morganaeuropa
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domenica 10 gennaio 2016
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baby, e' solo economia, niente sentimenti sorry
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LA GRANDE SCOMMESSA - VOTO 8,5
Ogni tanto arriva in sala un film adrenalico, ipervitaminico, visionario, psichedelico, a tratti folle, irriverente, convincente. Se vi piazzate all'uscita del cinema invece vedrete il pubblico, gli Star War's Boys, uscire frastornati, increduli di quelle 2 ore e passa di grafici, obbligazioni, swop, cerebrolesi che passano la loro vita a fottersi l'uno con l'altro mentre c'è tanto altro da fare fuori da Wall Street, lavorare e divertirsi. E bofonchieranno : c'era un cast eccezionale e mi sono lasciato attirare ma non ho capito quasi nulla, continuavo a sbadigliare. Ma cos'era ? Fantascienza ? No, belli miei, la fantascienza è quella che ingurgitate voi in multisala, quella tanto tranquillizzante popolata di astronavi e buffe creature con faccette di animali che sparano in continuazione ma non muiono mai, come nei migliori cartoons.
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LA GRANDE SCOMMESSA - VOTO 8,5
Ogni tanto arriva in sala un film adrenalico, ipervitaminico, visionario, psichedelico, a tratti folle, irriverente, convincente. Se vi piazzate all'uscita del cinema invece vedrete il pubblico, gli Star War's Boys, uscire frastornati, increduli di quelle 2 ore e passa di grafici, obbligazioni, swop, cerebrolesi che passano la loro vita a fottersi l'uno con l'altro mentre c'è tanto altro da fare fuori da Wall Street, lavorare e divertirsi. E bofonchieranno : c'era un cast eccezionale e mi sono lasciato attirare ma non ho capito quasi nulla, continuavo a sbadigliare. Ma cos'era ? Fantascienza ? No, belli miei, la fantascienza è quella che ingurgitate voi in multisala, quella tanto tranquillizzante popolata di astronavi e buffe creature con faccette di animali che sparano in continuazione ma non muiono mai, come nei migliori cartoons. Questa è invece la realtà, quella che ignoriamo dal basso della nostra suprema ignoranza, l'economia con la e minuscola, sangue e merda che defluiscono come un mefitico blob dai grattacieli immacolati e che non piace a nessuno ma dove qualcuno si arricchisce, molti altri si rovinano. Quella che potrebbe farvi capire come mai il vostro padrone vi ha dovuto licenziare o perchè le vostre 'sicurissime' obbligazioni subordinate non valgono più una cippa e ora piangete, come dei coglioni. Ma è intrattenimento ? Non sarebbe bastato un bel documentario su History Channel ? E' grandissimo intrattenimento, è ritmo infernale, momenti di improvvisa comprensione e nuovi salti nel nulla, è logica e illogica allo stesso tempo. E' cinema quanto il rap è musica. Sono parole. Parole di vita e di morte. Eccezionali e mostruose.
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[+] condivido il giudizio non la recenzione.
(di joeblack080303)
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[+] evvaiiiiiiiiiiiiii
(di maynardi araldi)
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[+] fantastico il paragone col rap
(di gabrykeegan)
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elpanez
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venerdì 8 gennaio 2016
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perché siamo in crisi? l'opera di mckay è la risposta
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NO SPOILER: Sinceramente non sapevo esattamente cosa aspettarmi dal nuovo film di McKay, ma una volta uscito dalla sala sono semplicemente rimasto a bocca aperta.
La regia è il punto forte del film, è molto movimentata, la cinepresa è in continuo movimento, molto dettagliata nell’inquadrare determinati soggetti ed eventuali parti del corpo in modo impreciso (ad esempio la messa fuoco ritarda a volte) ma efficace, disorientante e assai motivante. Il film tiene lo stesso andazzo per tutta la durata del film il che è un gran bene, inoltre una cosa che salta all’occhio è la magistrale cura con cui McKay riesce a passare da una scena comica ad una drammatica senza spezzare il ritmo del film, strepitoso!
La sceneggiatura è molto inerente al mondo della finanza, delle banche, dell’economia, i dialoghi sono complessi e molto articolati che danno vita ad aforismi concreti e che fanno riflettere su ciò che stiamo vivendo.
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NO SPOILER: Sinceramente non sapevo esattamente cosa aspettarmi dal nuovo film di McKay, ma una volta uscito dalla sala sono semplicemente rimasto a bocca aperta.
La regia è il punto forte del film, è molto movimentata, la cinepresa è in continuo movimento, molto dettagliata nell’inquadrare determinati soggetti ed eventuali parti del corpo in modo impreciso (ad esempio la messa fuoco ritarda a volte) ma efficace, disorientante e assai motivante. Il film tiene lo stesso andazzo per tutta la durata del film il che è un gran bene, inoltre una cosa che salta all’occhio è la magistrale cura con cui McKay riesce a passare da una scena comica ad una drammatica senza spezzare il ritmo del film, strepitoso!
La sceneggiatura è molto inerente al mondo della finanza, delle banche, dell’economia, i dialoghi sono complessi e molto articolati che danno vita ad aforismi concreti e che fanno riflettere su ciò che stiamo vivendo.
La fotografia è piuttosto irrilevante, non ha né punti di forza né punti deboli, si presta benissimo al genere e all’ ambientazione reale della pellicola.
L’interpretazione degli attori è un altro punto di forza, il cast stellare permette di farti vivere emozioni e di farti entrare dentro la vita, anche personale, dei personaggi. Christian Bale e Steve Carrel mastodontici.
La colonna sonora ha delle tracce sia storiche che orchestrali che vengono messe al posto giusto e al momento giusto, sono semplicemente geniali e riescono a farti capire lo stato d’animo dei protagonisti.
L’unico difetto che riscontro in questo film è la difficoltà nei dialoghi e nel capire i termini forse fin troppo analitici, inoltre il troppo contenuto che McKay vuole raccontarci, ma che in sole due ore e dieci minuti fa fatica a focalizzarsi su ciò che è veramente importante, ma non è nulla di grave datosi la potenza del film.
Infine la grande scommessa è un film geniale, potente, frenetico, che racconta il disagio delle grandi banche, che noi stessi stiamo vivendo ora, con un tono ironico e anche molto drammatico che fa riflettere sui veri principi su cui l’uomo vive e molti altri temi toccati da una narrazione quasi impeccabile. Durante il film si ha l’idea che la cinepresa sia una persona che sta vivendo l’azione con i personaggi.
Per una recensione ancor più dettagliata, il mio canale youtube: elpanez.
Buona serata!
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laurence316
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lunedì 31 ottobre 2016
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importante e da vedere per capire come va il mondo
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Narrato in una sua maniera del tutto particolare (fra il personaggio di Gosling che, nel corso del film, si rivolge più di una volta direttamente agli spettatori, e la comparsa di alcune star (Robbie, Bourdain e Gomez) e di un economista (Thaler) per spiegare i concetti più complessi allo spettatore medio), La grande scommessa, tratto dall’omonimo saggio di M. Lewis, analizza nel dettaglio, senza per questo risultare pesante o macchinoso, le cause che hanno portato al terribile tracollo finanziario prima della Lehman Brothers, poi dell’economia statunitense e di conseguenza del mondo intero.
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Narrato in una sua maniera del tutto particolare (fra il personaggio di Gosling che, nel corso del film, si rivolge più di una volta direttamente agli spettatori, e la comparsa di alcune star (Robbie, Bourdain e Gomez) e di un economista (Thaler) per spiegare i concetti più complessi allo spettatore medio), La grande scommessa, tratto dall’omonimo saggio di M. Lewis, analizza nel dettaglio, senza per questo risultare pesante o macchinoso, le cause che hanno portato al terribile tracollo finanziario prima della Lehman Brothers, poi dell’economia statunitense e di conseguenza del mondo intero. Lo fa da un punto di vista particolare: da quello di quel pugno di persone che, al contrario della maggioranza, dalla crisi ci hanno guadagnato, e pure bene.
Tutto inizia nel 2005 quando Michael Burry (Bale), gestore di un fondo d’investimento privato (o hedge fund manager, che dir si voglia), studiando attentamente le carte, per così dire, scopre che il mercato immobiliare statunitense è estremamente instabile, essendo basato in gran parte su mutui subprime ad alto ri- schio (il prefisso “sub-” sta proprio ad indicarne l’inferiorità rispetto ai prestiti “prime”). Arrivando alla conclusione che il mercato crollerà entro il secondo trimestre del 2007, ne ricava anche che da tale situazione si potrebbero trarre enormi profitti. Pianifica dunque di creare un mercato di “credit default swap” (strumenti finanziari che permettono di trasferire il rischio di credito (ovvero il ri- schio che il debitore non assolva ai suoi obblighi nei confronti del creditore) ad una terza parte, in modo tale che il creditore possa per l’appunto proteggersi in caso di eventuale insolvenza), che gli permette si scommettere contro il mercato immobiliare. L’operato di Burry giunge alle orecchie di Jared Vennett (Gosling), che decide di imitarlo, portando nell’affare anche il trader Mark Baum (Carell). Infine, due giovani investitori, Charlie Geller e Jamie Shipley, incappano per caso in uno dei volantini di Vennett e a loro volta decidono di partecipare all’operazione: essendo giovani e inesperti, per approfittare della situazione chiedono aiuto allo stravagante banchiere in pensione Ben Rickert (Pitt). Ed ecco dunque tutti i protagonisti della “grande scommessa” del titolo.
Come sappiamo, alla fine le previsioni di Burry si riveleranno corrette e lui e tutti gli altri ne ricaveranno enormi profitti. Il film di McKay però, non finisce per celebrare l’operato di tali protagonisti, anzi. Li usa per entrare nelle ottiche di mercato che hanno portato alla grande recessione (e che sono frutto delle forti campagne di “deregulation” dell’epoca reganiana) e per offrire al pubblico uno sguardo lucido all’interno di un sistema corrotto e criminale.
La sceneggiatura e i dialoghi sono agili e veloci, il film è ritmato e persino divertente, a tratti, prima di diventare, giustamente, un dramma difficile da digerire. Milioni e milioni di persone, negli USA come nel resto del mondo, hanno perso la casa o il lavoro, le banche sono state salvate grazie ai massicci interventi degli Stati (e quindi dei cittadini), e a rendere la pillola ancora più difficile da mandar giù arriva la consapevolezza che nulla è stato fatto per tentare di regolamentare il mercato e che i CDO (lett. obbligazioni di debito collateralizzate, ovvero quei gruppi di prestiti poveri inseriti nello stesso pacchetto finanziario e con un rating massimo non corretto di AAA, assegnato loro a causa della compiacenza della agenzie di rating), altri fattori determinanti dello scoppio della crisi, sono ritornati sul mercato sotto altro nome: “bespoke tranche opportunities” (traducibile in opportunità di tranche fatte su misura).
La grande scommessa è un film da vedere, un film necessario (sugli stessi temi, comunque, da vedere è anche l’interessantissimo Inside Job, che è però un documentario). Ben recitato e dal montaggio frenetico, è un film benemerito e importante da vedere e da far vedere, anche e soprattutto nelle scuole, per capire come va il mondo.
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alex2044
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mercoledì 20 gennaio 2016
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il puzzle è riuscito : complimenti !
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Un bel film , un gran bel film ! Inizia a cento all'ora e finisce a duecento . Mai una tregua , un ripensamento un iterazione . Adam McKay ti invita sul suo treno ad alta velocita e senza sosta ti presenta la sua visione di questa storia che se non fosse accaduta veramente sembrerebbe inventata da uno sceneggiatore pazzo e visionario . Quella che avrebbe potuto , senza la mano ferma del regista , trasformarsi in un minestrone immangiabile, vista la complessità dell'argomento , diventa invece una fantamasmagorica e succulenta insalata russa fatta da un grandissimo chef . Insomma il puzzle che poteva sembrare di difficilissima soluzione ha , alla fine, tutti i suoi pezzi incastrati al posto giusto ed il risultato è anche visivamente eccellente .
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Un bel film , un gran bel film ! Inizia a cento all'ora e finisce a duecento . Mai una tregua , un ripensamento un iterazione . Adam McKay ti invita sul suo treno ad alta velocita e senza sosta ti presenta la sua visione di questa storia che se non fosse accaduta veramente sembrerebbe inventata da uno sceneggiatore pazzo e visionario . Quella che avrebbe potuto , senza la mano ferma del regista , trasformarsi in un minestrone immangiabile, vista la complessità dell'argomento , diventa invece una fantamasmagorica e succulenta insalata russa fatta da un grandissimo chef . Insomma il puzzle che poteva sembrare di difficilissima soluzione ha , alla fine, tutti i suoi pezzi incastrati al posto giusto ed il risultato è anche visivamente eccellente . Gli attori sono tutti bravissimi ed anche quelli fra loro più celebrati, Brad Pitt , Ryan Gosling e Christian Bale approfittano , della loro notevole capacità mimetica e interpretativa per rendersi quasi irriconoscibili , quasi a voler dimostrare di non voler prevaricare gli altri con loro celebrità . Ci fosse un Oscar cumulativo gli attori tutti di questo film lo vincerebbero a mani basse . Detto questo , se proprio vogliamo scegliere il più bravo dobbiamo ricordare l'interpretazione funambolica e strepitosa di Christian Bale : mitica , da scuola di cinema . Per concludere Adam McKay si dimostra un regista eccezionale , eclettico , curioso , divertente , qualche volta sopra le righe ma anche profondo ed impegnato insomma uno serio ma non serioso . Si può anche sorridere davanti a quella che per molti , troppi, è stata una vera e propria tragedia e , non solo economica , ma anche esistenziale . Ma sia chiaro che nel film la condanna per quelli che hanno provacato questo disastro morale e materiale è netta e difinitiva e senza sconti . Questo film è una festa per chi ama il cinema , speriamo che abbia un grande successo , se lo merita ampiamente .
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no_data
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lunedì 11 gennaio 2016
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la grande scommessa... la grande crisi...
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"La grande scommessa" racconta, attraverso gli occhi di alcuni eccentrici personaggi del settore finanziario, il periodo appena antecedente al crollo dell'economia Americana (e poi mondiale) avvenuto nel 2008, catastrofe di cui calpestiamo ancora oggi le macerie.
La materia è dunque ostica, e l'abbondante utilizzo di un linguaggio specialistico, ricco di "incomprensibili" tecnicismi, di certo non aiuta. Data questa sua natura complessa, potrebbe dunque sembrare un film difficile da digerire per chiunque non si occupi di alta finanza, ma in realtà lo è solo in apparenza, perché se gli si presta l'attenzione che richiede, in cambio lo spettatore riceverà un'opera di intrattenimento di alto livello.
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"La grande scommessa" racconta, attraverso gli occhi di alcuni eccentrici personaggi del settore finanziario, il periodo appena antecedente al crollo dell'economia Americana (e poi mondiale) avvenuto nel 2008, catastrofe di cui calpestiamo ancora oggi le macerie.
La materia è dunque ostica, e l'abbondante utilizzo di un linguaggio specialistico, ricco di "incomprensibili" tecnicismi, di certo non aiuta. Data questa sua natura complessa, potrebbe dunque sembrare un film difficile da digerire per chiunque non si occupi di alta finanza, ma in realtà lo è solo in apparenza, perché se gli si presta l'attenzione che richiede, in cambio lo spettatore riceverà un'opera di intrattenimento di alto livello. Una commedia sofisticata, una vera e propria "black comedy" al limite del grottesco, che, con astuzia e sagacia e attraverso l'uso di una sottile e pungente ironia, riesce a divertire e intrattenere a dovere. Ma che allo stesso tempo riesce a far comprendere, grazie al suo stampo documentaristico e cronachistico, alcune delle sfaccettature più importanti della crisi economica globale che stiamo vivendo tutt'oggi. A tal proposito, davvero geniali sono i brevi "siparietti didattici" affidati a personaggi noti, i quali spiegano in modo chiaro e diretto alcuni dei passi più complicati della vicenda, riuscendo così a mantenere alto l'interesse dello spettatore.
Adam McKay (che si trovava alla sua "prova di maturità" dopo le "demenziali" collaborazioni con Will Ferrell), coadiuvato da una solida narrazione che scorre in modo impeccabile, e non poteva essere altrimenti dato che la pellicola è tratta dalla penna di Michael Lewis (autore di best seller come "The Blind Side" e "L'arte di vincere", da cui sono stati tratti i due omonimi film di successo), riesce così a confezionare un'opera importante, sia dal punto di visto del contenuto sia da quello estetico, dimostrando di saperci fare eccome dietro alla macchina da presa, adottando uno stile a volte frenetico e caotico, a volte dettagliato e particolareggiato, ma comunque sempre adatto alla situazione.
La caratterizzazione psicologica dei protagonisti della vicenda è ottima, vengono infatti analizzati nelle loro stranezze e nelle loro stramberie, nelle loro insicurezze e nei loro dubbi. Ma ciò è possibile sopratutto grazie a delle prove attoriali davvero notevoli: su tutti un eccentrico e bizzarro Christian Bale (l'ennesima grande prestazione, ma non aveva certo bisogno di dimostrare il suo valore), e un sociopatico Steve Carell (che si è definitivamente scrollato di dosso la maschera da comico, dimostrando ancora una volta di possedere notevoli qualità recitative). Lo spettatore prova dunque un forte coinvolgimento emotivo ed empatico verso questi "visionari" che hanno deciso di scommettere sul fallimento di un sistema che fino ad allora sembrava indistruttibile, "solido come una roccia", e alla fine hanno vinto.
Ma in fondo, "La grande scommessa" è soprattutto un film dai temi tragici e drammatici, un film profondo e intenso, in grado di far riflettere sulle fragilità e sulle debolezze di un sistema economico "autodistruttivo", corrotto fin dalle fondamenta, totalmente privo di qualsiasi etica e morale. Un sistema che a causa dei propri perversi deliri di speculazione è esso stesso il principale responsabile del proprio fallimento. Un sistema in cui l’uomo non è altro che un semplice ingranaggio, e in quanto tale condannato a vivere in un baratro senza fine.
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beppe baiocchi
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lunedì 18 gennaio 2016
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un semidocumentario sulla crisi
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Conosciamo AdamMcKay, il regista de "La Grande Scommessa". Adam McKay è noto ai più per essere il regista e sceneggiatore dei film demenziali con Will Ferrel, film quali Anchorman e Ricky Bobby. Nell'ultimo anno però la prova di maturità del regista americano, scrive a quattro mani la sceneggiatura del riuscito Ant-Man e dirige e scrive questa Grande Scommessa.
Si parla di banche, nello specifico della crisi finanziaria del 2007/2008 a causa del crollo delle azioni sui mutui americani (sulla quale era basato il sistema creditizio americano), creduti un investimento strasicuro e che invece sono risultati poco affidabili ed estremamente instabili poichè basati sui famosi "mutui subprime" ossia l'accesso a credito (con interessi maggiori) a soggetti ad alto rischio di insolvenza.
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Conosciamo AdamMcKay, il regista de "La Grande Scommessa". Adam McKay è noto ai più per essere il regista e sceneggiatore dei film demenziali con Will Ferrel, film quali Anchorman e Ricky Bobby. Nell'ultimo anno però la prova di maturità del regista americano, scrive a quattro mani la sceneggiatura del riuscito Ant-Man e dirige e scrive questa Grande Scommessa.
Si parla di banche, nello specifico della crisi finanziaria del 2007/2008 a causa del crollo delle azioni sui mutui americani (sulla quale era basato il sistema creditizio americano), creduti un investimento strasicuro e che invece sono risultati poco affidabili ed estremamente instabili poichè basati sui famosi "mutui subprime" ossia l'accesso a credito (con interessi maggiori) a soggetti ad alto rischio di insolvenza.
Ancora più nello specifico si racconta di tre gruppi di persone che "fiutata" la potenziale crisi di questo sistema decidono di investire denaro sul crollo di questo, scommettendo dunque contro il sistema finanziario americano. Mi ero dimenticato di dire che è una storia vera.
La cosa che colpisce subito lo spettatore è il ritmo è il tono con cui è raccontato il film. Che McKay venga dalla commedia è già stato detto, e infatti prende spunto dalla "sua" storia per proporci un film super ritmato, dove la quarta parete con lo spettatore è totalmente abbattuta. Dialoghi pungenti, situazioni comiche (nonostante il tono drammatico) sono il motore che regge il film. Obbiettivo del regista è quello di rendere fruibile al massimo allo spettatore medio il complesso mondo della finanza, con trovate simpatiche e intelligenti, e nello specifico le vicende e le situazioni causa del crollo dell'economia statunitense. Quindi bravo davvero a McKay, che nonostante il film risulti forse ancora troppo tecnico (perchè anche la finanza spiegata in modo semplice è materia complessa) è reso piuttosto bene e basta conoscere in maniera pregressa due tre cose per aver ben chiaro il film.
Un cast di livello, sia per gli attori primari che per i comprimari (tra i più noti Christian Bale, Ryan Gosling, Brad Pitt e Steve Carrell) che recitano bene, ma che forse a causa di un numero troppo elevato di protagonisti e di uno scarso minutaggio per ognuno non vengono mai trattati fino in fondo (forse solo il personaggio di Steve Carrell), nonostante siano ben caratterizzati.
A mio avviso però la pecca principale di questo film è la trama, perchè è poco intrigante (forse perchè sappiamo tutti come andrà a finire) e si cerca più di capire cosa è accaduto al sistema finanziario amercano che alla storia dei protagonisti. Risultando quasi un documentario (nonostante non abbia per nulla i toni di un documentario) che un film in se per se.
Interessante invece la visione della finanza che esce forte dal film, una visione super pessimista, dove finanzia e schifezza sono praticamente viste alla stessa maniera.
In conclusione un film super godibile, che aihme poteva avere una storia più avvincente e più coinvolgente (mi ripeto col dire che non è che il film non sia coinvolgente, ma che la storia dei protagonisti non prende molto), e che colpisce tanto per il talento (fino ad oggi sottovalutato) del suo regista.
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mario nitti
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venerdì 8 gennaio 2016
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e' facile fregare chi rinuncia a capire
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“Siamo in crisi…” Quante volte abbiamo sentito questa frase? Ma quando è iniziata la crisi? Perché? Come?
Questo film lo racconta attraverso la storia, vera, di alcuni investitori americani che capiscono cosa sta succedendo e scommettono sul fallimento dell’economia guadagnando miliardi di dollari.
Ottima regia, molto originale, che a tratti fa sembrare tutto un documentario, inserendo spiegazioni sui dettagli tecnici di quanto sta avvenendo. Ottimi anche gli attori: il film annocera nel cast molte stelle di prima grandezza. Un film “importante” perché guarda dentro il mondo dell’economia e svela i meccanismi che più di quelli della politica determinano la qualità delle nostre vite.
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“Siamo in crisi…” Quante volte abbiamo sentito questa frase? Ma quando è iniziata la crisi? Perché? Come?
Questo film lo racconta attraverso la storia, vera, di alcuni investitori americani che capiscono cosa sta succedendo e scommettono sul fallimento dell’economia guadagnando miliardi di dollari.
Ottima regia, molto originale, che a tratti fa sembrare tutto un documentario, inserendo spiegazioni sui dettagli tecnici di quanto sta avvenendo. Ottimi anche gli attori: il film annocera nel cast molte stelle di prima grandezza. Un film “importante” perché guarda dentro il mondo dell’economia e svela i meccanismi che più di quelli della politica determinano la qualità delle nostre vite. Però è anche un film difficile: per quanto si sforzi di spiegare chiaramente gli eventi lo spettatore che non ha un minimo di idea di cosa sia il mercato dei titoli rischia di non capire il senso di quello che vede e, come i quattro tredicenni che, seduti nella della fila davanti alla mia hanno passato il secondo tempo a giocare con il telefonino, essere costretto a gettare la spugna. Ma non è questo quello che spera chi controlla l’economia? E’ facile fregare chi non capisce come lo stai fregando.
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[+] impedire all'uomo di ragionare
(di andrejuve)
[ - ] impedire all'uomo di ragionare
[+] la crisi finanziaria si fa cinema morale d qualità
(di antonio montefalcone)
[ - ] la crisi finanziaria si fa cinema morale d qualità
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nanni
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giovedì 14 gennaio 2016
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la grande scommessa
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Dopo una serie di analisi approfonditissime Michael Burry, operatore finanziario sui generis, scoprendo che il mercato immobiliare americano è drogato da mutui subprime ad altissimo rischio capisce che ne potrà realizzare enormi guadagni. Un altro ristrettissimo gruppetto di eccentrici operatori si muoverà allo stesso modo. Adam McKey a partire da questi personaggi realmente esistiti ci descrive minuziosamente i meccanismi attraverso i quali gli operatori di quel mondo (Banche, agenzie di valutazione dei titoli, Assicurazioni, singoli operatori etc.etc….) incuranti degli effetti che insieme avrebbero avuto su tutta l'economia americana e non solo, realizzavano il proprio singolo profitto.
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Dopo una serie di analisi approfonditissime Michael Burry, operatore finanziario sui generis, scoprendo che il mercato immobiliare americano è drogato da mutui subprime ad altissimo rischio capisce che ne potrà realizzare enormi guadagni. Un altro ristrettissimo gruppetto di eccentrici operatori si muoverà allo stesso modo. Adam McKey a partire da questi personaggi realmente esistiti ci descrive minuziosamente i meccanismi attraverso i quali gli operatori di quel mondo (Banche, agenzie di valutazione dei titoli, Assicurazioni, singoli operatori etc.etc….) incuranti degli effetti che insieme avrebbero avuto su tutta l'economia americana e non solo, realizzavano il proprio singolo profitto. La tesi del film, in realtà, e che i protagonisti "normodotati" di quel mondo fossero più inconsapevoli che negligenti che i loro comportamenti spregiudicati (incassare commissioni altissime giorno per giorno) avrebbero avuto l’effetto, moltiplicando il rischio esponenzialmente, di realizzare la tempesta finanziaria perfetta più grave del dopoguerra.
“Forse posso anche aver sbagliato, il problema e che non si capisce mai dove si sbaglia” , solo Burry pronunciando quella frase sembra l’unico in grado di rendersi conto di quei limiti umani che ne lui ne nessun altro potrà mai superare.
Ed è proprio in quel passaggio, meglio che in altri, che il film, realizzando la sua missione, diventa metafora universale di “ tutte le tempeste perfette” e dell’inettitudine antropologica a governare efficacemente processi complessi dei quali invece siamo sempre in balia.
Dunque, McKay con il suo bel lavoro, a metà tra recitazione e inchiesta, ci ripropone un’importante occasione di indagine e riflessione intorno a questioni che riguardano i limiti della nostra vera natura e con i quali dovremmo, finalmente, cominciare a fare i davveroi conti perché la vita, forse, non dovrebbe essere solamente “Una grande scommessa” o no ? . imperdibile. Ciao Nanni
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andrea giostra
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martedì 19 gennaio 2016
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brillante neo-realismo:grande brad pitt produttore
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La Grande Scommessa – The Big Short (2015) - recensione di Andrea Giostra
Cast di attori stellari: Brad Pitt, Christian Bale (candidato all'Oscar 2016 come miglior attore non protagonista), Ryan Gosling, Selena Gomez, Marisa Tommei, Steve Carrell, Melissa Leo, John Magaro, Max Greenfield, Jeremy Strong, Margot Robbie, Billy Magnussen, Rafe Spall, Hamish Linklater.
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La Grande Scommessa – The Big Short (2015) - recensione di Andrea Giostra
Cast di attori stellari: Brad Pitt, Christian Bale (candidato all'Oscar 2016 come miglior attore non protagonista), Ryan Gosling, Selena Gomez, Marisa Tommei, Steve Carrell, Melissa Leo, John Magaro, Max Greenfield, Jeremy Strong, Margot Robbie, Billy Magnussen, Rafe Spall, Hamish Linklater. Sceneggiatori fuoriclasse: Adam MeKay e Charles Randolph (candidati all'Oscar 2016 per la miglior sceneggiatura non originale). Regia maestrale e geniale: Adam McKay (candidato all'Oscar 2016 come miglior regista). Produzione (che ha ricevuto la candidatura all'Oscar 2016 come miglior montaggio) di una Grandissima Star hollywoodiana che i film li capisce bene e li sa fare meglio, sia come attore che come produttore: Brad Pitt.
Basterebbe solo questa breve introduzione e fare questi nomi, per “trascinare” gli spettatori come “automi” al Cinema per vedere questo Film capolavoro: “The Big Short”, candidato all'Oscar 2016 come miglior Film.
Ma la verità vera è che il Film, la cui sceneggiatura è tratta liberamente dall'omonimo libro di Michael Lewis, scrittore-economista statunitense che scrive per il New York Times, pubblicato in USA il 15 marzo 2010 da WW Norton & Company, che è rimasto nella lista dei Best Seller del New York Times per ben 28 settimane, e pubblicato in Italia con il titolo “The Big Short – Il grande scoperto”, è realismo puro e cinismo cristallino di un sistema economico mondiale che forse è arrivato al capolinea. Un sistema economico che domina il mondo intero, in mano a pochissimi stra-miliardari, e che al benessere del popolo e della gente comune, predilige la ricchezza senza condizioni prodotta con l'inganno di pochissimi multi-miliardari!
L'economista scozzese Angus Deaton, Premio Nobel per l'Economia per l'anno 2015, descrive questo stesso sistema, ma in modo completamente diverso, scientificamente validato e sociologicamente avvalorato, nel suo straordinario ed attuale saggio “La Grande Fuga. Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza”, edito in Italia nel 2015 dall'Editore “Il Mulino”.
Il Film di Brad Pitt racconta quello che è accaduto nei due-tre anni precedenti al 2008, quando come uno tsunami, lento ma inesorabile, l'Economia mondiale è stata rasa al suolo: come Pompei dalla straordinaria eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.; o come Noto Antica dal terribile terremoto del 1693!
Sulle grandi tragedie, come sempre nella storia dell'uomo di tutti i tempi e di tutti le latitudini, sono gli speculatori-iene, i ladri-squali, i banchieri-lupi, i broker-senz'anima-e-senza-pietà a prendere il sopravvento e ad avvantaggiarsi economicamente della catastrofe che si preannuncia alle porte e che solo loro (gli stra-miliardari), partendo dall'intuito, ma che poi viene avvalorato con l'ausilio di sistemi di controllo, programmi informatici di previsione e sofisticati sistemi di monitoraggio delle borse mondiali – ben descritte nel Film - possono prevedere con sufficiente anticipo quello che accadrà per fare profitti miliardari, arricchirsi spropositatamente, a danno della gente comune che si ritroverà – come di fatto si è ritrovata nel 2008-2009 – a perdere tutto e a diventare improvvisamente povera e disperata.
E' tutto questo che il Film di Brad Pitt, Adam MeKay e Charles Randolph racconta in modo magnifico, apparentemente distaccato, ma al contempo terribile, con una direzione narrativa geniale e da veri fuoriclasse quale quella del regista Adam McKay.
Come scrivono i critici professionisti: film imperdibile!
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monax
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domenica 31 gennaio 2016
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strepitoso
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La materia finanziaria è quasi sempre estremamente complessa e assai poco cinematografica. Di solito, i film che affrontano questo tema sono o noiosissimi e didascalici oppure troppo elementari nel trattare le parti tecniche. In questo caso, grazie anche ad alcuni magnifici colpi d'ala (ad es. Selena Gomez) si assiste invece ad una narrazione cinematografica avvincente, in cui vengono dati appropriati spunti allo spettatore per la parte tecnica. Recitazione formidabile e corale da parte di tutti gli attori, ritmo, battute fulminanti e personaggi non banali. Regia interessantissima, Mc Kay da rivedere all'opera con grande curiosità: ben di rado si vede un film così ben riuscito che tratta, in modo non banale, una materia ostica e, al contempo, così importante per la vita delle persone.
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La materia finanziaria è quasi sempre estremamente complessa e assai poco cinematografica. Di solito, i film che affrontano questo tema sono o noiosissimi e didascalici oppure troppo elementari nel trattare le parti tecniche. In questo caso, grazie anche ad alcuni magnifici colpi d'ala (ad es. Selena Gomez) si assiste invece ad una narrazione cinematografica avvincente, in cui vengono dati appropriati spunti allo spettatore per la parte tecnica. Recitazione formidabile e corale da parte di tutti gli attori, ritmo, battute fulminanti e personaggi non banali. Regia interessantissima, Mc Kay da rivedere all'opera con grande curiosità: ben di rado si vede un film così ben riuscito che tratta, in modo non banale, una materia ostica e, al contempo, così importante per la vita delle persone.
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