zeruel97
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venerdì 3 luglio 2015
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molto bello
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film veramente molto bello anche in un genere che non è il suo scorsese si esalta con un film poetico per grandi e piccoli.
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matteo fedele
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domenica 31 agosto 2014
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siamo indispensabili ingranaggi del mondo
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Incanta e insegna il primo film tridimensionale del sommo Scorsese. Avvince grazie agli occhi ipnotici dell’orfanello Hugo (Asa Butterfield), segreto manutentore degli orologi della stazione parigina di Montparnasse, e allo spirito d’avventura dell’amica Isabelle (Chloe Grace Moretz). La visione del mondo come ingranaggio in cui ogni componente è indispensabile spinge il piccolo orologiaio prima a riparare l’automa lasciatogli dal padre, poi a scoprire e aggiustare il patrigno di Isabelle, un anziano e disilluso Georges Méliès. Padre del cinema narrativo e degli effetti speciali, animato da una fantasia fanciullesca con cui si divertiva a sorprendere e affascinare il pubblico, Scorsese lo rivela a sorpresa facendolo protagonista e Ben Kingsley ne dà un ritratto magistrale e carico d’affetto.
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Incanta e insegna il primo film tridimensionale del sommo Scorsese. Avvince grazie agli occhi ipnotici dell’orfanello Hugo (Asa Butterfield), segreto manutentore degli orologi della stazione parigina di Montparnasse, e allo spirito d’avventura dell’amica Isabelle (Chloe Grace Moretz). La visione del mondo come ingranaggio in cui ogni componente è indispensabile spinge il piccolo orologiaio prima a riparare l’automa lasciatogli dal padre, poi a scoprire e aggiustare il patrigno di Isabelle, un anziano e disilluso Georges Méliès. Padre del cinema narrativo e degli effetti speciali, animato da una fantasia fanciullesca con cui si divertiva a sorprendere e affascinare il pubblico, Scorsese lo rivela a sorpresa facendolo protagonista e Ben Kingsley ne dà un ritratto magistrale e carico d’affetto. Il film in cui per il feticcio Di Caprio non c'è spazio si rivela un tributo all’illusionista del cinema, un interessante tentativo di far apprezzare il cinema delle attrazioni anche a chi non l’ha mai conosciuto. Questo riproporre un modello del passato perché nel passato non rimanga ricorda, tra i molti altri, “Stardust memories”, in cui Woody Allen, col suo fare canzonatorio e autoironico, s’ispira vistosamente a quell’“Otto e mezzo” che fruttò il terzo oscar a Fellini. Come il film di Allen dell’’80, “Hugo Cabret” evidenzia un amore contagioso per il cinema. “I Lumière lo crearono, Méliès ne fece arte” dice tra le righe questa fiaba moderna con i numeri per diventare un classico, dono d’un maestro del cinema che ne ha raccontato un altro.
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tomdoniphon
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giovedì 12 giugno 2014
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cinema come magia
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Parigi, 1931. Il giovane orfano Hugo vive solo nei meandri della Gare Montparnasse occupandosi dei suoi orologi ferroviari, tentando disperatamente di terminare la riparazione un bellissimo e misterioso automa, che il padre, prima di morire, aveva trovato abbandonato. Scoprirà ben presto che l'automa avrà più di un legame con lo strano proprietario di un negozietto di giocattoli meccanici (da lui stesso costruiti) "papà Georges". Quest'ultimo non è altro che Georges Melies, il padre del Cinema insieme ai fratelli Lumière, che nel 1931 vediamo deluso dalla vita e dimenticato da tutti. Ma grazie ad Hugo le cose cambieranno. Nelle mani di qualsiasi altro regista, il film si sarebbe risolto in una semplice e banale favola (come è avvenuto col recente, pur simpatico, "Grand Budapest Hotel"); grazie a Scorsese, invece, il film diventa una meravigliosa e toccante dichiarazione d'amore nei confronti del cinema e della sua innata capacità di regalarci felicità.
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Parigi, 1931. Il giovane orfano Hugo vive solo nei meandri della Gare Montparnasse occupandosi dei suoi orologi ferroviari, tentando disperatamente di terminare la riparazione un bellissimo e misterioso automa, che il padre, prima di morire, aveva trovato abbandonato. Scoprirà ben presto che l'automa avrà più di un legame con lo strano proprietario di un negozietto di giocattoli meccanici (da lui stesso costruiti) "papà Georges". Quest'ultimo non è altro che Georges Melies, il padre del Cinema insieme ai fratelli Lumière, che nel 1931 vediamo deluso dalla vita e dimenticato da tutti. Ma grazie ad Hugo le cose cambieranno. Nelle mani di qualsiasi altro regista, il film si sarebbe risolto in una semplice e banale favola (come è avvenuto col recente, pur simpatico, "Grand Budapest Hotel"); grazie a Scorsese, invece, il film diventa una meravigliosa e toccante dichiarazione d'amore nei confronti del cinema e della sua innata capacità di regalarci felicità. È uno dei temi forti di tutto il cinema del regista, che qui raggiunge uno dei risultati più compiuti e coinvolgenti. Hugo Cabret, infatti, anche grazie alla stupenda ricostruzione dei set di Melies, riesce nel miracolo di restituirci la magia del cinema, che fin dalle origini ha sempre saputo incantare il pubblico di tutte le età. Al centro del film c'è ovviamente il grande cineasta Georges Melies (interpretato magnificamente da Ben Kingsley), "uno dei primi a capire che i film avevano il potere di catturare i sogni". Ma il film non si esaurisce in un omaggio al cinema ed a uno dei suoi padri fondatori: Hugo Cabret vuole soprattutto essere uno stimolo per le nuove generazioni per riscoprire e non dimenticare il grande cinema del passato. Fondamentale, da questo punto di vista, il personaggio di Isabelle, grande appassionata di libri (altra grande possibilità di salvezza secondo Scorsese, e prima di lui Truffaut), ma completamente a digiuno di film: anche lei rimarrà incantata dall'"incontro" con il cinema. Per una volta maturo l'utilizzo del 3d, qui necessario per farci vivere da vicino la vicenda del giovane Hugo (e per farci "riscoprire" la Parigi degli anni '30). Dopo tanti anni (1995, "Casinò"), Scorsese torna a realizzare un capolavoro.
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alins66
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giovedì 15 maggio 2014
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scorsese 3d e per bambini non sbaglia un colpo
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Questo è un film apparentemente per bambini ma l' età avanzata e la profondità del regista, come al solito, gli conferiscono quel tocco di maestria che lo contraddistingue. La vicenda unisce le sue origini umili italiane, da cui la grande sensibilità con cui conferisce carattere al bimbo povero, fiero e scontroso, e quell' ideale/realtà americane secondo cui tutti ce la possiamo fare, il mito del self made man, partendo dalle nostre forze e credendo in noi. Usa il 3D e sceglie Parigi come luogo da ricostruire, perchè l' ambientazione retrò si confà alla morfologia della città ed è forse preferibile a Londra che avrebbe ricordato David Copperfield, peraltro citato, ma Parigi è necessaria per mostrar gli albori del cinema prima della grande guerra.
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Questo è un film apparentemente per bambini ma l' età avanzata e la profondità del regista, come al solito, gli conferiscono quel tocco di maestria che lo contraddistingue. La vicenda unisce le sue origini umili italiane, da cui la grande sensibilità con cui conferisce carattere al bimbo povero, fiero e scontroso, e quell' ideale/realtà americane secondo cui tutti ce la possiamo fare, il mito del self made man, partendo dalle nostre forze e credendo in noi. Usa il 3D e sceglie Parigi come luogo da ricostruire, perchè l' ambientazione retrò si confà alla morfologia della città ed è forse preferibile a Londra che avrebbe ricordato David Copperfield, peraltro citato, ma Parigi è necessaria per mostrar gli albori del cinema prima della grande guerra. La trama tiene sul mistero da approfondire, emoziona e commuove costantemente proprio per quel tratto che ha il protagonista di rimaner sempre riserbato nel mostrar il mare di emozioni che invece porta dentro. Sono carine le cornici che fanno da sfondo alla stazione, è ovviamente colto la parte didascalica che riguarda la storia del cinema, molto ben inserita e misurata per un pubblico infantile, ma quello che ancora una volta colpisce è la caratterizzazione umana dei personaggi. E crdo sia questo ciò che rende Scorsese unico.
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claudiofedele93
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mercoledì 12 febbraio 2014
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scorsese e la magia del cinema!
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Da un regista come Martin Scorsese ci si può davvero aspettare di tutto e a conferma di questo assioma basterà dare un’occhiata alla filmografia del celeberrimo cineasta, il quale in tanti anni di onorato servizio alla settima arte non solo è riuscito ad imporsi come uno dei registi più apprezzati e di talento degli ultimi tempi, ma anche a rimanere nell’immaginario collettivo grazie a pellicole che sono diventate dei veri e propri cult; parliamo di lavori di assoluta bellezza come Toro Scatenato, Quei Bravi Ragazzi, Taxi Driver o Casinò.
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Da un regista come Martin Scorsese ci si può davvero aspettare di tutto e a conferma di questo assioma basterà dare un’occhiata alla filmografia del celeberrimo cineasta, il quale in tanti anni di onorato servizio alla settima arte non solo è riuscito ad imporsi come uno dei registi più apprezzati e di talento degli ultimi tempi, ma anche a rimanere nell’immaginario collettivo grazie a pellicole che sono diventate dei veri e propri cult; parliamo di lavori di assoluta bellezza come Toro Scatenato, Quei Bravi Ragazzi, Taxi Driver o Casinò. Negli ultimi 10 anni l’italoamericano ha girato ben 5 lungometraggi, tutti appartenenti ad un genere diverso (biografico, storico, thriller, noir), ma assieme contraddistinti da quel gusto estetico e da quelle tematiche che lo hanno sempre segnato e rappresentato. Poi nel 2011, arriva qualcosa di diverso, quasi inedito un film che apparentemente sembra indirizzato ad un pubblico più amplio, che coinvolga non solo i suoi fan, gli adulti o gli appassionati, ma le famiglie ed i giovani, esce nelle sale di tutto il mondo: Hugo Cabret.
Hugo figlio di un orologiaio è un orfano che vive nella stazione di Parigi. Siamo negli anni ’30 ed il piccoloCabret non ha alcun posto dove andare se non quella che un tempo era la casa del suo antipatico zio, il quale lo aveva preso “generosamente” sotto la propria custodia, una volta deceduto il fratello in un drammatico incidente, come aiutante. Hugo ha il compito di aggiustare gli orologi, ma al di là dei suoi doveri ed impegni giornalieri, egli nutre il forte desiderio di aggiustare un automa che suo padre aveva trovato in un vecchio museo. Le avventure del giovane orfano partono dalla stazione centrale di Parigi e lo porteranno a conoscere il grande George Méliès (Ben Kingsley) ormai anziano e proprietario di un negozio di giocattoli e sua figlia Isabelle.
Scorsese sorprende tutti con questa pellicola, che solo in apparenza si rivolge unicamente ad un pubblico di giovani e bambini e che in verità si fa manifesto dell’amore che il regista prova verso il cinema ed i suoi padri fondatori. Hugo Cabret non è solo una storia che a volte mescola realtà a avventure dalle sfumature Disneyane, esso rappresenta il più cristallino testamento, nonché omaggio, che Martin Scorsese fa al mestiere che l’ha portato avanti per tutta la vita. E’ il film più costoso di tutta la sua produzione, dove viene utilizzato un gran numero di effetti speciali, ma al contempo è quello che esteticamente raggiunge un livello di perfezione e bellezza davvero rara al giorno d’oggi, complici anche le stupefacenti scenografie di Dante Ferrettie Francesca lo Schiavo che ben si adattano ad una strabiliante ed incantevole fotografia curata daRobert Richardson. Il valore estetico, in questo lungometraggio, non è fine a se stesso, ma serve ad unire il cinema del passato (o se vogliamo precisare delle origini) curato da Méliès, il quale faceva abbondante uso della sua fantasia creando effetti pirotecnici nei suoi lavori, con quello del presente dove non abbiamo più bisogno di scenografie e teatri per creare mostri o animazioni, ma ci serviamo dei computer e degli effetti visivi più alla gran guardia. Il 3D, qui per la prima volta usato da Scorsese, è indubbiamente essenziale per sottolineare ancora come il tempo abbia portato i cambiamenti (giusti o sbagliati che siano) al cinema e come questo abbia mutato anche la concezione di fare Cinema e raccontare storie davanti ad una macchina da presa.
Sullo sfondo di tutto ciò si anima una Parigi di inizio ‘900 che sotto le incessanti, ma dolci, nevicate post – natalizie regala quel tocco fiabesco che a qualcuno potrebbe far storcere un po’ il naso, ma che nel complesso ben si adatta a questa storia cosìsemplice ed al contempo così profonda e personale, la quale, se vista con lo spirito e l’atteggiamento giusto, regalerà le stesse emozioni (magari in proporzione un tantino diverse) che già altri lavori hanno saputo dare.
La pellicola si avvale in oltre di ottime interpretazioni a partire dai giovani Asa Butterfield e Chloe Moretz, qui perfetta ed adorabile fino ad arrivare al magnifico Ben Kinglsey assolutamente adatto nella parte di un Méliès vecchio e vittima dei fantasmi e della gloria del suo passato. Tra gli attori che hanno partecipato alla produzione anche per interpretare piccoli ruoli ricordiamo Jude Law, Christopher Lee, Ray Winstone e Sacha Baron Cohen (qui nel ruolo di un perfido poliziotto). Ottime infine le musiche realizzate dall’ormai noto Howard Shore, già collaboratore di Scorsese in altre produzioni come The Departed.
Con Hugo Cabret, Martin Scorsese rende omaggio al Cinema e a chi l’ha creato, facendo a tutti noi un ripasso di chi erano i fratelli Lumiere e riportando sullo schermo i grandi capolavori del passato, mettendoci di fronte a quello che è stato il primo film proiettato in una sala cinematografica della storia, quali pellicole sono succedute e come nel tempo questa forma di intrattenimento sia diventata arte e abbia influenzato, nonché condizionato, le persone nella loro vita ed immaginazione. Questo film, oltre ad abbracciare una storia che nella sua non eccezionalità trova una cornice quasi fiabesca e ricca di incanto che può essere vista ed apprezzata sia dai più piccoli, ma sopratutto dagli adulti, è un inno alla vita, al Cinema, dove comicità, leggerezza e narrazione si fondono assieme realizzando un prodotto che ha in se qualcosa di unico, condito da scenografie, regia, fotografia, colonna sonora ed effetti visivi (qui come non mai essenziali e non fini a se stessi) davvero di grande livello.Scorsese, forse per la prima volta in modo molto chiaro per chi fino ad ora non l’avesse capito, mette a nudo la sua ammirazione ed il suo attaccamento al Cinema. Viene da chiedersi tuttavia una volta finito di guardare la pellicola se lui stesso, in fondo, non sia a conoscenza che i suoi lavori abbiano contribuito a cambiare quest’arte e renderla un qualcosa che rasenta talvolta la bellezza più sublime. Se è vero che Mr. Martin Scorsese ringrazia con completa umiltà, con una storia che vede al centro due bambini di cui uno orfano e che unisce cultura (letteratura, pittura, scultura, illusionismo) e cinema, che stratifica su più livelli di narrazione, è un dato di fatto che noi spettatori dobbiamo altresì avere il buon senso (se non il dovere) di porgere i nostri più sinceri complimenti ad un autore che ha dato un qualcosa in più ad esso rendendolo realmente magico e fuori dall’ordinario, riuscendo a sorprendere tutti con le sue storie ancora una volta!
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_matty_
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venerdì 24 gennaio 2014
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stupendo
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Capolavoro cinematografico. Cinque premi oscar meritatissimi. Solitamente il film é inferiore in bellezza al proprio libro, ma in questo caso si eguagliano, se non azzardo a dire che é quasi migliore. Martin Scorsese é riuscito benissimo nel portare sullo schermo un libro magnifico. Effetti speciale strepitosi usati bene e con intelligenza senza far vedere a chi lo guarda che quello che sta guardando non é reale. Sono senza parole.
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shiningeyes
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giovedì 21 novembre 2013
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scorsese continua a stupire!
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Martin Scorsese, a settant’anni suonati continua stupire, dirigendo film che difficilmente potrebbero essere applicabili al suo stile e alla sua età. Cosa che riesce a fare in quest’ultimo “Hugo Cabret”, tratto da un romanzo per ragazzi, dove il buon Scorsese riesce a coniugare l’animo spensierato della trama con la sua passione cinematografica, ripresa assiduamente in citazioni del cinema degli albori. Il film tratta di un bambino orfano cresciuto nella stazione di Montparnasse di Parigi che dovrà risolvere un mistero celato su un piccolo automa meccanico lasciatogli dal padre, e in questo ambiente tipicamente parigino che il lato tecnico del film si sbizzarrisce con un montaggio dinamico che ritrae perfettamente il caos di una stazione ferroviaria e il tempo che corre inesorabile, tema portante della pellicola; parliamo anche di una fotografia ben illuminata (luci al naturale), che rende visibile in maniera eccezionale le espressioni degli attori e il colorito caratteristico di una Parigi sempre più stupenda.
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Martin Scorsese, a settant’anni suonati continua stupire, dirigendo film che difficilmente potrebbero essere applicabili al suo stile e alla sua età. Cosa che riesce a fare in quest’ultimo “Hugo Cabret”, tratto da un romanzo per ragazzi, dove il buon Scorsese riesce a coniugare l’animo spensierato della trama con la sua passione cinematografica, ripresa assiduamente in citazioni del cinema degli albori. Il film tratta di un bambino orfano cresciuto nella stazione di Montparnasse di Parigi che dovrà risolvere un mistero celato su un piccolo automa meccanico lasciatogli dal padre, e in questo ambiente tipicamente parigino che il lato tecnico del film si sbizzarrisce con un montaggio dinamico che ritrae perfettamente il caos di una stazione ferroviaria e il tempo che corre inesorabile, tema portante della pellicola; parliamo anche di una fotografia ben illuminata (luci al naturale), che rende visibile in maniera eccezionale le espressioni degli attori e il colorito caratteristico di una Parigi sempre più stupenda. Valori tecnici a parte, a impreziosire lo schermo ci pensa quel talento che si chiama Asa Butterfield, primo film in cui dimostra di avere delle doti che, se coltivate, lo faranno diventare uno dei migliori attori del prossimo futuro; simpatica e tenera la parte di Sacha Baron Coen, che mostra, di non essere un solo un comico politicamente scorretto ma anche un buon attore; nonostante non sia un film prettamente serio, c’è da dire che è servito anche a dare spolvero a un attore della caratura di Ben Kingsley, impiegato in pellicole infime in questi ultimi anni. La sceneggiatura è funzionale e divertente, ma di sicuro non è la cosa che fa brillare il film. A brillare sono specialmente gli effetti speciali, resi in maniera ottimale con il 3D. Cos’altro aggiungere? Aggiungiamo un plauso per Martin Scorsese, che sa sempre variare in maniera eccellente il suo curriculum cinematografico, che gli fa mettere questo film, che di per sé non è eccezionale, nei film da vedere assolutamente per conoscere uno Scorsese diverso.
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alberteno
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domenica 15 settembre 2013
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un film bellissimo e commovente
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è stato un film che mi ha veramente commosso con una storia densa e con un messaggio su qui bisogna riflettere molto.
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valevavvy
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martedì 20 agosto 2013
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dolcemente "romantico"
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Un film decisamente romantico, ma non nel senso "amoroso" del termine.
E' una fiaba delicata, emozioni e ricordi mostrati con garbo, una ricchezza di colori e immagini che incantano letteralmente!
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zoltan73
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mercoledì 14 agosto 2013
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per poeti e sognatori...
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Sono rimasto profondamente colpito da Martin Scorsese e da questo suo lavoro che inneggia alla poesia nascosta nello stupore forse infantile degli uomini che vogliono sognare nonostante la realtà.
Questa trama che vedo emergere dal film secondo me è il filo conduttore di chi veramente cerca la vera anima del Cinema,e il modo in cui viene descritta ed esposta è veramente encomiabile.
Ci sono moltissimi spunti di riflessione.Ad esempio il tempo,che pervade tutto il film.Gli orologi da curare,nessuno si accorge della mancanza dello Zio da mesi,quasi un'immagine di Chaplin incastrato nei meccanismi di "Tempi Moderni",allegoria dell'uomo trasportato dal tempo senza rendersene conto e quale migliore ambientazione per esaltare il peregrinare senza meta dell'uomo nello spazio e nel tempo se non una stazione,per poi trovare la strada proprio nella volontà di riparare le cose,come missione ultima dell'uomo,siano esse anime o automi.
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Sono rimasto profondamente colpito da Martin Scorsese e da questo suo lavoro che inneggia alla poesia nascosta nello stupore forse infantile degli uomini che vogliono sognare nonostante la realtà.
Questa trama che vedo emergere dal film secondo me è il filo conduttore di chi veramente cerca la vera anima del Cinema,e il modo in cui viene descritta ed esposta è veramente encomiabile.
Ci sono moltissimi spunti di riflessione.Ad esempio il tempo,che pervade tutto il film.Gli orologi da curare,nessuno si accorge della mancanza dello Zio da mesi,quasi un'immagine di Chaplin incastrato nei meccanismi di "Tempi Moderni",allegoria dell'uomo trasportato dal tempo senza rendersene conto e quale migliore ambientazione per esaltare il peregrinare senza meta dell'uomo nello spazio e nel tempo se non una stazione,per poi trovare la strada proprio nella volontà di riparare le cose,come missione ultima dell'uomo,siano esse anime o automi.
Sinceramente questo film ha qualcosa di veramente poetico che posso solo giustificare con l'immenso amore che il regista dimostra per il Cinema...quello vero.
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