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Lettera a Michele Placido: tutto inutile

Pino Farinotti scrive a Michele Placido.
di Pino Farinotti


martedì 7 settembre 2010 - Focus

La lettera
Caro signor Placido, le scrivo in merito alla nota vicenda Vallanzasca. Una goccia nel mare naturalmente, ma vediamo un po' di lasciarla cadere. Mi muovo da una premessa che potrebbe sembrare una excusatio, ma mi creda, non lo è. Voglio partire mostrando che non ho assolutamente pregiudizi su di lei. Quando uscì Romanzo criminale scrissi che era il più bel film italiano della stagione. E ho molto amato Un viaggio chiamato amore. La storia di due poeti, Aleramo e Campana, mi sembrò un respiro pulito, e coraggioso (certo non pensò al botteghino) nella massa triste e poco utile del cinema italiano. Per Vallanzasca dico questo, riferendomi al "dopo" naturalmente: è tutto inutile. Inutili gli argomenti a favore, quelli contro. Sappiamo già tutto. Sappiamo dell'eroe e dell'antieroe, dell'emulazione e della presa di distanza, dell'esempio a fin di bene e del diritto di raccontare tutto. Tutto è risaputo, dunque tutto è banale. E so bene che lei non ne è preoccupato, ma se mai lo fosse, si tranquillizzi. Quando partono i titoli di coda di un film - se è importante, se è stato fatto per il dibattito e lo scandalo- il pubblico si divide. Una parte ama il film, una parte lo odia.
Diciamo che i due gruppi possono equivalersi. E anche i gruppi che agiscono dopo, i critici, gli opinionisti, il business, la cultura eccetera, si equivalgono. È assodato che non esiste una verità, una sola, non c'è più niente di univoco. A fronte di un pensiero c'è sempre un contro-pensiero che lo annulla, e così siamo sempre allo zero. Per questo dico che è tutto inutile. Solo un segmento non è inutile, mi riferisco all'intervento di Emanuela Piantadosi, presidente dell'associazione Vittime del dovere. Certo la Piantadosi ha tutte le ragioni. Lì non ci sono chiacchiere sull'estetica o sulla morale, lì c'è il dolore vero, il sangue non era pomodoro. E credo che lei dovesse rispondere alla signora senza aggressività. E senza arroganza, anche se l'arroganza, per chi si espone come lei, è un'arma utile. Ribadisco: tutto inutile, e propongo un solo, semplice, onnicomprensivo argomento: la censura. L'ho detto più volte: la censura è peggio di tutto, anche di Vallanzasca. Una volta determinato il concetto "siamo sempre allo zero, dunque niente serve a niente", credo invece che meriti qualche considerazione la sua conferenza stampa.
E qui, signor Placido, le dico a fronte dei due titoli sopra citati, che non mi è piaciuto Il grande sogno: una citazione che tornerà alla fine della mia lettera. Era un film banale: i buoni troppo buoni, i cattivi troppo cattivi e... ignoranti. Una visione sorpassata e scontata del sessantotto. Una coccarda del pensiero debole. Nella sua conferenza stampa lei ha detto "... ci sono persone che stanno in parlamento e hanno fatto peggio di lui..." Una volta ero presente a un diverbio fra un automobilista e un vigile che lo stava multando. Diceva l'automobilista "lei è qui a perdere tempo con me invece di mettere dentro i mafiosi che sono a piede libero." È lo stesso pensiero del parlamento, e non è un gran pensiero. È debole, manca la cultura, e da un artista importante come lei ci si aspetta anche la cultura. Lei dice anche "... come potevo esaltare un criminale, nei film ho fatto Padre Pio... ho fatto il medico del papa... coso, come si chiama..." Se lei avesse pronunciato quel nome, mi creda, non ne sarebbe stato sminuito.
Si può capire che lei sia sedotto dalla parte oscura, criminale, dell'antieroe, ormai è un assunto che l'eroe senza macchia non interessa a nessuno. L'antieroe, il maledetto, il criminale, il trasgressivo, il disobbediente, è molto più stimolante, ti permette una lettura articolata della realtà, e del sociale. Ma lei, Placido, è diventato Placido facendo il commissario Cattani. E non c'è eroe moderno, più eroe di quello: neppure una macchia. E quel personaggio, e quella fiction, ha occupato il mondo. È primatista italiana in quel senso. Dico col sorriso "lei ha tradito Cattani" e aggiungo con un po' di enfasi ( e mantenendo il sorriso) "ha tradito se stesso". Signor Placido lei è certo un buon regista, sa "girare". L'auspicio, il mio, è che si applichi ad altre storie. Concludo ... in un sospetto, che mi riguarda. Temo che anche il mio ragionamento sulla sua conferenza stampa sia inutile. Sempre per via del pensiero e contro-pensiero.

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