boffese
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lunedì 20 febbraio 2012
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scorsese in 3d
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Hugo Cabret e' la prima opera per famiglie e in 3D del regista Martin Scorsese ; si basa sulla storia del piccolo orfano Hugo , che vive furtivamente nella stazione Montparnasse a Parigi e passa le giornate coltivando la passione del padre per i meccanismi e gli ingranaggi. ma la parte significativa della pellicola , e' l'omaggio del regista americano per la nascita del sogno della settima arte grazie all'incontro di Hugo , con l'ormai anziano George Melies.
E' poetico e geniale il fatto di inserire il 3D , ( creato soprattuto per i blockbuster ) in contrapposizione ad immagini di pellicole dei primi del novecento , regalandoci splendidi scorci delle pellicole di Melies , uno dei registi piu' creativi dell'epoca.
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Hugo Cabret e' la prima opera per famiglie e in 3D del regista Martin Scorsese ; si basa sulla storia del piccolo orfano Hugo , che vive furtivamente nella stazione Montparnasse a Parigi e passa le giornate coltivando la passione del padre per i meccanismi e gli ingranaggi. ma la parte significativa della pellicola , e' l'omaggio del regista americano per la nascita del sogno della settima arte grazie all'incontro di Hugo , con l'ormai anziano George Melies.
E' poetico e geniale il fatto di inserire il 3D , ( creato soprattuto per i blockbuster ) in contrapposizione ad immagini di pellicole dei primi del novecento , regalandoci splendidi scorci delle pellicole di Melies , uno dei registi piu' creativi dell'epoca.
Come al solito Dante Ferretti e' superlativo nel ricreare un ambiantazione perfetta della Parigi degli anni 20.
E' un ottima sorpresa Asa Butterfield e la carismatica Chloe Moretz , giovani attori molto talentuosi , affiancati dal sempre bravo Ben Kingsley.
Sicuramente il punto debole e' tutto sulla sceneggiatura , lenta per la maggior parte del film e sempre di basso livello nei confronti delle immagini che sprizzano amore per il cinema ad ogni inquadratura.
Personalmente , non lo considero un capolavoro , e' sicuramente da vedere ( anche se il prezzo in 3D per una famiglia diventa non trascurabile ) perche' e' un film interessante e ben fatto per amanti del cinema. poi , non e' il mio genere e sicuramente ho trovato eccessive le 11 nomination contro le sole 3 di un capolavoro come The tree of life , per non parlare poi della dimenticanza che hanno avuto nei confronti di Drive , Shame e Carnage. ma questo e' solo un mio giudizio personale e questi sono solo gli oscar , quindi ..............................ormai ben poca cosa.
Come avevo scritto inizialmente , Scorsese si cimenta per la prima volta con una pellicola per famiglie , ma il risultato e' un opera inedita e d'autore per un pubblico maturo e dubito che i bambini si possano divertire , anche perche' cercheranno nel corso del film l'avventura , che poi non c'è !
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[+] quando il marketing danneggia un film
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pepito1948
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lunedì 20 febbraio 2012
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omaggio al cinema delle origini
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Se i Lumiere inventarono il cinematografo, fu Melies ad inventare il cinema. Forte della sua esperienza di prestigiatore e mago, costruì una rudimentale macchina da presa e inventò il primo studio, girandovi piccole fiction, ideando e mostrando sconosciuti effetti speciali, realizzando i primi esperimenti di colorazione. Insomma, dopo le pioneristiche riprese documentaristiche della realtà, Melies intuì i futuri sviluppi di un'invenzione rivoluzionaria creando storie, fondali, trucchi scenici; e se il successo improvvisamente venne meno, fu perchè in quel campo non esistevano ancora i diritti d'autore che compensassero e remunerassero i crescenti costi di produzione.
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Se i Lumiere inventarono il cinematografo, fu Melies ad inventare il cinema. Forte della sua esperienza di prestigiatore e mago, costruì una rudimentale macchina da presa e inventò il primo studio, girandovi piccole fiction, ideando e mostrando sconosciuti effetti speciali, realizzando i primi esperimenti di colorazione. Insomma, dopo le pioneristiche riprese documentaristiche della realtà, Melies intuì i futuri sviluppi di un'invenzione rivoluzionaria creando storie, fondali, trucchi scenici; e se il successo improvvisamente venne meno, fu perchè in quel campo non esistevano ancora i diritti d'autore che compensassero e remunerassero i crescenti costi di produzione. Dimenticato per decenni, fu riscoperto e glorificato, prima di cadere nell’oblio generale. A più di un secolo dalle origini, Scorsese rende omaggio al primo regista, sceneggiatore, montatore della storia del cinema, e lo fa utilizzando un racconto del 2007 fatto di parole e disegni che, attraverso le avventure di un adolescente rimasto senza famiglia, rievoca la figura e le tappe fondamentali della vita del primo cineasta. Naturalmente si tratta di un pretesto per lanciare in forma filmica il suo messaggio di amore e gratitudine verso uno dei padri ispiratori di tutti i cineasti che si sono successivamente cimentati nel mondo della celluloide, migliorandolo, perfezionandolo, ampliandone tecnologie e forme espressive. Del resto è noto che il regista americano in più occasioni ha riconosciuto le sue fonti d'ispirazione nel cinema del passato -come il nostro neorealismo post-bellico, per esempio- e lo fa con citazioni indirette (Oliver Twist di Dickens, autore da sempre molto amato e "saccheggiato" da produttori e registi) e dirette, come la riproposizione del filmato dei Lumiere sul Treno che entra in stazione del 1895 o la ricostruzione di alcuni spezzoni della copiosa produzione di Melies, come il Viaggio sulla Luna, suo massimo successo (in qualche modo ispirato a Verne). Un film sul cinema e per il cinema, a poca distanza dall'uscita di The Artist, inno al cinema muto ed alle sue evoluzioni. La stessa breve immagine di Scorsese in persona dietro una rudimentale mdp di legno richiama la modalità di Hitchcock di firmare i suoi film, facendosi così visibile portatore del messaggio di riconoscenza verso i grandi Autori di cui il film è pervaso dalla prima all'ultima scena. Questa volta Scorsese abbandona gli ambienti violenti della criminalità americana, i contesti cupi, sanguinolenti e senza speranza, la corruzione e le altre tare indelebili dell'uomo, la megalomania e la follia dilaganti (come in The Aviator) e si avvale di atmosfere favolistiche ed oniriche, dove dominano orologi, ingranaggi, ruote dentate; meccanismi in cui ogni elemento, ogni componente ha una funzione specifica ed è indispensabile per ottenere l'effetto finale; come in ogni società umana, dove ciascuno per il fatto di farne parte è attributario di un ruolo ben preciso anche se ne è ignaro, quasi per inesorabile predestinazione. Ma Scorsese, nonostante la favola si concluda felicemente, non rinuncia ad un sussulto del suo proverbiale pessimismo, quando fa dire a Melies: il lieto fine esiste solo nei film. Altra grande prova del Maestro americano, perfetto in ogni inquadratura, attento al più piccolo dettaglio, ineguagliabile nelle ricostruzioni d'ambiente, coadiuvato dalla fantasia e dalla creatività tecnica del fedele e straordinario Dante Ferretti. Giù il cappello.
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(di barbara simoncini)
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petrolbenz
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domenica 19 febbraio 2012
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dall'inanimato metallo all'animo umano
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La trama incide un messaggio profondo nella scena finale. Cuori infranti e appassiti che rifioriscono traverso l'esistenza di un bamboccio di metallo, un lieto fine che fa riflettere. Meraviglioso fantastico il Tre D e le scenografie, se pur lento non è pesante. Di grande spessore l'interpretazione dei personaggi. Un Capolavoro.
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writer58
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sabato 18 febbraio 2012
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l'automa e la luna
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Partiamo dalla fine, quando il titolare del negozio di giocattoli della stazione di Montparnasse si palesa come George Meliès, uno dei primi e più geniali registi della storia del cinema. Ex mago e illusionista, Meliès riusciva a trasporre nelle sue pellicole l'universo surreale, colorato e fantastico che ricreava nei teatri quando si esibiva nei suoi spettacoli di prestidigitazione. E' un cinema popolato da scheletri danzanti, razzi che volano sulla faccia della luna e la colpiscono in un occhio, diavoli armati di tridente e corna che spuntano dalle fauci di una fiera gigantesca,ambienti sottomarini dove improbabili pesci danzanti puntano verso un attore vestito elegantemente con un completo bianco, personaggi seduti su falci di luna e stelle comete che paiono tratte da un presepe di cartapesta.
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Partiamo dalla fine, quando il titolare del negozio di giocattoli della stazione di Montparnasse si palesa come George Meliès, uno dei primi e più geniali registi della storia del cinema. Ex mago e illusionista, Meliès riusciva a trasporre nelle sue pellicole l'universo surreale, colorato e fantastico che ricreava nei teatri quando si esibiva nei suoi spettacoli di prestidigitazione. E' un cinema popolato da scheletri danzanti, razzi che volano sulla faccia della luna e la colpiscono in un occhio, diavoli armati di tridente e corna che spuntano dalle fauci di una fiera gigantesca,ambienti sottomarini dove improbabili pesci danzanti puntano verso un attore vestito elegantemente con un completo bianco, personaggi seduti su falci di luna e stelle comete che paiono tratte da un presepe di cartapesta. E' un tripudio di forme e archetipi fantastici, di effetti speciali (Meliès inventò la dissolvenza, l'esposizione multipla, il montaggio), di colorate e dinamiche allegorie dell'inconscio.
Hugo Cabret è un bambino orfano che vive nella stazione ferroviaria e si dedica alla riparazione del grande orologio di Montparnasse. Ha ereditato da suo padre un automa la cui funzione è sconosciuta, fino a quando riesce a trovare una chiave di accesso che lo anima e lo rivela come uno degli ingegnosi congegni di Meliès. Il rapporto tra i due, inizialmente tempestoso e basato sul rifiuto da parte dell'anziano, diventerà una sorta di iniziazione spirituale per Hugo e una rinascita per il regista che, in un momento di sconforto, aveva distrutto tutte le sue opere.
"Hugo Cabret" ha l'andamento di una fiaba antica, con personaggi che sembrano usciti da una scatola di giocattoli degli anni '20: il poliziotto, la fioraia, la signora col cane, i passanti della stazione sembrano soldatini di piombo animati, che interagiscono tra di loro mediante un repertorio di possibilità limitate e prestabilite. Lo stesso rapporto tra Hugo e la figlia adottiva di Meliès appare mutuato da una favola: due minuti di diffidenza iniziale e poi una solida complicità che li porta a svelare la vera identità del giocattolaio.
Non è sul piano della trama, della verosimiglianza narrativa,tuttavia, che va cercato il punto di forza del film. "Hugo Cabret" è un omaggio alla dimensione fantastica del cinema degli esordi e dell'espressione creativa. La tecnologia 3 D esalta questa scelta, conferendo una profondità onirica persino agli ingranaggi degli orologi e dei congegni meccanici.
Sotto questo aspetto, l'ultimo film di Scorsese appare un lavoro eccellente e si discosta in modo significativo dalla produzione recente dell'autore che rappresenta, con la sua versatilità e la sua maestria, uno dei più grandi registi viventi.
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giapda
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venerdì 17 febbraio 2012
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una bella sorpresa
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sarebbero 4 e 1/2 ma 5 stelle per bilanciare chi lo giudica noioso e gli attribuisce una stella, capisco che ognuno ha i suoi gusti ma oggettivamente questo è un bellissimo film.
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fedinz
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venerdì 17 febbraio 2012
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omaggio al padre degli effetti speciali
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Il piccolo Hugo, rimasto orfano dopo un tragico incidente, viene confinato dal suo unico parente rimasto in vita, uno zio ubriacone, nell’ala abbandondata della stazione centrale di Parigi. Qui il ragazzo metterà in pratica i segreti del mestiere del padre orologiaio, rimettendo in sesto tutti gli ingranaggi degli orologi e cercando di riportare in vita un piccolo automa metallico al quale stava lavorando il papà prima di andarsene. Ad aiutarlo nell’impresa sarà Isabelle, la sua compagna d’avventure che riesce a recuperare l’ultimo pezzo mancante: una chiave a forma di cuore. I due ragazzi sono un piacevole contorno della veria storia che vuole raccontare Scorsese, quella del secondo padre del cinema dopo i fratelli Lumiere: Georges Melies.
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Il piccolo Hugo, rimasto orfano dopo un tragico incidente, viene confinato dal suo unico parente rimasto in vita, uno zio ubriacone, nell’ala abbandondata della stazione centrale di Parigi. Qui il ragazzo metterà in pratica i segreti del mestiere del padre orologiaio, rimettendo in sesto tutti gli ingranaggi degli orologi e cercando di riportare in vita un piccolo automa metallico al quale stava lavorando il papà prima di andarsene. Ad aiutarlo nell’impresa sarà Isabelle, la sua compagna d’avventure che riesce a recuperare l’ultimo pezzo mancante: una chiave a forma di cuore. I due ragazzi sono un piacevole contorno della veria storia che vuole raccontare Scorsese, quella del secondo padre del cinema dopo i fratelli Lumiere: Georges Melies. Un uomo visionario e creativo che mise su pellicola i sogni più estremi mai raccontati fino a quel momento. Una Parigi magica in 3D per un film che riesce a mischiare storia e favola ma senza colpi di scena.
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dannyj
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giovedì 16 febbraio 2012
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that's cinema
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Quando mi hanno proposto di andare a vedere questo film di Scorsese in dicembre [a Parigi, N.d.R.], il mio entusiasmo era meno di zero: l'ultimo prodotto di un regista che ammiro senza esserne un grande fan, in più in 3D e focalizzato su un bambino...ci sono andato controvoglia, e sono stato felice di essermi sbagliato. Come già sottolineato da altri, si tratta di una celebrazione della storia del cinema e di uno dei suoi più straordinari pionieri cui il sempre ottimo Ben Kingsley ha prestato il volto.
Ho rivisto questo film pochi giorni fa per poter coglierne appieno le citazioni e la maestria: molto difficilmente mi sono lasciato trasportare come da questa pellicola nel mondo della celluloide.
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Quando mi hanno proposto di andare a vedere questo film di Scorsese in dicembre [a Parigi, N.d.R.], il mio entusiasmo era meno di zero: l'ultimo prodotto di un regista che ammiro senza esserne un grande fan, in più in 3D e focalizzato su un bambino...ci sono andato controvoglia, e sono stato felice di essermi sbagliato. Come già sottolineato da altri, si tratta di una celebrazione della storia del cinema e di uno dei suoi più straordinari pionieri cui il sempre ottimo Ben Kingsley ha prestato il volto.
Ho rivisto questo film pochi giorni fa per poter coglierne appieno le citazioni e la maestria: molto difficilmente mi sono lasciato trasportare come da questa pellicola nel mondo della celluloide...e credo che per una volta non sia stato azzardato associare l'universo infantile alla celebrazione/riscoperta della nascita del cinema
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thorwald
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giovedì 16 febbraio 2012
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genio sognante.
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Solo Scorsese può rendere geniale e visionario una cosa fatta di elementi così classici.....consigliatissimo, e non fatevi ingannare dalle apparenze!!!!
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stewe85
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giovedì 16 febbraio 2012
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inconcludente e noioso. 3d fine a se stesso.
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Un film in 3D, ok. Ma poi? Tanto 3D, fin troppo, per una trama più che banale sull'ennesimo orfanello e il suo rapporto con l'ennesimo anziano burbero ma dal cuore tenero, uno sviluppo che sembra non iniziare mai. La trama e il messaggio possono essere riassunte in due scenette, il resto è solo scenografia in 3D. Bella si, ma solo scenografia e solo per quella ho dato due stelline perchè del resto non ho trovato proprio niente di buono in questa favoletta natalizia. Non lo consiglio assolutamente.
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chaoki21
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mercoledì 15 febbraio 2012
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magico
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un film per chi ama il cinema, per chi ama sognare
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