Cloud Atlas

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Un film di Tom Tykwer, Lilly Wachowski, Lana Wachowski. Con Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess.
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Fantascienza, durata 172 min. - USA, Germania, Singapore, Hong Kong 2012. - Eagle Pictures uscita giovedì 10 gennaio 2013. MYMONETRO Cloud Atlas * * * - - valutazione media: 3,29 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La suggestiva truffa del Tutto è Uno Valutazione 4 stelle su cinque

di olistage


Feedback: 100
giovedì 7 marzo 2013

Il Cinema spiana la strada all'idea di un universo olografico, dove passato, presente e futuro coesistono in un ambito di non località. Questa rete tiene in connessione le sei storie collocate in Cloud Atlas su una linea temporale di circa cinque secoli: un giovane avvocato abolizionista del 1800, un compositore omosessuale sfruttato dal suo mecenate nel 1930,  una giornalista troppo investigativa nel 1970, una clone rivoluzionaria nel 2144 e l'uomo a cui è dato il compito di chiudere il cerchio nella futura generazione tornata all'età del ferro nel 2321.  Il tratto comune di queste storie è l'eterna lotta tra le forze che governano il nostro universo visibile e apparentemente duale.  I protagonisti "buoni" sono infatti i rappresentanti dello schieramento di uomini e donne sensibili al bene, alla condivisione e alla verità che tentano da sempre di contrastare l'altro schieramento, quello predatorio, dittatoriale ed egoista della casta degli squali che governano il mondo.  A seconda della nostra personale lancetta che ci vedrà appartenere al gruppo dei  predatori o a quello delle prede, ci si potrà alzare dalla poltrona del cinema con una certa dose di angoscia tutta da metabilizzare. I cinque secoli di storie narrate in Cloud Atlas confermano l'eterno refrain di questa lotta epica tra le due misteriose forze, gemelle ma speculari perché separate alla nascita: la prima, entropica, dispersiva e ubbidiente alla legge del caos e l'altra creativa, tendente alla vita, a costruire e a non disperdere; legge che il matematico italiano Fantappiè definì col termine di sintropia. La sintropia, in opposizione alla più nota entropia verificabile nella termodinamica classica, prevede che alcune informazioni per essere utilizzate con profitto debbano necessariamente provenire dal futuro. Ed è quello che accade ai personaggi di questo film. Battute profetiche danno forma al futuro, mentre dal futuro alcuni eventi lasciano affiorare intuizioni nel passato. Utilizzando questi paradossi negati dalla logica, i nostri protagonisti dispersi nel tempo si passano dunque preziose informazioni, sebbene ad un livello occulto di consapevolezza. L'epilogo è però l'eterno looping di un sistema planetario sempre più simile ad una prigione o ad un corto circuito. Il film stimola una domanda: è servito davvero a qualcosa tutto questo intuire, ricordare, avvertirsi tra i secoli? O non è forse vero il contrario: e cioè che sulle questioni vitali, su questo piccolo mondo, sbagliando difficilmente si impara. Per ognuno di noi che si reincarnerà per riparare agli errori commessi, quanti guastatori e oppositori verranno nuovamente partoriti?

Sviluppando ulteriormente le teorie scientifiche che sostengono film come Cloud Atlas, il grande Cinema dovrebbe cominciare a manifestare interesse e coraggio anche per nuove e forse più avvincenti prospettive. Una su tutte quella in cui non si debba più ammettere, come in questo film, il senso di sacrificio come valore infinito, ma semplicemente come una patologia da curare immediatamente. Se è vero che il pensiero crea la realtà, e che nel futuro esistono attrattori pronti a lanciarci un segnale di aggancio, un uomo che aspiri alla libertà è anche un uomo che sceglie di lasciarsi attrarre da un futuro sgombro da rivoluzioni e da battaglie contro un sistema predatorio. Come? Semplicemente cancellando da quel futuro ogni aspettativa, ogni traccia di predatori. Non si può combattere nulla. Quando combatti qualcosa, lo alimenti o addirittura lo crei. Sappiamo che l'inconscio non registra le negazioni. Non puoi “non” pensare ad una fragola rossa. Puoi però sovrascrivere e sostituire la fragola con un a mela. Non puoi combattere il sistema. Devi sostituirlo con una civiltà felice e sana, formata da gente creativa e diponibile alla condivisione. Ma questa è la traccia per un'altra storia. Riconosciamo a Cloud Atlas di essere uno di quei rari film che ravvivano i nostri neuroni, pur con un finale che non sorprende.

Il Cinema spiana la strada all'idea di un universo olografico, dove passato, presente e futuro coesistono in un ambito di non località. Questa rete tiene in connessione le sei storie collocate in Cloud Atlas su una linea temporale di circa cinque secoli: un giovane avvocato abolizionista del 1800, un compositore omosessuale sfruttato dal suo mecenate nel 1930,  una giornalista troppo investigativa nel 1970, una clone rivoluzionaria nel 2144 e l'uomo a cui è dato il compito di chiudere il cerchio nella futura generazione tornata all'età del ferro nel 2321.  Il tratto comune di queste storie è l'eterna lotta tra le forze che governano il nostro universo visibile e apparentemente duale.  I protagonisti "buoni" sono infatti i rappresentanti dello schieramento di uomini e donne sensibili al bene, alla condivisione e alla verità che tentano da sempre di contrastare l'altro schieramento, quello predatorio, dittatoriale ed egoista della casta degli squali che governano il mondo.  A seconda della nostra personale lancetta che ci vedrà appartenere al gruppo dei  predatori o a quello delle prede, ci si potrà alzare dalla poltrona del cinema con una certa dose di angoscia tutta da metabilizzare. I cinque secoli di storie narrate in Cloud Atlas confermano l'eterno refrain di questa lotta epica tra le due misteriose forze, gemelle ma speculari perché separate alla nascita: la prima, entropica, dispersiva e ubbidiente alla legge del caos e l'altra creativa, tendente alla vita, a costruire e a non disperdere; legge che il matematico italiano Fantappiè definì col termine di sintropia. La sintropia, in opposizione alla più nota entropia verificabile nella termodinamica classica, prevede che alcune informazioni per essere utilizzate con profitto debbano necessariamente provenire dal futuro. Ed è quello che accade ai personaggi di questo film. Battute profetiche danno forma al futuro, mentre dal futuro alcuni eventi lasciano affiorare intuizioni nel passato. Utilizzando questi paradossi negati dalla logica, i nostri protagonisti dispersi nel tempo si passano dunque preziose informazioni, sebbene ad un livello occulto di consapevolezza. L'epilogo è però l'eterno looping di un sistema planetario sempre più simile ad una prigione o ad un corto circuito. Il film stimola una domanda: è servito davvero a qualcosa tutto questo intuire, ricordare, avvertirsi tra i secoli? O non è forse vero il contrario: e cioè che sulle questioni vitali, su questo piccolo mondo, sbagliando difficilmente si impara. Per ognuno di noi che si reincarnerà per riparare agli errori commessi, quanti guastatori e oppositori verranno nuovamente partoriti?

Sviluppando ulteriormente le teorie scientifiche che sostengono film come Cloud Atlas, il grande Cinema dovrebbe cominciare a manifestare interesse e coraggio anche per nuove e forse più avvincenti prospettive. Una su tutte quella in cui non si debba più ammettere, come in questo film, il senso di sacrificio come valore infinito, ma semplicemente come una patologia da curare immediatamente. Se è vero che il pensiero crea la realtà, e che nel futuro esistono attrattori pronti a lanciarci un segnale di aggancio, un uomo che aspiri alla libertà è anche un uomo che sceglie di lasciarsi attrarre da un futuro sgombro da rivoluzioni e da battaglie contro un sistema predatorio. Come? Semplicemente cancellando da quel futuro ogni aspettativa, ogni traccia di predatori. Non si può combattere nulla. Quando combatti qualcosa, lo alimenti o addirittura lo crei. Sappiamo che l'inconscio non registra le negazioni. Non puoi “non” pensare ad una fragola rossa. Puoi però sovrascrivere e sostituire la fragola con un a mela. Non puoi combattere il sistema. Devi sostituirlo con una civiltà felice e sana, formata da gente creativa e diponibile alla condivisione. Ma questa è la traccia per un'altra storia. Riconosciamo a Cloud Atlas di essere uno di quei rari film che ravvivano i nostri neuroni, pur con un finale che non sorprende.

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