Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Stephen Fung |
Attori | Yuan Xiaochao, Angela Baby, Eddie Peng, Tony Leung Ka Fai, William Feng Qi Shu. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,78 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 settembre 2012
Yang Luchan impara le arti marziali, che gli serviranno al momento giusto per ottenere l'agognato riscatto sociale.
CONSIGLIATO SÌ
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Durante la dinastia Qing, nel XIX secolo, diverse sette si oppongono all'esercito imperiale. In una delle più potenti, milita il giovane Yang Luchan, soprannominato "il freak" per una malformazione congenita al cranio, che è dono e maledizione insieme; così come regala poteri nelle arti marziali accorcia anche la sua vita. Dopo un'imboscata dell'esercito imperiale la setta viene sterminata: a sopravvivere è solo il ragazzo, che sa di dover trovare il villaggio Chen per imparare il Taijiquan, unica possibilità di affinare le proprie arti e di guarire la propria energia vitale.
Il lato positivo di Tai Chi 0, quello che porta a osservarlo con simpatia, è legato alla sua totale mancanza di credibilità, manifestata da una regia che non accenna minimamente a prendersi sul serio. Elegantemente lo si potrebbe definire pastiche, con minore cortesia un autentico guazzabuglio, fatto sta che in Tai Chi 0 si trova di tutto, benché confusamente innestato: wu xia pian, steampunk in odore di Wild Wild West - sia per estetica che per attitudine simpaticamente cafona - comicità demenziale, cinema di arti marziali. Quest'ultimo, tralasciando il digitale e il ralenti a profusione a cui ricorre Stephen Fung - già idolo delle ragazzine, ora sempre più spesso transitato alla regia - è impreziosito dalle coreografie di Sammo Hung, che regalano una personale rivisitazione del Taijiquan (meglio noto da noi come Tai Chi) in una versione aggressiva e spettacolare, calata nello strampalato contesto del film. Menzione speciale in questo senso per la prova del tofu a cui viene sottoposto Lu Chan.
Per cogliere l'atmosfera delirante di Tai Chi 0 è sufficiente la sequenza iniziale, con omaggio al cinema muto e annuncio, con tanto di breve curriculum vitae, degli attori che interpretano i vari personaggi; una delle scelte più deleterie e anti-narrative possibili, affrontata di petto, in maniera temeraria che scioglie ogni severità di giudizio. Benché diversi elementi non funzionino, a volte in maniera imbarazzante (si veda la liaison amorosa in lingua inglese del villain Eddie Peng), Tai Chi 0 va preso per ciò che è, un prodotto nazionalpopolare, da vivere staccando la spina del senso critico e attendendo una potenziale escalation di kitsch nei capitoli successivi, immancabilmente preannunciati - secondo la peggiore tradizione industrial-pubblicitaria - già dai titoli di coda.
Passato fuori concorso anche Tai Chi O del giovane regista di Hong Kong Stephen Fung che fa ricorso all'armamentario dei «pugnali volanti», volteggi di danzatori a mezz'aria, per raccontare il fantastico mondo dell'arte marziale «pacifista» Tai chi. Materiali ibridi, animazione, flash in bianco e nero, split-creen, fumetto, il film racconta in un tempo dislocato in varie epoche la modernizzazione forzata [...] Vai alla recensione »