre ciò che percepiamo come reale è puro universo di rappresentazione.
Tornando a "Sully", mi è parso un buon film, non certo un capolavoro. Manca il pathos di opere come "The Millon dollar baby" o "Gran Torino", la narrazione è corretta, ma priva di intensità emotiva (tranne nella scena dell'ammaraggio e del successivo salvataggio). La storia è nota ai più: Sullenberger, comandante di un aereo di linea dall'aeroporto di La Guardia a Charlotte, decide, dopo un incidente che ha messo fuori uso entrambi i motori, di ammarare sul fiume Hudson. Non c'è tempo di accedere a un aeroporto vicino. La manovra incredibilmente riesce e Sully riesce a salvare 155 persone, tra passeggeri ed equipaggio. Celebrato in tutto il paese come un eroe, il comandante viene sottoposto a inchiesta da parte del "National Transportation Safety Board". Gli viene contestata la decisione di ammarare, ci sono delle simulazioni che proverebbero che avrebbe potuto tornare in aeroporto. In realltà si tratta di.ricostruzioni fiittizie che non tengono conto del fattore umano e che verranno smascherate dal comandante nell'udienza finale.
Ho apprezzato in "Sully" l'affetto genuino che la popolazione riserva al comandante e la narrazione che interseca le conseguenze dell'evento sulla vita del protagonista con una efficace ricostruzione dell'incidente. Mi sono parse meno convincenti le parti finali, in cui il comandante smonta in due battute l'accuse contro di lui, ristabilendo la verità dei fatti, d'accordo con le esigenze di un "happy end" e in omaggio al principio che "il sistema funziona".
In ogni caso, Eastwood si conferma come uno dei più grandi registi attualmente in circolazione, è riuscito a produrre opere che rimarranno nella storia del cinema. Forse non "Sully", ma la carriera dell'autore è disseminata di grandi prove, persino stupefacenti nella loro maturità stilistica.
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[+] la guardia
(di bob70)
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maurizio meres
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sabato 3 dicembre 2016
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un angelo chiamato sully
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Andare al cinema per vedere un film di Clint Eastwood significa che si assisterà ad un capolavoro,è lui il cinema,ogni suo film rimane nella mente dello spettatore per lungo tempo,studia ogni particolare,che al publico può sfuggire ma importante per la completezza del film,ogni soggetto lui lo vive sicuramente nella sua mente immagina come sarà il film prima di scriverlo,come del resto anche altri registi di un certo livello,perché nella sua mente la trama lo deve emozionare,non esiste una scena inutile,in gergo di riempimento,nulla si può cambiare in corsa per qualche difficoltà logistica,deve essere come lui lo immagina.
Se la trama è storia vera come in Sully,studia alla perfezione tutte le testimonianze,entra nella mentalità delle persone riuscendo a percepire ogni emozione,scavando nel profondo dell'essere.
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Andare al cinema per vedere un film di Clint Eastwood significa che si assisterà ad un capolavoro,è lui il cinema,ogni suo film rimane nella mente dello spettatore per lungo tempo,studia ogni particolare,che al publico può sfuggire ma importante per la completezza del film,ogni soggetto lui lo vive sicuramente nella sua mente immagina come sarà il film prima di scriverlo,come del resto anche altri registi di un certo livello,perché nella sua mente la trama lo deve emozionare,non esiste una scena inutile,in gergo di riempimento,nulla si può cambiare in corsa per qualche difficoltà logistica,deve essere come lui lo immagina.
Se la trama è storia vera come in Sully,studia alla perfezione tutte le testimonianze,entra nella mentalità delle persone riuscendo a percepire ogni emozione,scavando nel profondo dell'essere.
Ancora una volta Clint ci fa rivivere un scorcio di vita di un eroe martoriato dalla burocrazia,i suoi eroi sono quelli veri,reali,decisionali al momento giusto,responsabili di ciò che decidono,mettendo in luce la loro vita e soprattutto ciò che sono e quanto valgono,in questo film viene evidenziata la solita contraddizione Americana,prima eroe poi cialtrone è nuovamente eroe,ma comunque un America umana,che sa giudicare,che riconosce i propri errori.
Grande interpretazione di Tom Hanks,perfetto in tutto,studia e si vede il personaggio Sully,lo rende reale attraverso splenditi dialoghi,non è una macchina ma un uomo,preparato a tutto in miscuglio di adrenalina e sentimenti,lo rende addirittura un po' mistico come se fosse un Angelo.
Strutturalmente e un film perfetto,sceneggiatura intensa ed essenziale,fotografia superlativa con inquadrature che rendono le recitazione quasi reali.
Ormai è più di mezzo secolo che Clint è sulla scena regalandoci meravigliosi momenti,mai un film inutile,spazia tra innumerevoli soggetti,e' Americano vero,un grandissimo patriota,leggere la sua biografia significa leggere la storia del cinema.
Per gli amanti del grande cinema è da vedere.
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ashtray_bliss
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venerdì 7 ottobre 2016
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i retroscena del miracolo sull'hudson.
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Clint Eastwood firma un ennesimo capolavoro, questa volta incentrato su un vero eroe americano come Chesley Sullenberger detto Sully. Una persona esente da controversie (a differenza dell'American Sniper) che armato di coraggio azzarda una cosa impensabile: una manovra che non era contemplata in nessun manuale d'emergenza: quello di planare sul fiume Hudson dopo aver perso entrambi i motori nello scontro con uno stormo di uccelli appena dopo la fase di decollo. Il miracolo non tardò a confermarsi: tutti i 115 passeggeri del volo erano vivi, tutti sono riusciti ad evacuare l'aeromobile in poco tempo dopo il riuscito ammaraggio d'emergenza e in altrettanto poco tempo, soccorritori da tutta New York giunsero sul luogo a prestare aiuto.
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Clint Eastwood firma un ennesimo capolavoro, questa volta incentrato su un vero eroe americano come Chesley Sullenberger detto Sully. Una persona esente da controversie (a differenza dell'American Sniper) che armato di coraggio azzarda una cosa impensabile: una manovra che non era contemplata in nessun manuale d'emergenza: quello di planare sul fiume Hudson dopo aver perso entrambi i motori nello scontro con uno stormo di uccelli appena dopo la fase di decollo. Il miracolo non tardò a confermarsi: tutti i 115 passeggeri del volo erano vivi, tutti sono riusciti ad evacuare l'aeromobile in poco tempo dopo il riuscito ammaraggio d'emergenza e in altrettanto poco tempo, soccorritori da tutta New York giunsero sul luogo a prestare aiuto. Era il 15 gennaio 2009, le immagini reali sono ancora nitidamente impresse nelle nostre menti, e Sully venne subito acclamato dalla popolazione New Yorkese e mondiale come esempio di un bravo capitano che è riuscito a evitare l'ennesima tragedia aerea.
Ma Eastwood, regista esperto che sa il suo mestiere, non si preoccupa di confezionare un altro film sulle orme di Flight, non vuole soffermarsi sulla parte sensazionalistica dell'eroico ammaraggio sull'Hudson e nemmeno produrre una pellicola ricca di picchi di adrenalina e azione. Piuttosto sfruttando abilmente i salti temporali, fra passato e presente, Eastwood si dedica a raccontare la vera storia dell'uomo che compi il miracolo e di come questa fu sconvolta da una lunga inchiesta che rischiò di porre precocemente fine alla sua carriera ma anche di ribaltare totalmente l'immagine dell'uomo-eroe che si era venuta a creare. Eastwood ingaggia così uno straordinario Tom Hanks sempre più maturo e convincente (qui in forma smagliante) a vestire i panni di Sully, uomo ordinario e pilota professionista che si vede la vita sconvolta da sciami di giornalisti che assediano l'hotel di NY dov'è costreto a soggiornare, ma anche la sua casa in California, dove lo aspetta una moglie amorevole e preoccupata. La sua vita e la sua privacy vengono frantumate in breve tempo da reportage, interviste in tv, articoli giornalistici. E se la gente che incontra per strada lo ringrazia e lo acclama, Sully appare profondamente scosso da questa ondata impovvisa di notorietà che è incapace di gestire, ma anche e sopratutto dall'impossibilità di tornare a casa sua fino alla conclusione delle indagini.
E quella dell'indagine rappresenta la ferita più profonda dal momento in cui l'agenzia di sicurezza dei trasporti, NTSB, sostiene che la decisione di Sully abbia messo in serio pericolo la vita dei passeggeri, non essendo stato autorizzato all'ammaraggio e avendo disobbedito all'ordine di tornare a La Guardia. Sully da parte sua, insieme al primo ufficiale Jell Skiles, non cambiano mai la loro versione dei fatti, sostenendo sempre la stessa versione: entrambi i motori erano fuori uso e quella dell'ammaraggio fu l'ultima chance di sopravvivenza.
Eastwood ci regala così uno dei suoi film migliori, ma anche uno dei più concisi e sobri della sua carriera. La componente nazionalistica o patriottica qui viene lasciata in disparte, e si manifesta soltanto in brevi sprazzi di gratitudine verso il capitano da parte di persone normali (un bacio amichevole, un abbraccio rassicurante, una stretta di mano). Mancano anche le scene d'effetto, gli stessi effetti speciali sono ridotti all'osso e la scena clou del film viene proposta senza eccessi o pomposità narrative. Quello che veramente interessa al regista, e ci riesce totalmente, è rendere il turbamento psicologico di questo antieroe il quale si ritrova ad essere acclamato come tale dalla gente e dalla stampa, mentre la sua vita viene radicalmente cambiata ed invasa dai media stessi e dall'indagine del NTSB che fino in ultimo cercano di incolparlo delle sue decisioni azzardate che hanno causato la perdita di un A-320 dalla flotta Airbus. In questo senso Tom Hanks rende benissimo la parte di Sully, professionista competente e sicuro di sè, che rischia tutto (inclusa la sua vita) azzardando quella fatidica mossa, che più tardi verrà consacrata e ricordata come il "Miracolo sull'Hudson" ed oggi è compresa nelle procedure d'emergenza dell'aeroporto LaGuardia di NY. Esplicative dello stato emotivo dell'uomo, segnato dallo stress post-traumatico di cui presenta i sintomi, sono in tal senso i vari incubi, ricorrenti e ad occhi aperti che lo inseguono, l'incapacità di dormire e il nervosismo che sfoga attravverso il jogging. E Tom Hanks, immedesimato nel ruolo del capitano riesce a convincere gli spettatori mantenendo una recitazione pacata, priva di eccessi, che proprio per questo risulta assolutamente convincente e verosimile.
La regia di Eastwood ci sorprende ancora una volta, confezionando abilmente un film che si intreccia tra il passato e il presente, tra il reale e l'allucinazione, e caratterizzata da notevoli ripetizioni. Ma la scelta registica di raccontare i fatti risulta assolutamente convincente e riesce sempre a mantenere alto l'interesse e la curiosità degli spettatori, facendoci appassionare alla vicenda del tormentato pilota. Interpretazioni di livello, oltre a Hanks, regalano anche Aaron Eckhart nelle vesti del copilota, e Laura Linney, in quelle della moglie di Sully che seppur separati dalla distanza non smette mai di incoraggiarlo e sostenerlo moralmente durante quella interminabile indagine giudiziaria per stabilire colpe e responsabilità.
L'omonimo film del veterano Eastwood, sorprende e conquista perchè nonostante la breve durata riesce a rappresentare in modo concreto, autentico e onesto l'odissea umana dell'uomo, nei giorni che seguirono l'eroico salvataggio di 155 anime senza enfasi o fronzoli. Si tratta di una pellicola composta, rigorosa e formale ma mai fredda o distaccata. Anzi, Sully punta il tutto sulla componente umana che le simulazioni al computer non prendono in considerazione, sull'impatto che quel indimenticabile gesto ha avuto sulla persona che si cela dietro il capitano-eroe divenuto l'icona che ha continuato a ispirare l'immaginario collettivo di una nazione intera e non solo. E questo obbiettivo viene centrato in pieno, senza moralismi o retoriche di consuetudine. Supportato da un'ottima, precisa e nitida fotografia, risulta facilmente un altro piccolo capolavoro da non perdere. Visto in sala in lingua originale, attendo di rivederlo sui nostri schermi. 4,5/ 5.
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samanta
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lunedì 3 aprile 2017
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il coraggio della quotidianità
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Il film di Clint Eastwood è tratto da un fatto reale: il 9 gennaio 2009 un areo di linea partito da New York diretto a Seattle come primo pilota Chesley Sullemberger detto Sully (interpretato daTom Hanks) viene investito da stormi di uccelli che mettono fuori uso i due motorei dell'areo. Il comandante ritenedo di non essere in grado di atterrare in aeroporti vicini come consigliato dal controllo aereo, decide di ammarare sul fiume Hudson, i 155 passeggeri e l'equipaggio sono salvati prima che l'areo si inabissi, l'ultimo a scendere nell'imbarcazione è il comandante (ah ... Schettino). Sully subirà un'inchiesta dell'aviazione civile (fomentata dalle assicurazioni) che lo accusa di non essere atterrato negli aeroporti, ma dopo molti sforzi Sully dimostrerà che le simulazioni del volo fatte erano erronee e che l'unica alternativa era quella di ammarare.
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Il film di Clint Eastwood è tratto da un fatto reale: il 9 gennaio 2009 un areo di linea partito da New York diretto a Seattle come primo pilota Chesley Sullemberger detto Sully (interpretato daTom Hanks) viene investito da stormi di uccelli che mettono fuori uso i due motorei dell'areo. Il comandante ritenedo di non essere in grado di atterrare in aeroporti vicini come consigliato dal controllo aereo, decide di ammarare sul fiume Hudson, i 155 passeggeri e l'equipaggio sono salvati prima che l'areo si inabissi, l'ultimo a scendere nell'imbarcazione è il comandante (ah ... Schettino). Sully subirà un'inchiesta dell'aviazione civile (fomentata dalle assicurazioni) che lo accusa di non essere atterrato negli aeroporti, ma dopo molti sforzi Sully dimostrerà che le simulazioni del volo fatte erano erronee e che l'unica alternativa era quella di ammarare.La regia di Clint come al solito è ottima anche se il film non tocca i vertici di altre sue regie (come Gran Torino o Mistic River), ha però il nostro la magia di raccontare fatti reali o semplici storie create con semplicità ed essenzialità, ma nello stesso tempo coinvolgendo lo spettatore nei sentimenti e nella tensione del racconto, è incredibile come ormai da più di 20 anni produca e diriga (qualche volta anche interpretando) film che hanno successo al box office.
Eccezionale l'interpretazione di Tom Hanks che riesce non solo a somigliare fisicamente al vero Sully, ma anche nel comportamento il pilota, che nella vita è un uomo riservato attaccato alla famiglia e al lavoro, che programma con pignoleria la sua attività come se fosse il suo primo giorno di lavoro anche se ha ormai 40 anni di esperienza di volo. Hanks con maestria riesce a rendere l'uomo che dopo l'incidente ha le sue angosce e i suoi timori, senza una gestualità da Actors Studio ma rendendo in modo esemplare i sentimenti interiori del pilota. Certamente Hanks avrebbe meritato almeno la nomination agli Oscar, ma Hollywood ha fatto pagare a Clint il suo appoggio a Trump dandogli solo una nomination per il migliore montaggio sonoro (!) e preferendo come migliore attore la faccia di pietra di Casey Affleck. Buone le altre interpretazioni specie quelle del secondo pilota interpretato da Aaron Eckart. Sully non è un eroe ma un uomo che ha affrontato la vita con coraggio quotidiano il che gli ha permesso di affrontare vittorioso un evento imprevedibile o se si vuole è un eroe ordinario che alla fine del film dirà semplicemente che aveva fatto il suo lavoro.
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luigi chierico
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lunedì 5 dicembre 2016
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strepitoso
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Un magnifico film non con una trama,ma con una pagina di storia vissuta in cui non solo si riconoscono i veri protagonisti ma gli stessi spettatori. Non racconto il film nei dettagli,per non togliere allo spettatore il piacere di assistere alla proiezione. Al di là dell’avvincente episodio portato sullo schermo vi sono ben altre considerazioni che meritano l’attenzione. Clint Eastwood produttore ha diretto uno spettacolo grandioso, tanto diverso da altri come“I ponti di Madison County”,che lasciavano vibrare le corde del cuore con le note dell’amore.Questa volta arriva ancora una volta al cuore ma attraverso momenti d’altissima emozione a cui si resta attoniti,silenziosi mentre si vorrebbe applaudire.
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Un magnifico film non con una trama,ma con una pagina di storia vissuta in cui non solo si riconoscono i veri protagonisti ma gli stessi spettatori. Non racconto il film nei dettagli,per non togliere allo spettatore il piacere di assistere alla proiezione. Al di là dell’avvincente episodio portato sullo schermo vi sono ben altre considerazioni che meritano l’attenzione. Clint Eastwood produttore ha diretto uno spettacolo grandioso, tanto diverso da altri come“I ponti di Madison County”,che lasciavano vibrare le corde del cuore con le note dell’amore.Questa volta arriva ancora una volta al cuore ma attraverso momenti d’altissima emozione a cui si resta attoniti,silenziosi mentre si vorrebbe applaudire.Il regista, entrato oramai tra i più grandi del cinema americano dopo 45 anni d’attività che gli ha fatto vincere diversi Oscar,ha affrontato quest’opera con una partecipazione assoluta,non tralasciando nulla di quanto ci si può attendere da una grande regista.I tempi sono calcolati con una maestria che solo Hitchcock era abituato a dare ai suoi gialli.Questa storia è vera non è un giallo ma la suspense è reale, continua e corre su due binari paralleli la vita di 155 persone e la fine di uno solo,vittima delle oche in cielo o dei falchi in terra! Un angelo protettore con due ali o un folle spericolato alla mercé dei simulatori.Tutta una storia che il regista fa rivedere più volte senza mai stancare, anzi lasciando lo spettatore col fiato sospeso sino a giungere a fasi e momenti di una grande potenza emotiva da far strappare le lacrime. La fotografia spettacolare,non c’è bisogno di colonna sonora c’è da ascoltare il fragoroso ammaraggio a cui si assiste quasi dal vivo. I tempi le pause,i silenzi e le immagini di quel che si verifica in soli 238 secondi decisivi sono stati studiati da Clint Eastwood ed affidati alla bravura eccezionale del grande Tom Hanks che fa sue le ansie ed i momenti drammatici di quei 238 secondi del comandante pilota Chesley Sullenberger “Sully”.
Non da meno interpreta mirabilmente l’angoscia di subire un giudizio tremendamente negativo sul suo operato, da altri osannato. Ancora una volta il film è ricco di un’altra terribile tensione, come sempre si parteggia per una tesi o per l’altra e sol la fine del film porrà termine ad una suspense durata oltre 90 minuti. Accanto a Tom Hanks il bravo Aaron Eckhart nella parte del secondo pilota Jeff Skiles.Non di particolare rilievo la presenza femminile della moglie di “Sully” interpretata da Laura Linney. Andando oltre alla storia non si può fare a meno di considerare l’aspetto estetico ed etico del film, non ci sono inutili scene tanto comuni ai film americani in presenza di catastrofi annunziate, non vi è l’apoteosi dell’eroe immaginario anzi quest’ultimo è messo in dubbio;un “eroe” è un fanatico, un incosciente,un folle, o chi in dispregio della vita se la gioca per quella degli altri?
Dietro lo sfarzo delle luci e della pubblicità nell’America dei grattaceli sempre illuminati, tra le strade affollate di gente, tra belle auto che corrono lungo interminabili strade si nasconde ancora una volta l’indifferenza, l’interesse economico pronto a spegnere quella scintilla che nel cuore di Sully, pensando al suo profondo senso di responsabilità verso gli altri, prima ancora che per la propria famiglia, gli ha consentito di passare alla storia. Bella la melodia che accompagna alcuni momenti, bellissime le canzoni. Finale nuovo ma li pubblico va via, lo spettacolo è terminato.
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robert eroica
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sabato 3 dicembre 2016
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sully
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“Sully” ha dalla sua la secchezza del racconto classico e un magnifico protagonista, Tom Hanks nella parte di un pilota che salva dalla morte 155 passeggeri ammarando il suo aereo nel fiume Hudson. Clint Eastwood, ormai 87 primavere alle spalle, deve essere rimasto colpito da un eroe quasi normale, o meglio dalla figura dell’uomo comune che si trova a gestire situazioni eccezionali. La formula, a ben vedere, che tanto successo ha donato ad un cineasta come Spielberg che con storie come questa avrebbe fatto la sua degna figura, come fa Eastwood d’altronde. Le sequenze del disastro aereo (che intervengono a metà film, nel ricordo del suo protagonista) sono girate magnificamente e nella loro concitata perfezione, contengono un tasso di angoscia che non è difficile imputare alla bravura tecnica del regista (come il campo lungo dell’aereo fermo nell’acqua, nel silenzio totale e tra la luce rifrangente delle increspature, la scena più indimenticabile di tutte).
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“Sully” ha dalla sua la secchezza del racconto classico e un magnifico protagonista, Tom Hanks nella parte di un pilota che salva dalla morte 155 passeggeri ammarando il suo aereo nel fiume Hudson. Clint Eastwood, ormai 87 primavere alle spalle, deve essere rimasto colpito da un eroe quasi normale, o meglio dalla figura dell’uomo comune che si trova a gestire situazioni eccezionali. La formula, a ben vedere, che tanto successo ha donato ad un cineasta come Spielberg che con storie come questa avrebbe fatto la sua degna figura, come fa Eastwood d’altronde. Le sequenze del disastro aereo (che intervengono a metà film, nel ricordo del suo protagonista) sono girate magnificamente e nella loro concitata perfezione, contengono un tasso di angoscia che non è difficile imputare alla bravura tecnica del regista (come il campo lungo dell’aereo fermo nell’acqua, nel silenzio totale e tra la luce rifrangente delle increspature, la scena più indimenticabile di tutte). Eppure….Eppure anche questo “Sully”, come i precedenti diretti di Clint, “Invictus”, “Jersey Boys”, “Hereafter” e forse anche “American Sniper” appartiene alla traiettoria sicura dei film che seguono il corso del sole. La prospettiva purtroppo solo teorica che “Sully”potesse essere un nuovo capitolo nel viaggio di Clint dentro l’ambiguità del reale (dalle parti di “Gunny”, “Gli spietati” e soprattutto “Mezzanotte nel giardino del bene e del male” uno dei film decisivi del cinema Usa degli anni Novanta) e che si manifesta nei brevi momenti di spaesamento di Sully (che fatica a ricordare e quando ricorda teme di aver fatto un errore anche se non sa bene cosa sia stato…) finisce deludendo e restituendo alla narrazione una certezza granitica sulla capacità dell’”homus americanus” di sapersela cavare meglio di tutti. Tutto si risolve e l’eroe aveva ragione. Come nel ridicolo finale di “Fino a prova contraria” in cui Clint di fatto si suicidava come “autore” scegliendo soluzioni semplicistiche e accomodanti.
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[+] bravo, ed oltretutto.....
(di francesco2)
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lbavassano
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giovedì 8 dicembre 2016
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cinema già classico: eastwood-hanks
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C'é sempre un'idea forte dell'individuo al centro del cinema di Clint Eastwood, un'idea forte dell'essere umano, tanto più forte quanto più si trova a fare i conti con le proprie debolezze e fragilità, con i propri dubbi proprio quando deve compiere le scelte più importanti e difficili, impossibili da differire ("Gran Torino" ma anche "American Sniper"). Tanto più forte in questo film, ove il "nemico" non ha un volto preciso ma è un sistema, un'ideologia, una fede, quella nella tecnologia, nella realtà virtuale della simulazione che con l'essere umano, con le sue debolezze ed il rischio di sbagliare, con le sue autentiche grandezze, rischia di perdere il contatto.
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C'é sempre un'idea forte dell'individuo al centro del cinema di Clint Eastwood, un'idea forte dell'essere umano, tanto più forte quanto più si trova a fare i conti con le proprie debolezze e fragilità, con i propri dubbi proprio quando deve compiere le scelte più importanti e difficili, impossibili da differire ("Gran Torino" ma anche "American Sniper"). Tanto più forte in questo film, ove il "nemico" non ha un volto preciso ma è un sistema, un'ideologia, una fede, quella nella tecnologia, nella realtà virtuale della simulazione che con l'essere umano, con le sue debolezze ed il rischio di sbagliare, con le sue autentiche grandezze, rischia di perdere il contatto.
La classicità si sta sempre più dimostrando la chiave del cinema di Clint Eastwood, nel perfetto equilibrio della narrazione, nel saper allargare e restringere il punto di vista da quello dell'"eroe" a quello di chi con l'eroe convive, è costretto a convivere, ha la fortuna di convivere. Assolutamente all'altezza, e forse oltre, l'interpretazione di Tom Hanks, convincentissimo erede dei mostri sacri che hanno fatto il grande cinema.
Un'americanata? Bisognerebbe pensarci bene prima di usare tale termine nel paese degli Schettino, perché non si può non pensare al nostrano Schettino nelle scene del dopo-ammaraggio. Un ottimo film americano, già classico.
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liuk!
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sabato 11 marzo 2017
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tom hanks
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Un piccolo pezzo di storia recente magistralmente raccontato da Clint Eastwood in uno dei suoi migliori lavori come regista.
Certo la pellicola è spudoratamente autocelebrativa, sembra uno spot pubblicitario sul coraggio dei newyorkesi e sull'estrema efficienza delle forze dell'ordine americane (Eastwood perde il pelo ma non il vizio) e solo per questo la mia recensione viene decurtata di almeno una stelletta, comunque devo ammettere che il risultato finale è molto buono e difficilmente si sarebbe potuto ottenere di più da una storia sicuramente emozionante ma assolutamente breve.
Tom Hanks, inoltre, è magistrale e ci permette di dimenticare subito la discutibile prova di Inferno, ribadendo ancora una volta che quando vuole e ne ha voglia, lui è uno dei migliori di tutti.
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Un piccolo pezzo di storia recente magistralmente raccontato da Clint Eastwood in uno dei suoi migliori lavori come regista.
Certo la pellicola è spudoratamente autocelebrativa, sembra uno spot pubblicitario sul coraggio dei newyorkesi e sull'estrema efficienza delle forze dell'ordine americane (Eastwood perde il pelo ma non il vizio) e solo per questo la mia recensione viene decurtata di almeno una stelletta, comunque devo ammettere che il risultato finale è molto buono e difficilmente si sarebbe potuto ottenere di più da una storia sicuramente emozionante ma assolutamente breve.
Tom Hanks, inoltre, è magistrale e ci permette di dimenticare subito la discutibile prova di Inferno, ribadendo ancora una volta che quando vuole e ne ha voglia, lui è uno dei migliori di tutti.
Film consigliato.
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ninoraffa
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lunedì 12 febbraio 2018
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il fattore umano
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La storia è notissima. 11 settembre 2001, New York, un gruppo di terroristi prende il controllo di due aerei di linea scagliandoli contro le torri del World Trade Center. Nel successivo crollo moriranno circa 3000 innocenti, aprendo nella psicologia collettiva statunitense una ferita non ancora rimarginata.
“Sully” non racconta le Torri Gemelle, ma ne accenna negli incubi del protagonista e in un'unica battuta, a volere evocare la tragedia e nasconderla insieme. La storia è egualmente vera. Gennaio 2009, New York, un aereo civile, appena decollato con 155 persone a bordo, impatta uno stormo di uccelli subendo la distruzione dei due motori.
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La storia è notissima. 11 settembre 2001, New York, un gruppo di terroristi prende il controllo di due aerei di linea scagliandoli contro le torri del World Trade Center. Nel successivo crollo moriranno circa 3000 innocenti, aprendo nella psicologia collettiva statunitense una ferita non ancora rimarginata.
“Sully” non racconta le Torri Gemelle, ma ne accenna negli incubi del protagonista e in un'unica battuta, a volere evocare la tragedia e nasconderla insieme. La storia è egualmente vera. Gennaio 2009, New York, un aereo civile, appena decollato con 155 persone a bordo, impatta uno stormo di uccelli subendo la distruzione dei due motori. Il pilota, invece di seguire la procedura tentando l’atterraggio d’emergenza nell’aeroporto più vicino, seguirà l’istinto rischiando un disperato ammaraggio nell’Hudson. Nonostante gl’infausti precedenti, l’impossibile manovra riuscirà e tutti saranno tratti in salvo.
Per una curiosa coincidenza l’aereo della United Airlines plana sul fiume proprio davanti Ground Zero. La cronaca serve a Clint Eastwood gli elementi perfetti per raccontare di nuovo la Torri Gemelle con un finale diverso. C’è New York, c’è un aereo, c’è un nemico cieco (uno stormo nero di uccelli non è male come sinistra metafora del terrorismo) e naturalmente c’è un eroe, stavolta vincente, al posto dei pompieri travolti dal crollo delle torri. La differenza la fa uno solo: il comandante Chesley Sullenberger, affettuosamente chiamato Sully, ex pilota della U.S. Navy.
La riscrittura di una tragedia precedente in chiave salvifica poteva finire qui. Eastwood è sempre all’altezza, con una regia che non cede alla spettacolarizzazione prediligendo la dimensione intima del soggetto. Ottima sceneggiatura con un buon uso dei salti temporali che vivacizza il racconto senza togliere chiarezza. Bravo Tom Hanks nella parte dell’eroe tranquillo, equilibrato nei suoi comportamenti ma interiormente tormentato e dubitativo. Da segnalare anche Aaron Eckhart, il copilota che nei momenti critici risolve la tensione con le sue battute. Moderati accenti patriottici, con i soccorritori a rappresentare su battelli e elicotteri l’anima migliore di New York.
La vera storia di “Sully” comincia dopo. Mentre i media celebrano l’eroe, i tassisti gli stringono la mano e i baristi s’inventano cocktail col suo nome, ai piani alti comincia la caccia alla responsabilità. Sullenberger dovrà affrontare un nemico più subdolo e disonesto del caso. L’Agenzia di Sicurezza dei Trasporti gli rimprovera il fattore umano: aver corso gli enormi rischi dell’ammaraggio, mentre tutte le simulazioni computerizzate dimostrano che aveva velocità e quota sufficienti per raggiungere almeno due aeroporti.
Sullo sfondo ci sono gl’interessi assicurativi e le battaglie giudiziarie che verranno, ma la difesa che il comandante è costretto a fare del suo successo investe questioni più fondamentali: le ragioni formali contro quelle sostanziali e morali, la perversione legalistica che minaccia ogni mestiere, la marginalizzazione della libertà umana a favore dell’approccio procedurale tipico delle macchine, la svalutazione di esperienza, intuizione e creatività verso la definitiva sostituzione delle persone con i sistemi automatizzati.
Al di là della retorica, il fattore umano è sempre più un peso, non solo economico, ma anche ai fini della controllabilità. Chiunque sia esposto ormai ne tiene conto, non solo in cabina di pilotaggio. Un consulente finanziario si preoccupa prima di tutto di avere le carte in ordine; magari evitando investimenti promettenti, ma contestabili, a favore dei portafogli standard preconfezionati dalla sua banca. Un medico pratica la cosiddetta medicina difensiva, prescrivendo analisi inutili, e quindi implicitamente dannose, pur di potersi difendere nel caso qualcosa vada storto. In ogni campo gli esempi non mancano.
Come spesso nei film di Eastwood il tema è l’eroismo ordinario. I suoi personaggi prediletti sono uomini isolati e anacronistici nei loro valori non più condivisi.
L’eroismo di Chesley Sullenberger ha delle sfumature particolari. Essendo la sua salvezza inscindibile da quella degli altri passeggeri, con l’abilità di pilota in fondo ha solo salvato se stesso. La sua eccezionalità sta nell’aver salvato per tutti il fattore umano. Ha trovato una soluzione fuori dal manuale e l’ha coraggiosamente difesa contro l’autorità superiore della Commissione e il potere ancora più schiacciante della presunta scienza.
Riuscirà a dimostrare che le simulazioni algoritmiche e anche quelle con piloti umani erano aggiustate su condizioni di contorno irrealistiche.Un volta corrette, risulterà oltre ogni dubbio che ha fatto l’unica scelta vincente, mentre le procedure standard avrebbero fatto precipitare l’aereo sull’abitato.
Il comandanteSullenberger ne uscirà testa alta. Ma lui è un eroe. La maggior parte di noi invece si adatta al manuale, magari provando a raggiungere l’aeroporto più vicino fino allo schianto.
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giuliog02
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venerdì 21 aprile 2017
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bravo, clint
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96 minuti di pellicola, che tengono incollati alla poltrona, per ricostruire una vicenda reale ed i suoi risvolti umani, burocratici, mediatici. Film eccellente, di alto valore etico. Nelle riprese, formalmente ineccepibili di ogni scena, azione, evento connesso alla narrazione, c'é un messaggio diretto allo spettatore. Un messaggio che va raccolto ed é quello dell'etica del lavoro ben fatto, individualmente ed in gruppo, dell'etica della responsabilità, dell'etica dell'essere esseri umani con una propria identità in cui riconoscersi. Bravo, Clint. Un film da vedere, uno dei migliori di Clint Eastwood.
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