barbara simoncini
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domenica 26 febbraio 2012
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la macchina dei sogni
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Leggo all'inizio che è un film per ragazzi e storco il naso. Vado a vederlo molto prevenuta e di mala voglia pensando alla solita noia che sfrutta la fama di un regista eccellente. Sopresa: il film è incantevole, bellissimo, delicato, complesso, coinvolgente! E' tutto eccellente: la fotografia, il montaggio, i costumi, la scenografia, il cast...gli attori poi, sono sublimi! Scorsese ha girato un film totalmente diverso daqi suoi confini e ha costruito con pazienza e precisone4 certosina una cattedrale delle meraviglie sulla storia del cinema inteso come macchina dei sogni, sfiorando con delicatezza persino il dolore di certe assenze come l'assenza di un padre, l'assenza di una famiglia, l'assenza dell'amore e il tutto visto e interpretato dal duplice sgardo di Hugo che è un bambino che ha già capito il senso della vita e di Papà George, un vecchio che invece quel senso l'ha smarrito.
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Leggo all'inizio che è un film per ragazzi e storco il naso. Vado a vederlo molto prevenuta e di mala voglia pensando alla solita noia che sfrutta la fama di un regista eccellente. Sopresa: il film è incantevole, bellissimo, delicato, complesso, coinvolgente! E' tutto eccellente: la fotografia, il montaggio, i costumi, la scenografia, il cast...gli attori poi, sono sublimi! Scorsese ha girato un film totalmente diverso daqi suoi confini e ha costruito con pazienza e precisone4 certosina una cattedrale delle meraviglie sulla storia del cinema inteso come macchina dei sogni, sfiorando con delicatezza persino il dolore di certe assenze come l'assenza di un padre, l'assenza di una famiglia, l'assenza dell'amore e il tutto visto e interpretato dal duplice sgardo di Hugo che è un bambino che ha già capito il senso della vita e di Papà George, un vecchio che invece quel senso l'ha smarrito. Il bambino è portatore della forza e della freschezza dei sogni e delle speranze e il vecchio è "l'automa rotto da aggiustare" con la linfa della creatività e dei sogni. Il cinema al apri della magia rende questo possibile! I riferimenti letterari sono molti: da Vernes (a cui si ispira lo steam-punk moderno) ad E.T.A. Hoffmann e Dickens e così i riferimenti cinematografici in una sapiente e minuziosa architettura dove nulla è lasciato al caso nemmeno le sfumature pastello delle prime pellicole cinematografiche. Anche i personaggi secondari sono dotati di uno spessore e di una umanità senza pari come la coppia di anziani alla stazione, l'ispettore (un incredibile Sacha Baron Coen) ed altri....vorrei citarli tutti ma lo spazio è poco. E' una magnifica favola ed un'opera d'arte del cinema
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[+] sono pienamente d'accordo
(di daniele chierico)
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runondown
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sabato 25 febbraio 2012
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la sospensione della realtà
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Quando si vede un film, i sensi che vengono coinvolti sono quelli della vista e dell’udito. Gli occhi, ovviamente, sono i primi ad essere sollecitati, e questo accade attraverso le immagini delle scene che scorrono in sequenza sullo schermo; simultaneamente, l’ascolto dei dialoghi e l’accompagnamento di rumori, suoni e musica avvolgono lo spettatore e lo portano a vivere un’esperienza per la quale lo spettatore dimentica dove si trova ed “entra” psicologicamente nella storia raccontata dal film.
Questo fenomeno di sospensione della realtà è tanto più forte e sensibile quanto più il film ha la capacità di rappresentare e suscitare emozioni, come se lo spettatore stesso si identificasse con la storia che stanno vivendo gli attori.
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Quando si vede un film, i sensi che vengono coinvolti sono quelli della vista e dell’udito. Gli occhi, ovviamente, sono i primi ad essere sollecitati, e questo accade attraverso le immagini delle scene che scorrono in sequenza sullo schermo; simultaneamente, l’ascolto dei dialoghi e l’accompagnamento di rumori, suoni e musica avvolgono lo spettatore e lo portano a vivere un’esperienza per la quale lo spettatore dimentica dove si trova ed “entra” psicologicamente nella storia raccontata dal film.
Questo fenomeno di sospensione della realtà è tanto più forte e sensibile quanto più il film ha la capacità di rappresentare e suscitare emozioni, come se lo spettatore stesso si identificasse con la storia che stanno vivendo gli attori.
L’ultimo film di Martin Scorsese, Hugo Cabret (Usa, 2011), racconta gli inizi dell’arte cinematografica attraverso le sperimentazioni di George Meliès, uno dei primi registi che sfruttarono con creatività e fantasia l’invenzione della pellicola in movimento.
Hugo Cabret è un bambino, figlio di un orologiaio; già orfano di madre, viene affidato ad uno zio quando anche il padre perde la vita in un incidente. Al bambino viene affidato dallo zio il compito della carica e della manutenzione degli orologi della stazione ferroviaria di Paris Montparnasse.
Hugo vive praticamente in clandestinità, si muove come un invisibile nei luoghi frequentati dai viaggiatori. Il suo scopo è quello di riparare un vecchio congegno meccanico che aveva recuperato suo padre da uno dei tanti luoghi dove si abbandonano le cose che non servono più. Questo scopo è anche una missione di vita, perché il congegno è un automa di forma umana in grado di poter scrivere. Hugo spera che una volta completata la riparazione, l’automa scriva un messaggio che gli avrebbe lasciato suo padre.
Fin qui l’avvio della storia, il seguito merita di essere lasciato in sospeso. Ma quello che non si può tacere è l’evidente aspettativa che viene riposta dal bambino nell’oggetto inanimato.
Non si può non leggere in questo anche una visione che vale ancora per i giorni di oggi, quando ci si affida a computer che sembrano saper fare tutto, o a sempre più evoluti telefoni cellulari che aiutano a comunicare virtualmente con le persone evitando però di farle incontrarle.
La sospensione della realtà può essere una scelta nel vedere un film, ma non deve rappresentare un modo di vivere che esclude le persone dalla realtà. Nessun mezzo tecnico può sostituire un abbraccio o una stretta di mano. Hugo Cabret aiuta a capire anche questo, è un film che guarda al passato ma il suo messaggio più che per il futuro resta un monito per il presente.
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ilaskywalker
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sabato 25 febbraio 2012
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favolismo felice
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L’ennesimo film che non mi convince perché troppi buoni sentimenti. Poi poco organico, intricati accadimenti senza plausibile collante finale -Plausibile, aggettivo con cui al cinema meglio non partire-; gente che muore all’improvviso senza dare spiegazioni, in certi punti stucchevole al limite della gag “oh mamma eri bellissima!”, tutti si mettono con tutti nell’happy ending.
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L’ennesimo film che non mi convince perché troppi buoni sentimenti. Poi poco organico, intricati accadimenti senza plausibile collante finale -Plausibile, aggettivo con cui al cinema meglio non partire-; gente che muore all’improvviso senza dare spiegazioni, in certi punti stucchevole al limite della gag “oh mamma eri bellissima!”, tutti si mettono con tutti nell’happy ending.
E’ un film su un orfano? mmmah/eh
E’ un film su Méliès? già meglio, molto carino.
Ma ovviamente è un film su entrambi e io non ho capito niente e avete ragione tutti e ben mi stanno i sobborghi sporchi di Scorsese abitati dai personaggi psicolabili, non c’è più niente da fare ormai.
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noodles76
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venerdì 24 febbraio 2012
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c'era una volta il cinema...
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La prima volta che sono entrato in un cinema avevo 8 anni...fu amore a prima vista.
Perchè avevo capito che quello era un posto magico,in cui sarebbe stato semplice sognare...e fuggire... Questa magia -ancora oggi- continua.
Mi immergo nel buio di una sala e mi lascio trasportare...e,per lunghi momenti,mi sottraggo alle bruttezze della realtà circostante.
Il cinema è un mezzo di trasporto,di riflessione...ed è stato il mio mezzo di crescita.
Ha alimentato la mia curiosità,ha indicato la mia strada...
Dietro ad un film c'è un regista che vuole dire qualcosa,vuol lasciarci un messaggio.
Dietro ad un film c'è -quasi sempre- un libro,scritto da qualcuno;il quale,a sua volta,vuole dirci qualcosa.
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La prima volta che sono entrato in un cinema avevo 8 anni...fu amore a prima vista.
Perchè avevo capito che quello era un posto magico,in cui sarebbe stato semplice sognare...e fuggire... Questa magia -ancora oggi- continua.
Mi immergo nel buio di una sala e mi lascio trasportare...e,per lunghi momenti,mi sottraggo alle bruttezze della realtà circostante.
Il cinema è un mezzo di trasporto,di riflessione...ed è stato il mio mezzo di crescita.
Ha alimentato la mia curiosità,ha indicato la mia strada...
Dietro ad un film c'è un regista che vuole dire qualcosa,vuol lasciarci un messaggio.
Dietro ad un film c'è -quasi sempre- un libro,scritto da qualcuno;il quale,a sua volta,vuole dirci qualcosa.
Persone ispirate da altre persone.
E' così da sempre...
Ognuno di noi è un piccolo ingranaggio,e tutti quanti facciamo parte di un unico -immenso- meccanismo.Chi trova il senso giusto delle proprie funzioni riesce a far girare il mondo e,quindi,anche la sua vita.
C'è un film che da grande risalto,forma e colore a tutte queste sensazioni ed emozioni;e da cui ho preso spunto in queste mie riflessioni.
Un film che ha -nel suo titolo- il nome di una persona,di un bambino:Hugo Cabret.
Se siete persone sensibili,ricettive e amate il cinema dovete assolutamente vedere quest'ultima,inusuale,pellicola di Martin Scorsese.
Ho amato questo film perchè è colmo di Cinema e di Arte.E anche perchè è riuscito -per un paio d'ore- a farmi tornare bambino.
E' questa la vera Magia di Hugo,ovvero del Cinema. Incanta tutti,grandi e piccoli.
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riccardo t.
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venerdì 24 febbraio 2012
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capolavoro
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Hugo Cabret
Hugo Cabret è un ragazzino orfano che vive da solo nei meandri di una stazione ferroviaria parigina negli anni Trenta. Dopo essersi imbattuto in un macchinario da ricostruire e in una ragazza eccentrica, il ragazzino entrerà in contatto con un anziano e misterioso gestore di un negozio di giocattoli, finendo risucchiato in una magica e misteriosa avventura.
Apparentemente film di genere favolistico su un ragazzo che deve trovare il suo posto nel mondo, e attraverso il mistero di un automa riuscirà nel suo intento nel trovare una famiglia, e nell’aiutare un certo Georges Mellies a ritrovare il suo passato e il suo scopo.
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Hugo Cabret
Hugo Cabret è un ragazzino orfano che vive da solo nei meandri di una stazione ferroviaria parigina negli anni Trenta. Dopo essersi imbattuto in un macchinario da ricostruire e in una ragazza eccentrica, il ragazzino entrerà in contatto con un anziano e misterioso gestore di un negozio di giocattoli, finendo risucchiato in una magica e misteriosa avventura.
Apparentemente film di genere favolistico su un ragazzo che deve trovare il suo posto nel mondo, e attraverso il mistero di un automa riuscirà nel suo intento nel trovare una famiglia, e nell’aiutare un certo Georges Mellies a ritrovare il suo passato e il suo scopo.
Ma Hugo Cabret è molto di più, oltre a essere uno dei migliori film dell’anno, è un blockbuster d’autore. Favola epica e uno dei migliori nella filmografia Scorsesiana, è una favola sul cinema, sulla sua genesi, sull’incanto e la voglia di stupire che non ha mai cambiato la settima arte pur cambiando i mezzi per raccontare; così si compie il discorso meta cinematografico di Scorsese omaggiare il cinema delle origini con il nuovo, con il futuro, raccontare il passato con il presente e lo fa al meglio visto che il 3D di Hugo è meraviglioso, ma oltre a tale riflessione, il film è uno dei più personali del regista, che assume varie personalità in questo film, lui è Hugo, con la passione di aggiustare le cose che non funzionano come il regista che si prodiga nel restauro di pellicole classiche, Scorsese è Mellies, diversi strumenti, uguale obbiettivo rendere magica l’esperienza cinematografica, infine Scorsese è anche tutti noi, che ci stupiamo e meravigliamo di fronte al rumore di un proiettore.
Hugo trasuda amore per il cinema per tutta la sua durata, il cinema visto come arte , come “fabbrica dei sogni”, come poesia, Hugo è pura passione, fin dalla prima inquadratura una carrellata su Parigi, poi lo sguardo “cinematografico” di Hugo che osserva la vita nella stazione, come noi osserviamo il film.
Pieno di citazioni che non appaiono mai ne intellettualistiche ne didascaliche ma ne ampliano solo il valore artistico e la sincerità del progetto, e il profondo amore per tale arte. Da i film di Méliès, come “Vojage Dans La Lune”, o i fratelli Lumiere e “L’arrivo del treno alla stazione”, all’automa che ricorda Metropolis, all’Harold Lloyd di Safety Last, Charlie Chaplin, Buster Keaton e tanti altri.
Tutto il cast in splendida forma, dal protagonista Asa Butterfield brillante sognatore alla scoperta dell’incanto cinematografico, il talento puro di Chloe Moretz, l’omaggio-tributo di Sacha Baron Cohen ai grandi caratteristi del muto, e infine un mostruoso Ben Kingsley che interpreta il grande pioniere Méliès.
Dal punto di vista tecnico il film è pura perfezione , sfarzoso e barocco nella messa in scena, ogni aspetto eccelle dalla fotografia luminosa e brillante di Richardson, alle mirabolanti scenografie della coppia Ferretti-Lo Schiavo, al montaggio denso di ritmo, alla ricostruzione minuziosa degli ambienti ,all’utilizzo degli effetti speciali quasi artigianali, alla sempre virtuosistica regia di Martin Scorsese, che ci invita in questo suo omaggio, vero, poetico e strabiliante al cinema.
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shanks
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venerdì 24 febbraio 2012
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la magia del cinema
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Il piccolo Hugo ha un sogno: riabbracciare il padre. Seppur metaforicamente.E ci proverà, grazie all'aiuto di una coetanea, di misteriosi personaggi ed alla "magia".
Basandosi su una figura esistita realmente, Scorsese sforna il suo omaggio al Cinema, citando titoli e cineasti che hanno inventato un mondo nuovo. Tecnicamente meraviglioso (l'unico film dopo Avatar che meriti il 3D), Hugo Cabret ci scaraventa in una era lontana, sacra per gli appassionati della settima arte, nella quale viene svelata la figura di George Melies, padre del cinema favolistico, ormai inaridito da anni di oblio e ingannato proprio dalla sua creatura.
Il Cinema quindi come elemento trainante della trama, ma anche l'amicizia, che salderà rapporti non facili e un debito dovuto dal destino.
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Il piccolo Hugo ha un sogno: riabbracciare il padre. Seppur metaforicamente.E ci proverà, grazie all'aiuto di una coetanea, di misteriosi personaggi ed alla "magia".
Basandosi su una figura esistita realmente, Scorsese sforna il suo omaggio al Cinema, citando titoli e cineasti che hanno inventato un mondo nuovo. Tecnicamente meraviglioso (l'unico film dopo Avatar che meriti il 3D), Hugo Cabret ci scaraventa in una era lontana, sacra per gli appassionati della settima arte, nella quale viene svelata la figura di George Melies, padre del cinema favolistico, ormai inaridito da anni di oblio e ingannato proprio dalla sua creatura.
Il Cinema quindi come elemento trainante della trama, ma anche l'amicizia, che salderà rapporti non facili e un debito dovuto dal destino.
Ma qualcosa non funziona fino in fondo; è come se la pellicola, in tutta la sua semplicità e forse scontatezza, si volesse eclissare, lasciando tutta la ribalta a filmati d'epoca che stravincono il confronto, contro un lavoro che ha 110 anni di esperienza alle spalle.
Ecco, forse è questa la magia del cinema.
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flyanto
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mercoledì 22 febbraio 2012
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un atto d'amore nei confronti del mondo del cinema
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Apologia in chiave favolistica sulla storia del cinema (qui si parla anche della figura di Georges Meliès, il padre dei primi effetti speciali nel cinema dopo i fratelli Lumières). Ben fatto, un racconto per grandi e piccini e, soprattutto, da vedersi come un gesto d'amore per tutto il mondo del cinema in generale da parte di Martin Scorsese (qui anche nelle vesti di una comparsa). Da ammirare soprattutto la rappresentazione delle scene (intrise di immagini illusorie e fascinatorie, come del resto dovevano essere quelle dei primi fotogrammi cinematografici) ed il loro montaggio. Ma la nomination ad 11 Oscar, personalmente, mi pare un pò eccessiva se il film viene poi contrapposto al miglior, sempre secondo il mio modesto parere, "The Artist", anch'esso in lizza per l'ambita statuetta.
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babis
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martedì 21 febbraio 2012
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errata corrige
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Scusate tanto, nella mia recensione su Hugo Cabret ho scritto che il regista del film è Spielberg, mentre il regista è Scorsese. Chiedo scusa; il giudizio sul film, ovviamente, non cambia.
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babis
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lunedì 20 febbraio 2012
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avventura per tutti
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Ancora una volta Steven Spielberg stupisce il suo pubblico con una piacevole storia di avventura per ragazzi, e non solo. Il piccolo Hugo, che vive all'interno dell'orologio della stazione di Parigi, cerca in tutti i modi di riprendersi un taccuino di appunti del padre, per capire, quale sia il suo posto ed il suo ruolo nel mondo; ed in questo modo riporterà al suo pubblico il creatore di altre storie magiche che provengono dagli albori del cinema.
L'interpretazione di tutti gli attori è veramente ottima, soprattutto il giocattolaio interpretato da Ben Kingsley, che si rivede finalmente dopo tanto tempo; certamente anche il piccolo Hugo non è da meno.
Scenografia, effetti speciali ed ambientazione contribuiscono a calare lo spettatore nel magico mondo del cinema del passato.
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Ancora una volta Steven Spielberg stupisce il suo pubblico con una piacevole storia di avventura per ragazzi, e non solo. Il piccolo Hugo, che vive all'interno dell'orologio della stazione di Parigi, cerca in tutti i modi di riprendersi un taccuino di appunti del padre, per capire, quale sia il suo posto ed il suo ruolo nel mondo; ed in questo modo riporterà al suo pubblico il creatore di altre storie magiche che provengono dagli albori del cinema.
L'interpretazione di tutti gli attori è veramente ottima, soprattutto il giocattolaio interpretato da Ben Kingsley, che si rivede finalmente dopo tanto tempo; certamente anche il piccolo Hugo non è da meno.
Scenografia, effetti speciali ed ambientazione contribuiscono a calare lo spettatore nel magico mondo del cinema del passato...che bei tempi! Un film da vedere.
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[+] steven spielberg??? alla faccia che lapsus!!!
(di moghi)
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chaoki21
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lunedì 20 febbraio 2012
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non ho parole
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unico pregio è che in questo film la tecnologia 3d è stata utilizzata in modo fantastico, ma direi che ci fermiamo qua. La trama non è stata per niente coinvolgente, si assiste a passaggi lentissimi. Si tratta di un omaggio al cinema, alle sue origini, alle sue capacità di suscitare emozioni. Se cercate un'avventura o una bella trama hugo cabret non fa per voi e neanche per me. le 11 nomination mi lasciano molto perplesso, può valere la pena di guardare un film solo per un'ambientazione particolare e un fantastico utilizzo del 3d? la mia risposta a questa domanda è no. Poi nulla in contrario a george meliés ma francamente si assiste ai passaggi delle sue vecchie pellicole come se si stesse guardando un documentario e non un film.
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