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mercoledì 7 dicembre 2016
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il 156° passeggero
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Due anni dopo l'ottimo "Americn Sniper" Clint Eastwood torna alla regia con "Sully" dimostrando (nonostante la veneranda età) di avere ancora smalto da vendere.
Il film parla dell'impresa di Chesley Sullemberg, che il 15 gennaio 2009, al comando del volo "Kaktus" 1549, a seguito di un guasto ad entrambi i motori, fu costretto ad ammarare nel fiume Hudson pochi minuti dopo il decollo (salvando 155 persone tra passeggeri ed equipaggio) e dell'inchiesa che ne seguì.
Il risultato è un film lineare diretto con maestria, una regia senza fronzoli che già dai primissimi minuti di visione catapulta lo spettatore nel vivo del racconto facendolo entrare nell'animo del protagonista, il comandante Sully, eroe suo malgrado per l'opinione pubblica, tormentato dal pensiero di aver messo a repentaglio la vita di 155 persone inclusa la propria e costretto a difendersi dalle accuse di incompetenza ed imperizia nonostante una vita passata al comando di aerei.
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Due anni dopo l'ottimo "Americn Sniper" Clint Eastwood torna alla regia con "Sully" dimostrando (nonostante la veneranda età) di avere ancora smalto da vendere.
Il film parla dell'impresa di Chesley Sullemberg, che il 15 gennaio 2009, al comando del volo "Kaktus" 1549, a seguito di un guasto ad entrambi i motori, fu costretto ad ammarare nel fiume Hudson pochi minuti dopo il decollo (salvando 155 persone tra passeggeri ed equipaggio) e dell'inchiesa che ne seguì.
Il risultato è un film lineare diretto con maestria, una regia senza fronzoli che già dai primissimi minuti di visione catapulta lo spettatore nel vivo del racconto facendolo entrare nell'animo del protagonista, il comandante Sully, eroe suo malgrado per l'opinione pubblica, tormentato dal pensiero di aver messo a repentaglio la vita di 155 persone inclusa la propria e costretto a difendersi dalle accuse di incompetenza ed imperizia nonostante una vita passata al comando di aerei.
La storia si sviluppa dal punto di vista del protagonista, qui (inutile dirlo) magistralmete interpretato da Tom Hanks, facendo trasparire tutte le inquietudini e le angosce che lo accompagnano per la durata della vicenda. La narrazione tramite l'uso del flashback è quanto mai azzeccata, essendo completamente funzionale alla trama, dà ritmo alla vicenda e trasmette le vicende dai differenti punti di vista; l'azione e l'adrenalina cede coraggiosamente il passo alla psicologia e all'introspezione dei personaggi, allontanandosi, fortunatamente, dai tipici stilemi Holliwoodiani.
Un film che sebbene di breve durata (meno di 100 minuti) riesce a trasmettere un grandissimo messaggio di umanità e che, a visione ultimata (già durante i titoli di coda), lascia la piacevole sensazione di non essere stato un semplice spettatore ma il 156° passeggero a bordo del volo del capitano Clint Eastwood.
E' questo il cinema che ci piace.
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the wild bunch
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venerdì 9 dicembre 2016
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c'è chi ha la pistola carica e chi plana
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Sully? Ma è il nome o il cognome ? Questa è la prima domanda che mi sono fatto quando mi sono seduto in sala. Lo devo ammettere, dopo i primi venti minuti che seguivo il film, ho cominciato ad intravedere delle analogie con un altro film Plane Crash di qualche anno fa. Ero lì che immaginavo un finale già visto e per la prima volta mettevo in dubbio Clint Eastwood. Poi però, la svolta. Il film comincia a filare via, armonioso nelle immagini e nei dialoghi. La fotografia all'altezza dell'argomento e l'ironia, il sarcasmo del regista che si apprezzano in molte scene e che danno al film il tocco personale.
Il capitano Sully, ma sorprattutto la persona Sully, sta al centro dell'opera.
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Sully? Ma è il nome o il cognome ? Questa è la prima domanda che mi sono fatto quando mi sono seduto in sala. Lo devo ammettere, dopo i primi venti minuti che seguivo il film, ho cominciato ad intravedere delle analogie con un altro film Plane Crash di qualche anno fa. Ero lì che immaginavo un finale già visto e per la prima volta mettevo in dubbio Clint Eastwood. Poi però, la svolta. Il film comincia a filare via, armonioso nelle immagini e nei dialoghi. La fotografia all'altezza dell'argomento e l'ironia, il sarcasmo del regista che si apprezzano in molte scene e che danno al film il tocco personale.
Il capitano Sully, ma sorprattutto la persona Sully, sta al centro dell'opera. La persona con le sue paure, che il regista mette a nudo magistralmente.
Che dire degli attori? Credo che del pilota d'aereo Tom Hanks se ne riparlerà al gran galà di Febbraio, ma credo che una menzione vada fatta al vice in cabina, interpretato da un Aaron Eckart in forma smagliante, che affianca Hanks, la vera stella del film, riuscendo nell'ardua impresa di non essere messo in disparte dall'aura che il collega/amico emana.
Un film Americano, un film alla Clint, un film che riesce a trasmettere agli spettatori dei sentimenti verie profondi.
Grazie ancora sig. Eastwood
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sabato 10 dicembre 2016
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sully
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Riciclando un vecchio adagio usato per le canzoni, si tratta del film, non del regista. Se l’ha preso in considerazione Tom Hanks, possiamo farlo anche noi, tanto più che, se le opinioni politiche dello zio Clint sono chiare e conosciute da tempo, difficilmente traspaiono nei suoi lavori, lasciando invece spazio a quelle ben note qualità dietro la macchina da presa che non sembrano per nulla intaccate dall’aver doppiato da un po’ la boa delle ottanta primavere.
Una delle specialità di casa Eastwood è prendersi dei rischi riguardo alle storie che si vogliono raccontare riuscendo quasi sempre a vincere la scommessa: se non più tardi di due anni fa molti avevano discusso ‘Jersey boys’, musical ingiustamente sottovalutato, ora c’è questa vicenda a forte rischio di agiografia in cui si narra dell’ammaraggio sull’Hudson dell’A320, comandato da Chesley ‘Sully’ Sullenberger, dopo che uno stormo di uccelli aveva reso inutilizzabili entrambi i motori.
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Riciclando un vecchio adagio usato per le canzoni, si tratta del film, non del regista. Se l’ha preso in considerazione Tom Hanks, possiamo farlo anche noi, tanto più che, se le opinioni politiche dello zio Clint sono chiare e conosciute da tempo, difficilmente traspaiono nei suoi lavori, lasciando invece spazio a quelle ben note qualità dietro la macchina da presa che non sembrano per nulla intaccate dall’aver doppiato da un po’ la boa delle ottanta primavere.
Una delle specialità di casa Eastwood è prendersi dei rischi riguardo alle storie che si vogliono raccontare riuscendo quasi sempre a vincere la scommessa: se non più tardi di due anni fa molti avevano discusso ‘Jersey boys’, musical ingiustamente sottovalutato, ora c’è questa vicenda a forte rischio di agiografia in cui si narra dell’ammaraggio sull’Hudson dell’A320, comandato da Chesley ‘Sully’ Sullenberger, dopo che uno stormo di uccelli aveva reso inutilizzabili entrambi i motori.
La sceneggiatura, scritta da Todd Komarnicki partendo dal libro firmato dal protagonista, sceglie di evitare una rievocazione sequenziale dei fatti rivelandosi vincente da due punti di vista fondamentali: non piazzando l’incidente all’inizio si tiene viva la tensione mentre l’intersezione dei piani temporali – scanditi dai dubbi dell’assicurazione, ma riflessi sullo stesso Sully, su eventuali errori – evita la fabbricazione di un santino, rendendo la figura del comandante a tutto tondo con una profondità che ne esalta il lato umano. Gli incubi e le ricostruzioni nella memoria di quanto accaduto lo aiutano a opporre le obiezioni definitive nell’udienza che ne deve analizzare il comportamento, ma fino ad allora egli rimane come leggermente staccato dalla realtà laddove la sua mente rielabora in continuazione i duecentootto secondi decisivi: non lo toccano le manifestazioni di entusiasmo della gente comune – peraltro ridotte al minimo dal regista, un bacino, un abbraccio, sempre di fretta – e la famiglia deve restarne fuori, così che i non semplici dialoghi con la moglie avvengono solo via telefono.
Durante le conversazioni, è netto lo stacco tra il caldo ambiente familiare e le stanze d’albergo dove il protagonista è costretto a rimanere fino alla conclusione dell’inchiesta: una delle tante intuizioni che dimostrano la perizia di Eastwood con la messa in scena – la fotografia è di Tom Stern – confermata da una New York fredda e di preferenza notturna (con un paio di autocitazioni sui cartelloni pubblicitari), dall’orchestrazione delle scene del salvataggio che esaltano il montaggio di Blu Murray e, soprattutto, dall’utilizzo ottimale degli angusti spazi della cabina di pilotaggio. Qui gli attimi fatali vengono rivisitati due volte, la prima inserita nella più corale narrazione dell’ammaraggio e la seconda, rivissuta di nuovo dal comandante, asciugata di qualsiasi riferimento esterno con solo Sully e il primo ufficiale Skiles alla ricerca di una soluzione al ‘problema’: un’abile variazione sul tema che ben si adatta alla passione di Clint per il jazz.
Come si deduce da quanto appena descritto (oltre che dal titolo), il film non racconta l’evento, bensì il personaggio che l’ha vissuto e percchè risulti davvero credibile è necessaria un’interpretazione del tutto all’altezza: Hanks, al viso del quale i capelli e i baffi bianchi sostituiscono la bonarietà con la gravità, restituisce con sottigliezza i tormenti del vero pilota, a conferma di una bravura che non ha più bisogno di controprove. Al suo fianco, contribuisce ad alleggerire almeno in parte l’atmosfera Aaron Eckhart nei panni di Skiles mentre attorno si muove un buon numero di solidi professionisti fra i quali è doveroso se non altro citare Laura Linney come Lorraine, la moglie del capitano impegnata a coglierne da lontano gli stati d’animo
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franci9292
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domenica 11 dicembre 2016
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un film pulito, lineare ed emozionante
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Da sempre abituata a un Tom Hanks dal viso pulito e lo sguardo ingenuo, sono rimasta piacevolmente colpita da questa nuova interpretazione. Capello bianco, baffo e viso segnato non tradiscono il talento di Hanks. Interpretare il pilota Sullenberger (l'eroe del volo US Airways 1549) non sarebbe stato semplice per nessuno. Incertezza, inquietudine e paura sono solo tre delle emozioni che si nascondono dietro il successo di un pilota chi salva 155 vite con un atterraggio di emergenza, e Tom Hanks è entrato perfettamente nella parte. Pochi sorrisi, tanta responsabilità e passione per il proprio lavoro. Merito anche al grande Clint Eastwood; credo che riportare sul grande schermo una storia realmente esistita sia sempre un rischio per il regista, che deve attenersi ai fatti e dare poco credito alla propria immaginazione.
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Da sempre abituata a un Tom Hanks dal viso pulito e lo sguardo ingenuo, sono rimasta piacevolmente colpita da questa nuova interpretazione. Capello bianco, baffo e viso segnato non tradiscono il talento di Hanks. Interpretare il pilota Sullenberger (l'eroe del volo US Airways 1549) non sarebbe stato semplice per nessuno. Incertezza, inquietudine e paura sono solo tre delle emozioni che si nascondono dietro il successo di un pilota chi salva 155 vite con un atterraggio di emergenza, e Tom Hanks è entrato perfettamente nella parte. Pochi sorrisi, tanta responsabilità e passione per il proprio lavoro. Merito anche al grande Clint Eastwood; credo che riportare sul grande schermo una storia realmente esistita sia sempre un rischio per il regista, che deve attenersi ai fatti e dare poco credito alla propria immaginazione. Eastwood ha dato, per l'ennesima volta, prova del suo talento, creando un film lineare, pulito ed emozionante.
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elpanez
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lunedì 12 dicembre 2016
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conosciamo già la storia, ma ora la racconta clint
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Andare a vedere un film di cui si sanno già tutti gli avvenimenti risulta scontato e banale, ma non se alla regia c’è un’artista come Clint Eastwood. Ed è proprio la regia a fare da trainante a tutta l’opera rendendo Sully un film spettacolare e profondo.
La regia non segue un tracciato cronologico, ma nei momenti giusti ci catapulta nel passato del protagonista rendendo la pellicola estremamente godibile dall’inizio alla fine. Infatti, in modo piuttosto inaspettato e geniale, il film si concentra più il trauma e lo stato d’animo post-tragedia del pilota aeronautica piuttosto che la tragedia in se e la scelta risulta più che azzeccata.
La sceneggiatura è di livello molto alto, con dialoghi naturali e sempre di un certo calibro, ci sono anche battute che tra una scena e l’altra strappano qualche sorriso senza divagare.
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Andare a vedere un film di cui si sanno già tutti gli avvenimenti risulta scontato e banale, ma non se alla regia c’è un’artista come Clint Eastwood. Ed è proprio la regia a fare da trainante a tutta l’opera rendendo Sully un film spettacolare e profondo.
La regia non segue un tracciato cronologico, ma nei momenti giusti ci catapulta nel passato del protagonista rendendo la pellicola estremamente godibile dall’inizio alla fine. Infatti, in modo piuttosto inaspettato e geniale, il film si concentra più il trauma e lo stato d’animo post-tragedia del pilota aeronautica piuttosto che la tragedia in se e la scelta risulta più che azzeccata.
La sceneggiatura è di livello molto alto, con dialoghi naturali e sempre di un certo calibro, ci sono anche battute che tra una scena e l’altra strappano qualche sorriso senza divagare. Un difetto va ad un paio di scene che sono belle e sensate ma troppo fine a se stesse, senza alcuna profondità.
La fotografia complessivamente è buona con delle ottime luci e alcuni frame che sembrano quadri.
La colonna sonora è azzeccata, i temi coinvolgono al cento per cento lo spettatore, forse leggermente scarsa in alcuni punti. Avrei preferito sentire un brano in più che esaltasse maggiormente determinate scene.
Tom Hanks è fenomenale (come sempre) riuscendo ad interpretare il suo personaggio in modo elegante e sublime facendoti trasmettere a pieno tramite le sue realissime espressioni il trauma e la pressione dei media da lui vissuto. Un merito va anche ad Aaron Eckhart che è riuscito più volte a rubare la scena a Tom.
Infine un film di qualità per nulla banale e scontato nonostante tutti sapessimo già la storia. Una scena viene addirittura ripetuta due volte, ma la cosa risulta stranamente molto funzionale. Ritengo che il tema che voglia lanciare Clint sia quello dell’errore umano che fino alla fine del film non viene preso da conto e che, come in molte catastrofi accadute, le accuse riportate verso colui che si assume la responsabilità di tali avvenimenti sono facili da scaricare quando non si scava a fondo su come si sentiva il soggetto al momento dell’accaduto. L’errore umano può quindi rivelarsi fatale, a meno che non ci sia il cervello umano a rimediare tutto, ed è per questo che lo stato d’animo va sempre preso da conto.
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lunedì 5 dicembre 2016
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la storia...
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Una storia banale per certi versi, eccezionale per altri. La straordinaria capacità di Clint Eastwood, di saper cogliere la storia nella storia.
La storia vera del pilota comandante Chesley Sullemberger, detto Sully (interpretato dal bravissimo Tom Hanks) che, all'apice della sua esperienza di volo (siamo in data 15 gennaio 2009) si trova a dover affrontare, causa pesante avaria dovuta all'incontro in volo con stormo di uccelli, un singolare e pericolosissimo ammaraggio sul fiume Hudson (New York). Lo fa appoggiandosi all'istinto ed all'esperienza, contro ogni previsione e protocollo.
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Una storia banale per certi versi, eccezionale per altri. La straordinaria capacità di Clint Eastwood, di saper cogliere la storia nella storia.
La storia vera del pilota comandante Chesley Sullemberger, detto Sully (interpretato dal bravissimo Tom Hanks) che, all'apice della sua esperienza di volo (siamo in data 15 gennaio 2009) si trova a dover affrontare, causa pesante avaria dovuta all'incontro in volo con stormo di uccelli, un singolare e pericolosissimo ammaraggio sul fiume Hudson (New York). Lo fa appoggiandosi all'istinto ed all'esperienza, contro ogni previsione e protocollo.
Pressoché miracolosamente grazie anche al secondo pilota, alle hostess, e poi ai soccorsi newyorkesi, riesce a salvare l'intero equipaggio, di 155 persone. Ed immediatamente l'opinione pubblica ed i media lo celebrano come eroe.
Clint Eastwood ci svela però il retroscena sconosciuto al pubblico, la vicenda umana che ha coinvolto e segnato Sully, il quale viene processato per quel suo ammaraggio, giudicato sconsiderato e rischioso.
Questo film - ancora una volta - porta alla luce uno straordinario ritratto umano, nell'ordinarietà della vita. La gioia infinita dei passeggeri, che in un baleno hanno dimenticato tutti i loro problemi, semplicemente perché sono salvi. Il comandante Sully, che, nonostante abbia svolto tutto al meglio, ed abbia salvato tutti, fino alla completa assoluzione non si dà pace, per il semplice tarlo di avere rischiato troppo.
E poi, Lui, Sua Maestà: il Tempo. Quanta importanza ha nelle nostre vite, e quanta poca gliene concediamo.
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no_data
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martedì 13 dicembre 2016
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sully: il film perfetto!
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Siamo di fronte ad un capolavoro vero e proprio, una storia raccontata in modo semplice, diretto, quasi come se fosse un docu-film. Non sbaglia il regista Clint Eastwood, donandoci così un film che ripercorre fedelmente ciò che è successo in quel 15 Gennaio 2009. E scelta migliore non poteva essere quella di scegliere come attore protagonista Tom Hanks. Quest'ultimo incarna alla perfezione Sully, il Comandante dell'aereo 'US Airways 1549', eroe per l'intera nazione dopo per aver salvato 155 passeggeri con un atterraggio aereo sul fiume Hudson.
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Siamo di fronte ad un capolavoro vero e proprio, una storia raccontata in modo semplice, diretto, quasi come se fosse un docu-film. Non sbaglia il regista Clint Eastwood, donandoci così un film che ripercorre fedelmente ciò che è successo in quel 15 Gennaio 2009. E scelta migliore non poteva essere quella di scegliere come attore protagonista Tom Hanks. Quest'ultimo incarna alla perfezione Sully, il Comandante dell'aereo 'US Airways 1549', eroe per l'intera nazione dopo per aver salvato 155 passeggeri con un atterraggio aereo sul fiume Hudson. Un personaggio che però è messo al muro da una giuria di esperti che lo attacca per aver rischiato inutilmente con un ammaraggio pericoloso e incosciente. E il film arriva proprio a questo snodo cruciale che diventa così la parte essenziale di tutta la storia. Attorno ad essa c'è una sceneggiatura che non cade mai nell'effetto americano di dare toni enfatici nelle scene ad alta quota. Tutto sembra così normale e reale che anche la paura della morte, viene trasmessa al pubblico dal silenzio tragico dei passeggeri. Non ci sono grida o preghiere cinematografiche dell'ultim'ora, ma c'è l'adrenalina dell'impatto, la razionale scelta di un comandante che comprende che è rimasto poco tempo e che bisogna rischiare per continuare a vivere. Allora tutto diventa emozionante, quasi come se al film ci si accorgesse di prendere parte di una pagina importante della storia dell'umanità. Da queste pagine noi lo diciamo convinti: Sully dovrebbe vincere l'Oscar!
Voto 10
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flyanto
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mercoledì 14 dicembre 2016
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la figura eroica del ex-pilota dell'air force sull
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Clint Eastwood porta sugli schermi cinematografici la reale vicenda del pilota d'aereo ed ex pilota dell'Air Force Chesley Sullenberger, detto "Sully" (da cui il titolo del film), che il 15 Gennaio 2009 riuscì a salvare tutte le 155 persone, tra passeggeri e membri del suo equipaggio, facendo atterrare il proprio velivolo in avaria sul fiume Hudson.
Attinente quanto mai ai fatti reali, Eastwood, sempre attraverso la sua regia rigorosa, lucida e ben equilibrata, costruisce un'opera soprattutto introspettiva che mette ben in risalto la figura e la personalità di codesto valoroso pilota di aerei. Ben interpretato dall'attore Tom Hanks (peraltro truccato in modo da essere molto simile fisicamente al reale Sullenberger), il pilota Sully viene presentato dal punto di vista umano più che da quello professionale e il ritratto che ne emerge è quello di un uomo che pensa e soprattutto ha pensato maggiormente al prossimo, compiendo il proprio dovere sino in fondo ed attingendo a tutta la propria professionalità acquisita nel corso degli anni.
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Clint Eastwood porta sugli schermi cinematografici la reale vicenda del pilota d'aereo ed ex pilota dell'Air Force Chesley Sullenberger, detto "Sully" (da cui il titolo del film), che il 15 Gennaio 2009 riuscì a salvare tutte le 155 persone, tra passeggeri e membri del suo equipaggio, facendo atterrare il proprio velivolo in avaria sul fiume Hudson.
Attinente quanto mai ai fatti reali, Eastwood, sempre attraverso la sua regia rigorosa, lucida e ben equilibrata, costruisce un'opera soprattutto introspettiva che mette ben in risalto la figura e la personalità di codesto valoroso pilota di aerei. Ben interpretato dall'attore Tom Hanks (peraltro truccato in modo da essere molto simile fisicamente al reale Sullenberger), il pilota Sully viene presentato dal punto di vista umano più che da quello professionale e il ritratto che ne emerge è quello di un uomo che pensa e soprattutto ha pensato maggiormente al prossimo, compiendo il proprio dovere sino in fondo ed attingendo a tutta la propria professionalità acquisita nel corso degli anni. Clint Eastwood, come in tutti i suoi films, descrive un uomo comune che per un qualche motivo, solitamente un avvenimento od incidente provocato da un destino avverso, diventa un eroe, ma un eroe privato: gli avvenimenti realmente accaduti gli hanno presentato la figura di un uomo quanto mai umano nell'animo e grande nel suo agire ma, al di là del gesto eroico dell'atterraggio in sè, egli risulta ancora più grande ed ammirevole nella propria battaglia personale che ha dovuto sostenere di fronte alle indagini ed alle conseguenti accuse sulla sua azione da parte della Commissione indagatrice sulla sicurezza generale in base a cui fu messo in discussione anche il proprio posto di lavoro. Senza alcun dubbio "Million Dollar Baby" e "Gran Torino", "American Sniper", per citare solo tre fa gli innumerevoli esempi, costituiscono i maggiori capolavori di Eastwood presentando storie toccanti e mirabilmente ideate da lui stesso, mentre "Sully" riporta i fatti come realmente sono avvenuti e pertanto il regista non ha potuto più di tanto spaziare con la fantasia, bensì attenersi strettamente ai fatti. La pellicola, ripeto, però è ben costruita e ne viene apprezzata anche la ricostruzione tecnica dell'incidente stesso, con lo stormo degli uccelli che hanno causato l'avaria all'aereo andandosi ad infilare tra i due motori e soprattutto lo spettacolare atterraggio sul gelido fiume Hudson.
Concludendo, il film di Eastwood è consigliabile come prova di buon cinema perchè deluso lo spettatore non rimane mai con questo regista.
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aquilareale4891
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sabato 17 dicembre 2016
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un'opera coerente e introspettiva
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È il 15 gennaio del 2009 a New York e il comandante Chesley Sullenberger, affettuosamente rinominato Sully, si prepara dall’aeroporto di LaGuardia per l’ennesimo volo di linea col velivolo U.S. airways 1549 diretto a Charlotte, nella Caroline del Nord.
Passati appena pochi minuti dal decollo, uno stormo di uccelli s’impatta nel sistema dei motori dell’aereo che comincia a perdere spinta progressivamente. È una situazione critica, di assoluta emergenza e il Capitano, insieme al Primo ufficiale di volo, Jeffrey, gestisce con fermezza l’imminente pericolo, prossimo tuttavia a divenire irreversibile. Ritornare alla base infatti sarebbe una scelta ardua e rischiosissima, cosicché Sully, attrezzato di un corredo d’esperienza pesante quarant’anni, tenta l’impossibile dirigendo l’aeroplano sopra il fiume Hudson: è qui che decide di “atterrare” non senza prima pronunciare ai propri passeggeri la fatidica frase “Prepararsi all’impatto!”.
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È il 15 gennaio del 2009 a New York e il comandante Chesley Sullenberger, affettuosamente rinominato Sully, si prepara dall’aeroporto di LaGuardia per l’ennesimo volo di linea col velivolo U.S. airways 1549 diretto a Charlotte, nella Caroline del Nord.
Passati appena pochi minuti dal decollo, uno stormo di uccelli s’impatta nel sistema dei motori dell’aereo che comincia a perdere spinta progressivamente. È una situazione critica, di assoluta emergenza e il Capitano, insieme al Primo ufficiale di volo, Jeffrey, gestisce con fermezza l’imminente pericolo, prossimo tuttavia a divenire irreversibile. Ritornare alla base infatti sarebbe una scelta ardua e rischiosissima, cosicché Sully, attrezzato di un corredo d’esperienza pesante quarant’anni, tenta l’impossibile dirigendo l’aeroplano sopra il fiume Hudson: è qui che decide di “atterrare” non senza prima pronunciare ai propri passeggeri la fatidica frase “Prepararsi all’impatto!”.
Un evento senza precedenti storici, un disastro sfiorato, un ammaraggio perfettamente riuscito in cui tutte e 155 le anime a bordo sono rimaste illese. Il comandante Sully diventa così un eroe, anzi l’eroe, colui che è riuscito in un’impresa titanica, in una prodezza miracolosa. Acclamato dall’America intera e oltre, Sully non sente il fragore del successo e china sommessamente il capo sapendo, in fondo, di avere compiuto solo il proprio lavoro.
Intanto il Consiglio di sicurezza dei trasporti compie di dovere le indagini sull’occorso e, per quanto improbabili possano essere i profili di responsabilità dell’abile pilota, i dubbi di un errore umano affiorano prepotenti. Un’udienza pubblica, celebrata al cospetto di tecnici ed esperti e scandita tra simulazioni computerizzate e piani alternativi che avrebbero dovuto indurre la cabina di pilotaggio a considerare un ritorno alla base per evitare il pericolo di disastro mediante una discesa in acqua, determinerà presto il buon esito dell’inchiesta per Sully, destinato così a un sereno e prospero pensionamento.
II più volte premio Oscar Clint Eastwood anche in questa occasione regala al pubblico del grande schermo un racconto dai contenuti densi, una storia incredibilmente vera balzata di recente agli onori della cronaca. Gli ingredienti in effetti sembrano essere quelli giusti: il coinvolgimento emotivo, l’immedesimazione dello spettatore e l’interesse a farsi trasportare senza indugio da una pellicola fascicolata con una sceneggiatura asciutta e icastica, esattamente fedele ai fatti accaduti qualche anno fa, sono cautamente ponderati e la stessa tecnica di ripresa interamente Imax attecchisce l’impatto visivo delle scene rendendole fortemente realistiche.
Certo, non v’è nulla di nuovo sotto il sole! Il cinema ci ha sempre offerto racconti, veri e non, ad alta tensione, perché si sa che il pericolo affascina e tiene inchiodati alla poltrona. Il regista californiano dunque va moderatamente apprezzato per avere costruito in film una storia, sebbene a lieto fine, come se ne sono viste tante altre, alla stregua di Robert Zemeckis in Cast Away o di Frank Marshall nel più stagionato Alive – Sopravvissuti, tanto per fare alcuni esempi. Eppure, al netto delle sopite alte aspettative che si è inevitabilmente costretti a nutrire quando la paternità dell’opera reca l’autografia Eastwood, qui vi è l’esigenza di attribuire un valore aggiunto a Sully che si colloca in una linea di coerenza del lavoro d’introspezione che da anni sta compiendo l’autore e che pone al centro dell’analisi il personaggio. Si pensi all’uomo burbero e all’allieva pugile agguerrita in Million Dollar Baby o, ancora, allo straordinario cecchino destinato a vivere la guerra pure interiormente nel recente e applaudito American Sniper.
Ecco, la ricerca di un equilibrio da parte di personalità sicure e ben definite, spesso in lotta con se stesse e con un passato ingeneroso, costituisce il filo conduttore del cinema eastwoodiano, al quale nemmeno sfugge la figura del comandante Sully, il cui equilibrio piuttosto, fermo e saldo sin dall’inizio, comincia a rarefarsi nell’avanzare del film e i segni di un umano ma mai commiserevole cedimento sono ben disegnati sul volto di un magistrale Tom Hanks. È lui, almeno per chi scrive, la ruota propulsiva della proiezione: un’interpretazione che attrae fino alle ossa, dall’elegante gestione dei momenti drammatici, vissuti dall’attore con sapiente consapevolezza e maturità, al monologo finale, dove la differenza in questo caso non è data dal fattore umano ma da quello artistico e lui – mi sarà perdonata l’ovvietà – ne è profondamente intriso.
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enzo70
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giovedì 1 dicembre 2016
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clint e tom per un intenso omaggio ad un eroe
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Per un cinefilo l’uscita di un film di Clint Eastwood con Tom Hanks come protagonista è una sorta di epifania, la aspetti, pregusti il momento in cui in sala si spegneranno le luci. E ancora una volta esci stordito dalle immagini, dalle emozioni che questo incredibile vecchio americano riesce a regalarti. Un’altra storia vera, anzi in questo caso una storia nota, notissima, quella di Chesley Sullenberger che è riuscito a far ammarare l’aereo in avaria sull’Hudson, salavndo tutti i passeggeri.
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Per un cinefilo l’uscita di un film di Clint Eastwood con Tom Hanks come protagonista è una sorta di epifania, la aspetti, pregusti il momento in cui in sala si spegneranno le luci. E ancora una volta esci stordito dalle immagini, dalle emozioni che questo incredibile vecchio americano riesce a regalarti. Un’altra storia vera, anzi in questo caso una storia nota, notissima, quella di Chesley Sullenberger che è riuscito a far ammarare l’aereo in avaria sull’Hudson, salavndo tutti i passeggeri. Ad interpretare il ruolo di Sully, il diminutivo del pilota, il solito, stratosferico, Tom Hanks, perfetto in un ruolo difficile come quello di un eroe dei giorni nostri che fa dell’equilibrio e del rispetto delle regole il punto di forza. Ma il cinema di Clint Eastwood, tutto il suo lavoro, si basa sulla ricerca dei valori americani;, e la scena madre è quella del soccorso che tutti gli operatori delle varie istituzioni di New York hanno garantito, nel giro di pochi minuti ad uno strano equipaggio di naufraghi di un aereo che galleggiava sul fiume più ripreso del mondo. E allora Sully emoziona anche come intenso, ulteriore, omaggio di Clint Eastwood al suo Paese. Da oggi Sully è al cinema, andateci domani.
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