Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Pupi Avati |
Attori | Osvaldo Ruggieri, Brian Fenzi, Riccardo Lucchese, Marcello Caroli, Fabrizio Bentivoglio, Lucia Gruppioni, Cesare Cremonini (II) Gianluca Cammisa, Damiano Russo, Adriano Saleri, Erika Blanc, Francesca Neri, Tony Campanozzi, Serena Grandi, Vincenzo Crocitti, Manuela Morabito, Lino Capolicchio, Gianni Cavina. |
Uscita | venerdì 8 ottobre 2010 |
Tag | Da vedere 2010 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,30 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 20 marzo 2014
Argomenti: Amnesia
Lino e Chicca si amano ancora dopo tanti anni nonostante la mancanza di figli. Il vero problema arriva quando lui si ammala. Il film ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Una sconfinata giovinezza ha incassato 1 milioni di euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Lino Settembre e Chicca sono sposati da tanti anni. Un matrimonio felice e affiatato, nonostante le differenze: lui giornalista sportivo per il Messaggero, lei docente universitaria di filologia romanza, proveniente da una famiglia di primari e pianisti, dove tutti figliano come conigli. Lino e Chicca non hanno figli, non sono arrivati, ma quando Lino comincia ad accusare i primi segni di una demenza senile precoce e degenerativa, Chicca si trova a fargli da mamma, ad occuparsene come fosse un bambino.
Dopo Gli amici del bar Margherita, riuscita tessitura di una serie di ricordi dell'adolescenza del regista, Una sconfinata giovinezza appare subito tenuta insieme da un'idea narrativa molto più salda e forte, una storia nel senso più pieno del termine, come poche se ne trovano nel cinema italiano. Pupi Avati non è certo il primo ad aver toccato il tema umanissimo della trasformazione dell'amore coniugale in amore filiale, la letteratura lo esplora da sempre e il cinema lo ha fatto a suo modo recentemente col Benjamin Button di Fincher, ma Avati lo fa ora nel cinema italiano, col suo linguaggio particolare, quasi un idioletto, distinto dalla lingua madre delle produzioni romanocentriche.
Peccato che le scelte di regia non sostengano la dolorosa poesia della trama: peccato per le musiche enfatiche, da drammone, e per il seppia delle sequenze di Lino bambino, che costituiscono in assoluto la parte più magica del film. Può darsi che nella memoria del regista, quei ricordi - perché son tutti veri: dal cane Perché all'incidente d'auto mortale, dalla straordinaria vicenda del brillante ai non meno straordinari fratelli Nerio e Leo - siano registrati con quei colori, ma è più facile che l'artificio filmico canonizzato si sia imposto prima sulla mente che dirige e poi sulla mano che traduce. E peccato, infine, per quei piccoli tentativi di giocare con gli obiettivi per rendere lo spaesamento dettato dalla malattia, insicuri e fuori tono.
Eppure, nonostante tutto questo, che poco non è, il film ha una potenza emotiva irresistibile e tocca corde profonde, che hanno a che fare con la sorte dell'uomo e il bizzarro e struggente mistero dell'infanzia che non finisce mai e, anzi, torna prepotentemente al tramonto (o in autunno, come il cognome del personaggio pare suggerire), non si sa se più per beffa o per consolazione.
Bentivoglio è quello che un protagonista dovrebbe essere: l'unico interprete possibile per quel ruolo, ma gradito è anche il ritorno di Capolicchio e di Cavina, con i loro ruoli ambigui e le loro ombre, che illuminano, per contrasto, l'innocenza del personaggio principale, la sua perdita di ogni retropensiero e l'adesione terminale e totale a una bugia da bambini.
Per Avati ancora e sempre la vita è come un film: giunta alla fine si riguarda dall'inizio.
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C’è una malattia degenerativa che distrugge la vita degli altri, si chiama alzheimer, sono circa 800.000 le persone colpite da demenza oggi in Italia. Pupi Avati ha pubblicato per Rizzoli “Una sconfinata giovinezza”, da cui ha tratto il bellissimo film oggi nelle sale. Il protagonista Lino Settembre (Fabrizio Bentivoglio), perde il contatto con il mondo che lo circonda, trova rifugio nel ricordo dell'infanz [...] Vai alla recensione »
Un film o meglio una fiaba, come è nello stile del regista Pupi Avati, dove la poesia suscita nello spettatore forti emozioni e gli fa provare sensazioni coinvolgenti. Parla, questo bel film, di due personaggi, “giganti” nella loro semplicità, ormai non più giovani, che si amano, come se vivessero fuori dal proprio tempo, come se fossero nella fase di [...] Vai alla recensione »
Aspettavo questo film con ansia ed anche questa volta Pupi Avati non si è smentito,di nuovo un film toccante che affronta un tema difficile, coinvolgente dal punto di vista emotivo ma non lacrimevole,nostalgico e a tratti autobiografico,come la maggior parte dei suoi film,ben diretto e ben recitato. Bellissimi i flash back color seppia,nei quali il protagonista vive la sua infanzia,che [...] Vai alla recensione »
Penso che l'obiettivo di Pupi Avati fosse quello di raccontare una storia a cui nessuno potesse restare indifferente, forse perché si parla di malattia. E di una in particolare, l'alzheimer. E forse perché lo fa mettendosi dalla parte di chi questa malattia la subisce, insieme al malato. E' così che da storia di una malattia si trasforma, inevitabilmente nella [...] Vai alla recensione »
Ci sono Lino e Chicca : un giornalista sportivo ed una docente universitaria. C'è la loro bella casa piena di libri e vuota di figli . Ci sono, poi, momenti intensi e profondi in cui si ci si immerge nel passato di un uomo e nel presente di una coppia. I pensieri di Lino, che si ammala di Alzheimer, si trasformano da bizzarri sintomi confusi, in ricordi chiari, precisi di un'infanzia e di un'adolesce [...] Vai alla recensione »
Una storia delicata ma Pupi Avati è il regista giusto per raccontarla con garbo, e altrettanto garbati e ben scelti sono i protagonisti Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. Ed il film non è affatto nosioso, come invece alcuni hanno scritto, al contrario riesce a comunicare un senso di attesa per il decorso della malattia e per le sue progressive manifestazioni.
Grande film di Pupi Avati. Il film è tutto una delicatezza. Delicata è la regia. Delicato l'argomento. Delicate le recitazioni. Delicata la sceneggiatura. Le scene sono girate con la lentezza della malattia che distrugge un uomo sino a farlo ritornare bambino. La Neri sta diventando veramente brava. Poi si sente il sapore dei vecchi film di una volta, quasi che il protagonista [...] Vai alla recensione »
Inutile soffermarsi sulla bravura e la capacità espressiva dell'ottimo cast messo in campo da Avati; ogni personaggio partecipa alla scena offrendo il suo contributo in maniera ineccepibile. La sensazione di drammaticità all'uscita dalla sala pervade la mente, viene spontaneo chiedersi se l'attore si è immedesimato tanto nella sua parte da contrarre realmente e non solo scenograficamente la malattia [...] Vai alla recensione »
Misteri della mente, più intriganti dei misteri dell’aldilà contenuti in Hereafter di Eastwood (pretesti per una storia d’amore). La mente di Lino, giornalista sportivo dalla battuta pronta e dagli scritti fluenti, gli riserva pian piano vuoti di parole e di memoria, e la fatica di mettere insieme i pensieri. Dalla facilità dello scrivere a una fatica tremenda per comporre una lettera: è la mancanza [...] Vai alla recensione »
Consigliato:sì Si parla di: Alzheimer, coppia, famiglia, ricordi d’infanzia, Emilia, ciclismo Visto allo spettacolo delle 22.30 Non mi piacciono le recensioni che svelano troppo la trama rovinando la visione (come fa Fazio con libri e film) pertanto solo qualche nota critica. Film ambientato in una Roma mai così nordica e privata dei suoi soliti luoghi comuni e per i flash back in seppia, nella [...] Vai alla recensione »
Avati tocca il tema della malattia della dimenticanza, del regresso, del ritorno all'infanzia. Bravo Bentivoglio nel rappresentare i diversi stadi di questa patologia che svuota giorno dopo giorno una mente brillante, come quella del famoso giornalista sportivo da lui interpretato. Ad affiancarlo, una moglie che subisce, anche con violenza, il declino mentale del marito.
UNA SCONFINATA GIOVINEZZA (IT, 2010) diretto da PUPI AVATI. Interpretato da FABRIZIO BENTIVOGLIO, FRANCESCA NERI, SERENA GRANDI, GIANNI CAVINA, BRIAN FENZI, LINO CAPOLICCHIO, CESARE CREMONINI, RICCARDO LUCCHESE, MANUELA MORABITO, ERIKA BLANC, ISABELLE ADRIANI, VINCENZO CROCITTI, DAMIANO RUSSO, OSVALDO RUGGIERI Lino Settembre, esperto giornalista sportivo e commentatore Rai per Il Messaggero, e sua [...] Vai alla recensione »
Per chi come me ha avuto un familiare colpito da questo morbo,è stata particolarmente dolorosa la visione di questo film,tuttavia ciò dimostra quanto sia credibile e realistico il lavoro di Avati.Naturalmente non è priva di difetti l'elaborazione cinematografica di una malattia così devastante e indescrivibile, per le tante sfaccettature che presenta.
Lino è un giornalista sportivo di successo, chicca è la sua bella moglie, sposata a vent'anno:non hanno figli ma si amano molto finche tra loro si frappone l'Alzheimer...Lino perderà il contatto dalla realtà per tornare all'infanzia trascorsa sull'appennino bolognese, agli amici di quel periodo spensierato ed al più vecchio di tutti i suoi compare, [...] Vai alla recensione »
Se siamo d’accordo sul fatto che non esista maggiore sacrilegio che soffocare con la pesantezza dell’età adulta il bambino che ognuno di noi è stato, si capirà che non è un paradosso eccessivo giudicare di entità veniale tutti gli accadimenti di cui sono oggetto, più o meno direttamente, i protagonisti dell’ennesima fatica di Pupi Avati “Una sconfinata giovinezza”che, a scanso di equivoci, voglio da [...] Vai alla recensione »
La bellissima Chicca ( ma non Francesca ), l'affascinante Lino, la splendida casa e la famiglia più che agiata adombrano il messaggio terrificante che doveva passare: la realtà vera è quella del docente di inglese, grasso, bruttino, in una casa squallida per le modeste entrate, con due figli invisibili ed una moglie ben più "disfatta" del sempre dignitoso [...] Vai alla recensione »
sono una moglie che ha il marito di appena 58 anni con la malattia di alzheimer da tre anni andro' sicuramente a vedere il film sono curiosa se corrisponde alla mia realta' e sono contenta che si parla e si fa un film su questa malattia subdola perche' cosi ci saranno delle persone a me vicine che capiranno........vi daro' la mia opinione in merito al piu' presto grazie e ciao da renate
Sono andata a vedere il film con un grande interesse. Conozco bene la malattia. Mio padre la soffre da più di otto anni è posso dire con orgòglio che ancora non avviamo avuto bisogno delle badante e tanto meno di portarlo fuori dall'ambiente famigliare. Questa malattia ha rinforzato i nostri legami di parentela [...] Vai alla recensione »
Sono felice di poter dire l'ennesima volta, che il Cinema non ha bisogno di budget hollywoodiani, anzi. Ottimo film, ben costruito, ottimamente recitato e diretto, scivola dentro come un sogno, e come un sogno finisce. Mi è piaciuto molto. Consigliato vivamente. Nicola
Ciò che mi è piaciuto e mi ha convinto del regista Pupi Avati è stata la sua la capacità di aver affrontato in questo suo film il tema dell'alzhaimer con un garbato senso di equilibrio e di non scadere nell'ovvio mostrando, ad esempio, la condizione terminale del protagonista malato per la quale conosciamo tutti le atroci e conclusive sofferenze fisiche.
questo film è stato veramente bello è molto attuale, da consigliarlo soprattutto alle persone che in famiglia hanno qualche problema con i loro familiari ecc., perchè è molto importante il ruolo dei familiari in determinate situazioni (vedi il caso del film) Sandro Cavallo
prima parte del film bella e soprattutto CREDIBILE, seconda parte assurda inverosimile con situazioni grottesche (come il fatto di lasciare sempre da solo il povero Lino ormai da seguire come un bambino), finale tirato via in due minuti.... peccato poteva essere un bel film ma lo è solo a metà. bravi gli attori Neri e Bentivoglio,entrambi una garanzia.
Adatto ad un pubblico anziano? SECONDO TE, hai detto bene! Io direi sensibile, invece. Che cosa pensavi di andare a vedere? Sai cos'è l'Alzheimer? Fai il paio con tantum ergo anche se siete una coppia "aperta", a quanto pare.
I paesaggi color pastello della bassa padana (vedi fotografie ghirri) , il gioco dei sinalcoli con i tappi corona e le foto dei ciclisti ritagliati dalle figurine, i valori ormai dimenticati che danno significato alla vita: l'amore coniugale,il desiderio di un figlio, la famiglia, la condivisione delle gioie e dei dolori con i parenti più stretti.
Ringraziamo P.Avati di avere trattato un tema tanto delicato,pur sapendo che non sara'mai un film da cassetta !Un grande riconoscimento al regista per essere riuscito a toccare il cuore di tanti di noi,in tante famiglie viviamo il dramma del film. Sicuramente alla mostra di Venezia, meritava un riconoscimento, pur sapendo che Avati non era un raccomandato ne' da Muller ne da Tarantino.
Un film sull'amore tra due sposi ,e sulla vita esile del protagonista , che fugge, aggrappata ai ricordi .La trama è tutta nel declino senile precoce di un uomo dalla mente vivace , colpito da una grave malattia celebrale, invano assistito dalla moglie . Pupi Avati racconta ogni cosa con intensa emozione, e con sapiente uso dei colori, tinte sfumate, dialoghi tenui, attenzione agli sguardi ed alle [...] Vai alla recensione »
Il film e' buono , forse uno dei migliori di Avati , ben diretto e ben recitato , con quegli splendidi flash back . Ma la storia risulta fin troppo edulcorata . La tragedia che colpisce le famiglie dove arriva l' Alzheimer non è quella dei ricchi borghesi protagonisti , ma quella del professore di inglese che guadagna 2100 euro o quella di altri poveracci che arrivano a guadagnare forse la metà . [...] Vai alla recensione »
ma qua STIAMO DANDO I NUMERI? Troppi cambi di registro? E quale avresti voluto vedere DALL'INIZIO ALLA FINE? Ti pare che potesse essercene UNO E SOLO UNO? Sì? Complimenti. Chi la vuola cotta, chi la vuole cruda, chi a metà... Ma, andate a vedere "Maschi contro femmine", andate...
Per chi fosse interessato al tema dell'Alzheimer segnalo un'ottima pellicola francese del 2002 dal titolo " Il ricordo delle belle cose", nel quale è però una giovane donna ad esserne colpita.Niente a che vedere dunque col dramma peculiare della vecchiaia. Quanto ad Avati di solito preferisco dormire nel mio letto.
Non era a te, mi stavo rivolgendo a IDRUSINA. Leggi la sua "recensione" e capirai...
peggio di tantum ergo perché non hai nemmeno capito che quello che hai visto è IL DECORSO DELLA MALATTIA e NON il procedere di situazioni di semplice incomunicabilità o solitudine. Complimenti vivissimi!
Faccio parte di quella categoria di persone che sanno, purtroppo, realmente che cosa è il morbo di Alzheimer. Mia madre, ora è deceduta, ne era affetta. Reputo il film veramente vergognoso e non aggiungo altro. Non era necessario utilizzare questa malattia e comunque nessu'altra per raccontare una storia d'amore. E' una malattia che lede i nervi ed i rapporti affettivi di tutti i familiari del paziente. [...] Vai alla recensione »
Allora ho capito male io. Difatti mi sembrava un pò strano questo tuo intervento se era riferito a me. Con questo non voglio sembrare il tipo che quando esprime il proprio giudizio su un film pretende di dire la verità assoluta. Anzi, il raffronto serve proprio a capire magari dove si è sbagliato. E poi pensavo fra me e me: "Perbacco, proprio Marezia che mi ha fatto [...] Vai alla recensione »
Dopo film dagli esiti altalenanti (ricordiamo l'ORRENDO "Il nascondiglio", il buonissimo "La cena per farli conoscere", "Il papà di Giovanna" riuscito a metà, il gran bel "Gli amici del bar Margherita") ecco Avati alle prese con un soggetto INSIDIOSISSIMO. Sarà il cast a fare il film, non il contrario. Considerando il trailer dovrebbe essere ECCELLENTE. Vedremo.
Molto bello. Soggetto struggente, sceneggiatura sorprendente, ottima recitazione.
Ci vuole coraggio un grande coraggio ad affrontare la tematica Alzheimer, non solo l'aids o altre malattie invalidanti "toccano". Il film di Avati pone in primo piano la vita che cambia all'improvviso in una coppia di coniugi . E non solo , è la "nostra vita" il nostro ruolo che sfugge alla catastrofe di "assenza presente".
Un rispettabile giornalista sportivo è vittima del morbo di Alzheimer. Malattia che inizialmente è tenuta sotto controllo dai farmaci, ma che nel giro di poco tempo prende il sopravvento portando indietro e bloccando la mente di Angelo (il giornalista) ai ricordi dell'infanzia. Continui flashback interrompono il normale racconto della storia per indurci a vagare in piccoli spaccati [...] Vai alla recensione »
Come il buon vino.....Pupi con gli anni migliora...........trovo che il film per l'argomento che trattato è molto coraggioso.La delicatezza con cui gli attori hanno seguito la mano esperta del regista,traspare e si fa molto apprezzare .Una citazione particolare per bentivoglio a suo agio nel ruolo. film molto poetico e ben fatto... anche se il finale resta un pò improbabile .
Ho sempre amato i film di Pupi Avati, ma quest'ultimo mi ha proprio delusa. Ammetto di aver provato emozioni realistiche, vista la visione poetica di un storia di malattia così drammatica. Sono stati molto importanti e, soprattutto, funzionali i continui flashback, perché con essi si potevano vedere meglio i continui cambiamenti del personaggio di Lino, interpretato ottimamente [...] Vai alla recensione »
QUESTA è una coppia che meriterebbe TUTTO. Parlando da un punto di vista concreto, pratico e DISINCANTATO spero che IL SISTEMA premi sì la coppia Cortellesi - Preziosi che a detta dei "pezzi grossi" tra cui quella che per me è la MIGLIORE e cioè la GRANDISSIMA Anselma Dall'Olio ha una chimica che ho visto anch'io nel trailer ma ANCHE QUESTA perché [...] Vai alla recensione »
Cara Marezia. Non ho ben capito se il tuo intervento si riferisse al mio. Nel caso positivo ti consiglio di riflettere di più sulle cose prima di intervenire a vanvera (te lo dico per il tuo interesse affinché tu possa evitare di fare una brutta figura) in quanto è chiaro che il film mette in evidenza il decorso della malattia del protagonista.
E' sicuramente un eccellente lavoro di Pupi Avati.Un film che tutti dovrebbero vedere ed in particolare i giovani,per scoprire o riscoprire la realtà con le sue emozioni,il dolore,la malattia,la solitudine,lontanissimo dal mondo platinato che i media ci dipingono ogni giorno.Un film per pensare,riflettere sul proprio e altrui presente.A mio avviso c'è tanta poesia,tanta sensibilità e amore.
LA VITA DI TANTI... SULLO SCHERMO, NO SOLO ESCORT E STAR DROGATE STRESSATE DALLA NOIA E DAL SUCCESSO !
SI VERGOGNI! La Sua frase su Vincenzo Crocitti è TERRIFICANTE. Si rende conto di quello che ha scritto? Questo la qualifica SENZA PROVA D'APPELLO e fa anche in modo che la sua UNICA E MISERA stella sia UNA GRANDISSIMA ATTESTAZIONE DI STIMA e nei confronti di Avati e nei confronti del film perché evidentemente TROPPO SOFISTICATO per Lei, NONOSTANTE LA SUA ESPERIENZA [...] Vai alla recensione »
lo dico a Lei per dirlo a TUTTI: "Ho l'impressione che chi trova un film come questo "noioso, inutile" e chissà cos'altro sia UN TANTINO ARIDO. Oppure, come dire, LIMITATO. Nella vita come in una sala. Un po' di introspezione prima di scegliere, no?
....vero o falso? si riferisce a persone realmente vissute? la recensione dice sì il film scrive no boh.....comunque mi aspettavo più approfondimento,non mi sono commossa anche se il tema trattato è uno dei più tristi che possa accadere ad una persona,il finale poi....che uno scompaia nel nulla senza fare ricerche mi sa di favola, ad avati ho visto [...] Vai alla recensione »
Mi è piaciuto, anche se sinceramente mi ha un po' delusa: me lo aspettavo un po' diverso. La parte iniziale e quella centrale erano belle e toccanti, ma la finale è stata una vera noia e delusione (in sostanza il finale per me era troppo aperto). Bravissimi però Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. Mi spiace solo che questo film non abbia avuto il successo [...] Vai alla recensione »
Ovviamente non è che la torta fosse tanto meglio della "ciliegina", cara. Veramente complimenti!
Premetto che da Pupi Avati mi aspetto sempre molto e questo condiziona un pò il mio giudizio. Devo dire che il film è bello come soggetto, ma non convince perchè lo sviluppo di questa idea si perde nel corso della storia. Il film pecca sia per la sceneggiatura,che mi è sembrata scontata,che per la realtà in cui si svolge l'azione, una società benestante e distante dalla mia percezione attuale della [...] Vai alla recensione »
Avrebbe forse dovuto chiamarsi "Una sconfinata infanzia" anziché Una sconfinata giovinezza, l'ultimo film di Pupi Avati presentato oggi a Roma, alla Casa del Cinema. È il regista stesso a dirlo. D'altronde il mondo dell'inverosimile e del disinibito, tipico dei bambini, è sempre stato parte del suo "tocco", la parte cinematograficamente più adulta e matura. Questa storia, interpretata da Fabrizio Bentivoglio e da Francesca Neri, è un viaggio avanti e indietro nel tempo, delicato e commovente.
Pupi Avati affronta una storia che parla di un evento sconvolgente come l' Alzheimer, malattia crudele che separa, cancella, imprigiona e rende estranei. Lei, Francesca, docente universitaria, lui, Lino, grande firma del giornalismo sportivo, sposati da decenni, uniti dalla privazione di non avere figli: lui è Fabrizio Bentivoglio, lei Francesca Neri.
Una coppia mal assortita che però si ama da una vita intera affronta il nemico più terribile di tutti: la malattia. Non una malattia come le altre, che debilita e distrugge il fisico, ma un morbo invisibile che annacqua poco a poco le facoltà mentali, confonde epoche e giudizio, genera in chi ne è affetto uno spavento senza fine. Che spesso si sfoga in un'aggressività incontrollabile verso i propri [...] Vai alla recensione »
Ci sembra già di sentire gli amici: ma allora, questo Pupi Avati meglio o peggio dei 4 film andati a Venezia? Ricorderete la vigilia della Mostra: Una sconfinata giovinezza dato per certo in concorso, poi il ribaltone, con La pecora nera di Celestini che va ad affiancare Martone, Costanzo e Mazzacurati, la Mostra che offre ad Avati un passaggio fuori concorso e il regista bolognese, noto competitor, [...] Vai alla recensione »
Si può girare una storia tristissima senza deprimere lo spettatore? Evidentemente sì, se il fine è stato quello di raggiungere uno specifico equilibrio tra il tono stilistico e la sostanza drammaturgica. Pupi Avati, del resto, va considerato un regista giovane perché più della sua carta d'identità fa fede la filmografia che ha appena superato la quarantina (di titoli): in «Una sconfinata giovinezza» [...] Vai alla recensione »
L'Alzheimer approda nel film di Pupi Avati che la Mostra di Venezia ha rifiutato in concorso, forse perché tardivo rispetto all'ondata delle malattie mortali (Aids, cancri vari, distrofia muscolare) che ha caratterizzato questo tipo di manifestazioni dagli anni Novanta. Il delirio di un giornalista sportivo (Fabrizio Bentivoglio), che non riesce più a scrivere articoli nella neo-lingua orwelliana [...] Vai alla recensione »
Ci scusiamo con Pupi Avati. Probabilmente non abbiamo mai colto fino in fondo questa sua insofferenza rispetto ad un traumatico, orrorifico, personalissimo, poetico passato. Una dimensione cinematografica più o meno immaginaria che terrorizza gli spettatori, ma che per lui ha la consistenza di un controverso ventre materno. L'hanno già detto in tanti e mille volte: quando Avati girava gli horror… Ecco, [...] Vai alla recensione »