diabolik97
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sabato 19 novembre 2011
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tutto vero!
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Film che racconta la verità su Napoli e quartieri, la verità sulla Camorra. Gomorra ha il merito di raccontare la camorra con gli occhi di un uomo del sud che gira per le frontiere di questa città "Illegale",racconta in modo semplice il sistema di questa criminalità. Un film che merita di essere visto.
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tiamaster
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martedì 1 novembre 2011
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uno sguardo....
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Dal omonimo libro di roberto saviano,un film che illustra la camorra in maniera cruda e angosciante.Girato per davvero a scampia (che scenario desolante) il film è uno sguardo sul più grande gruppo di criminalità organizzata d'italia,durante la visione è inevitabile rimanere paralizzati sul divano,e a fine visione ti senti come se ti avessero preso a pugni nella pancia.A mio parere questo film dovrebbe essere analizzato,più che dal punto di vista cinematografico,da quello che questo film è un documento,ci illustra che in italia c'è anche certa gente...una cosa terribile e agghiacciante,da vedere,dovrebbe essere a visione obbligatoria...assolutamente orripilato da certa gente e certa crudeltà,uno dei migliori film italiani degli ultimi tempi,secondo solo a "this must be the place".
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mara65
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mercoledì 25 maggio 2011
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fiacco
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Sono una delle poche a dire che questo film è brutto. Recitato male (ok che molti erano attori presi dalla strada... ma ci sono molti film simili recitati meglio). Lo stesso Servillo, non è all'altezza, imprigionato in batture improvvisate, nello stile di Garrone. Lo stile documentaristico di Garrone, che non prevede una sceneggiatura solida, è il suo maggior limite e spesso si vedono gli attori impreparati e la loro improvvisazione fa vedere grandi lacune di ritmo e dialoghi. Un film scontato che ha avuto successo, solo perchè è stato tratto dal vero capolavoro di Saviano
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catullo
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martedì 9 novembre 2010
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un capolavoro neorealista
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Si può certamente affermare che "Gomorra" sia un film neorealista che rappresenta una realtà drammatica in modo diretto e scarno e il film per la sua forza espressiva ti coinvolge al punto che è come se noi seguissimo personalmente questa realtà dall'interno del film . E' incredibile che vi sia della gente che sia rimasta scandalizzata e indignata per questa rappresentazione cruda di una realtà nota.... gente che evidentemente vive in un altro pianeta o chiude gli occhi di fronte all'evidenza. Purtroppo ciò che succede nel film succede nella realtà ogni giorno e non solo a Napoli ma in tante altre città in particolare al sud anche se il nord non ne è certamente esente.Il film scorre velocemente togliendo a volte il respiro col susseguirsi delle scene crudemente violente fino alla conclusione drammatica dei due ragazzi che da soli hanno voluto fare concorrenza al potere camorrista.
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Si può certamente affermare che "Gomorra" sia un film neorealista che rappresenta una realtà drammatica in modo diretto e scarno e il film per la sua forza espressiva ti coinvolge al punto che è come se noi seguissimo personalmente questa realtà dall'interno del film . E' incredibile che vi sia della gente che sia rimasta scandalizzata e indignata per questa rappresentazione cruda di una realtà nota.... gente che evidentemente vive in un altro pianeta o chiude gli occhi di fronte all'evidenza. Purtroppo ciò che succede nel film succede nella realtà ogni giorno e non solo a Napoli ma in tante altre città in particolare al sud anche se il nord non ne è certamente esente.Il film scorre velocemente togliendo a volte il respiro col susseguirsi delle scene crudemente violente fino alla conclusione drammatica dei due ragazzi che da soli hanno voluto fare concorrenza al potere camorrista. I personaggi quasi tutti presi dalla strada rappresentono se stessi in modo convincente sotto l'abile regia di Garrone che con questo capolavoro si rivela grande regista da cui ci si aspetta altri capolavori futuri.
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tony montana
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lunedì 25 ottobre 2010
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un illuminante e crudo viaggio dentro l’italia
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Potere. Soldi. Sangue. Questi sono i valori con i quali gli abitanti di Caserta devono scontrarsi ogni giorno. Non esiste scelta, devi obbedire e seguire le regole del Sistema, la Camorra, altrimenti sono guai. Sembra un altro mondo, distopico, apocalittico, ma è ben radicato nella nostra Italia.
Gomorra è uno dei film più importanti degli ultimi anni, e si tratta anche di uno dei rari sprazzi di grandiosità, del cinema italiano, che riesce, in un’epoca di cinepanettoni, a sfornare capolavori. Basato sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano, Gomorra è un intersecarsi di quattro storie ed un antefatto ambientato in un centro abbronzante.
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Potere. Soldi. Sangue. Questi sono i valori con i quali gli abitanti di Caserta devono scontrarsi ogni giorno. Non esiste scelta, devi obbedire e seguire le regole del Sistema, la Camorra, altrimenti sono guai. Sembra un altro mondo, distopico, apocalittico, ma è ben radicato nella nostra Italia.
Gomorra è uno dei film più importanti degli ultimi anni, e si tratta anche di uno dei rari sprazzi di grandiosità, del cinema italiano, che riesce, in un’epoca di cinepanettoni, a sfornare capolavori. Basato sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano, Gomorra è un intersecarsi di quattro storie ed un antefatto ambientato in un centro abbronzante. Vivere a 30 anni sotto scorta, e col peso di aver scoperchiato il vaso di Pandora della camorra casertana (la più potente della Campania, probabilmente), dev’essere difficile. Ancora più difficile se il proprio lavoro è diventato quasi un paradigma di un nuovo modo d’intendere l’impegno civile e il racconto impegnato in Italia. Perciò, dopo un romanzo best seller e un’importante opera teatrale, per Roberto Saviano arriva anche l’atteso e importante film. Scelta rischiosa, resa ancora più intrigante dalla scelta di mettere in cabina di regia il talento e la capacità immaginifica di Matteo Garrone. Ma la forza del progetto e la caratura degli elementi in campo danno vita, finalmente per l’Italia, a un grande film. Scritto da Garrone con Saviano, Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio e Massimo Gaudioso, un film che scavalca definizioni, etichette e generi (anche se sembra un vero e proprio film di guerra), un enorme e poderoso affresco non solo della camorra e delle articolazioni dei suoi traffici, ma anche della sua gente, dei suoi luoghi, dei suoi riferimenti culturali e sociali, fatti di musica neo-melodica, cinema frainteso, valori deturpati. Ambientato nei veri luoghi della camorra, tra le inquietanti architetture dell’urbanesimo campano (la casa bruciata del boss, Le Vele), il film racconta l’abisso infernale in cui è sceso il profondo sud italiano finito in mano alla violenza e all’interesse economico più spietato, in cui ogni minima forma di onore, valore o rispetto è stato distrutto in nome del denaro e del potere, misurabile oltre che con la moneta anche con la possibilità di uccidere e commettere impunemente atrocità: un terzo o altro mondo che ha reagito all’abbandono e all’incuria del potere precostituito con proprie regole, leggi e istituzioni (il contabile che paga la pensione ai vecchi affiliati), ma che – a differenza di organizzazioni parastatali come la mafia – non ha saputo dare coerenza e ordine a un gioco di bambino presto trasformatosi in puro orrore, dove non solo non esistono più buoni o cattivi, ma nemmeno alleati e nemici. E ognuno uccide quasi per conto proprio. Tutto filtrato dai punti di vista di giovani ed estranei al sistema criminale, il film parte già dal folgorante incipit all’insegna di una notevole cura filmica messa al servizio del racconto che Garrone gestisce attaccandosi alla realtà con rispetto, cercando di rendere con secchezza e lucidità la società e la realtà, non solo locale, che alla camorra è connessa, attraverso la necessaria frammentazione narrativa, ma anche con una maturità di sguardo e di approccio impressionanti, che riescono a raccontare mondi e connessioni e sottotesti che vanno molto al di là di ciò che lo schermo rimanda. Garrone e soci, con una struttura maestosa, dimostrano una grande abilità nel maneggiare un racconto quasi non narrativo, ma più documentaristico, dalle rarissime convenzioni, e il piglio cronachistico e d’indagine, nel costruire climax, personaggi e andamenti narrativi quasi da saga senza mai far sentire il peso del racconto. In modo che la regia possa dare prova di straordinario talento e misura, nell’uso accuratissimo di steadycam e contributi tecnici (fotografia di Marco Onorato, montaggio di Marco Spoletini, scenografie di Paolo Confini), primo e primissimo piano, soprattutto del fuori fuoco, per raccontare un mondo al singolare, fatto di imperativi categorici che finiscono necessariamente per condurre lontano, fuori dalla mischia, per scelta o per forza, tradotto in immagini che – di nuovo nel panorama nostrano – possiamo definire significative. A comporre ulteriormente la potenza dell’affresco, così profondo nel sondare un’intera “civiltà”, un incredibile cast fatto di attori noti (Toni Servillo, Gianfelice Imparato), glorie del teatro partenopeo (Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo) e non professionisti coinvolti di persona nelle storie raccontate. Si esce scossi e coinvolti senza nemmeno accorgersene, come uno dei personaggi finiti per caso al fondo dell’umanità. Ma consapevoli che si possono ancora fare in un paese come il nostro film, di nuovo, necessari. Non solo per ciò che dicono. Ma soprattutto per come lo dicono.
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jules
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martedì 16 febbraio 2010
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il miracolo nella gabbia
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Forse chi non è nato e vissuto sempre a Napoli non poteva comprendere fino in fondo l’assurdità del viverci. Quotidianamente. Immersi tra i contrasti, tra le facce, i suoni, gli odori, le sensazioni che solo qui si potevano incontrare. E quella violenza, d’anima e di corpo, che trasuda dalle parole, dai gesti, dai comportamenti, dai luoghi. Non si poteva comprendere tutto ciò, almeno fino ad oggi. Fino a che le immagini di Gomorra non sono state gettate con altrettanta violenza dal fascio luminoso delle cabine di proiezione sugli schermi di tutta Italia, di Cannes, del mondo intero.
Sembrava impossibile, ma fino a prima della sua uscita non pareva concepibile un lavoro cinematografico che potesse così sapientemente cogliere quella dolente realtà ed essere al contempo considerabile bello.
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Forse chi non è nato e vissuto sempre a Napoli non poteva comprendere fino in fondo l’assurdità del viverci. Quotidianamente. Immersi tra i contrasti, tra le facce, i suoni, gli odori, le sensazioni che solo qui si potevano incontrare. E quella violenza, d’anima e di corpo, che trasuda dalle parole, dai gesti, dai comportamenti, dai luoghi. Non si poteva comprendere tutto ciò, almeno fino ad oggi. Fino a che le immagini di Gomorra non sono state gettate con altrettanta violenza dal fascio luminoso delle cabine di proiezione sugli schermi di tutta Italia, di Cannes, del mondo intero.
Sembrava impossibile, ma fino a prima della sua uscita non pareva concepibile un lavoro cinematografico che potesse così sapientemente cogliere quella dolente realtà ed essere al contempo considerabile bello. Perché il vero miracolo di Matteo Garrone, è quello di esser riuscito a creare un’opera ineccepibile sotto ogni punto di vista, riuscendo a coniugare l’impegno civile, la denuncia e lo stupore di fronte ad un mondo assurdo e ingiusto con la bellezza delle immagini, della fotografia e delle scelte registiche. Si è parlato a tal proposito di ritorno al neorealismo misto al racconto altmaniano e alla potenza espressiva di Scorsese.
È tutto questo ma anche altro. La malavita, i soldi facili, la droga, i casermoni popolari, le armi, i centri abbronzanti, i night club fino a quell’animale esotico, certamente anch’esso ottenuto illegalmente, anch’esso “detenuto” all’interno di una gabbia. Come gabbia sono le orrende Vele di Scampia. Come gabbia è quella formata dalle relazioni (in)umane e (anti)sociali del “Sistema”. Tutto è una gabbia. Da cui è possibile scappare non solo con la morte. Come riescono a fare, ad esempio, il sarto Pasquale e il giovane Roberto. Con uno scatto di dignità.
Chi non avrà mai visto Gomorra, non avrà più scuse e sarà doppiamente colpevole. Colpevole per non aver guardato la dolente realtà in faccia. E colpevole, per aver perso l’occasione di ammirare una delle opere cinematografiche più coraggiose, innovative ed esteticamente rimarchevoli degli ultimi decenni.
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marezia
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mercoledì 16 dicembre 2009
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che bel casting, vero?
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Proprio azzeccato... Vergognoso!
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oggiero
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giovedì 10 dicembre 2009
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un film disonesto plaudito da platea disonesta
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Un film odioso, come odioso era il libro. La rappresentazione disonesta di una disfunzione sociale da parte della classe sociale che la produce. Ecco il ghetto, il borghese trema impaurito all'orribile visione, frotte di ragazzini ignoranti che cercano di darsi un tono fotografando le vele, l'italietta dirigente, ladra e traffichina che plaude al coraggioso figlio giornalista raccomandato che mostra a tutti quanto sono brutti, cattivi e ricchi i camorristi. Non una parola alla corruzione della magistratura che per anni ha accattonato sulle mazzette dei delinquenti. Non una parola alle paghette delle ignobili forze dell'ordine, le quali ancora oggi permettono lo spaccio in alcune piazze a patto che venga eleragito un arresto al mese a pattuglia ed un paio di sequestri più un compenso settimanle.
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Un film odioso, come odioso era il libro. La rappresentazione disonesta di una disfunzione sociale da parte della classe sociale che la produce. Ecco il ghetto, il borghese trema impaurito all'orribile visione, frotte di ragazzini ignoranti che cercano di darsi un tono fotografando le vele, l'italietta dirigente, ladra e traffichina che plaude al coraggioso figlio giornalista raccomandato che mostra a tutti quanto sono brutti, cattivi e ricchi i camorristi. Non una parola alla corruzione della magistratura che per anni ha accattonato sulle mazzette dei delinquenti. Non una parola alle paghette delle ignobili forze dell'ordine, le quali ancora oggi permettono lo spaccio in alcune piazze a patto che venga eleragito un arresto al mese a pattuglia ed un paio di sequestri più un compenso settimanle. Una rappresentazione di un fenomeno acritica e di parte che dimentica le cause. Non esiste più una questione meridionale, non esiste più un esecutivo corrotto ed accattone, non esiste più una classe politica che parassita da secoli sulle spalle delle organizzazioni criminali per confrontarsi con un eletterotato avvilito e schiacciato dalla violenza. Ma a chi importa? La camorra è un problema delle classi a rischio e non della borghesia. I deboli divorano i deboli. Eppure la brava gente ha voluto spettacolarizzare la risultante del loro provilegio, cioè un assurdo sociale con il risultato di deresponsabilizzarsi recidendo nella rappresentazione scritta e filmica la camorra dal proprio grasso ventre e congiungendola artificiosamente ad un fantomatico apparato finanziario. Più lucido ed onesto il ventre di Napoli della serao, indirizzato al primo ministro del tempo.
Bene, ogni intellettuale perbene potrà sentirsi coraggioso poichè riconoscendosi nello scrittore e nel regista ne condividerà la insensata rappresentazione. Ridicola indignazione, plauso, scorte, la polizia reagisce, il ministro fa il duro, nei forum applaudono fino a spellarsi le mani, tutto fila liscio.
L'unica nota che poteva dare dignità al film e cioè la scelta di una recitazione in lingua napoletana (perchè il napoletano è lingua romanza con vasta e venerabile letteratura, riconosciuta tale dall'unesco e misconosciuta dallo stato italiano che ha fatto della castrazione linguistica il più grave handicap di un popolo) finisce per diventare perverso strumento nelle mani di un regista inconsapevole e fighetto per accrescere il senso di estraneità nello spettatore. Risultato, ancora una volta un'arrogantissima e tirannica borghesia crea una rappresentazione ad hoc di un popolo muto ed avvilito onde scagionarsi dai propri misfatti ai suoi stessi occhi e a quelli del mondo. Ne fanno le spese dei muti fantasmi, i napoletani delle periferie.
Cinema di exploitation , Saviano e Regista peggio di Deodato, vergogna.
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saix91
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giovedì 5 novembre 2009
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so che verrò ucciso...
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... però esprimerò ugualmente un mio parere. Questo film fa schifo. Sì, proprio uno di quei classici film che esci dal cinema e ti vien da dire "ho sprecato due/tre ore della mia vita, più sette euro di biglietto (meno male l'ho visto gratis grazie ad un progetto scolastico)". Allora prima di tutto vorrei sapere la trovata geniale del dialetto! Un conto era, come ha fatto Kevin Costner in "balla coi lupi", far recitare quindici, venti minuti di film in dialetto indiano con sottotitoli, ma buscarsi 2 ore e un quarto di dialetto è massacrante. Punto secondo: ma questo film è una denuncia? Non mi è parso, mi sembra anzi che esalti la mafia e la sua grandezza, alchè la cosa mi fa un pò schifo, ma può darsi anche che sia una tattica del regista, non so.
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... però esprimerò ugualmente un mio parere. Questo film fa schifo. Sì, proprio uno di quei classici film che esci dal cinema e ti vien da dire "ho sprecato due/tre ore della mia vita, più sette euro di biglietto (meno male l'ho visto gratis grazie ad un progetto scolastico)". Allora prima di tutto vorrei sapere la trovata geniale del dialetto! Un conto era, come ha fatto Kevin Costner in "balla coi lupi", far recitare quindici, venti minuti di film in dialetto indiano con sottotitoli, ma buscarsi 2 ore e un quarto di dialetto è massacrante. Punto secondo: ma questo film è una denuncia? Non mi è parso, mi sembra anzi che esalti la mafia e la sua grandezza, alchè la cosa mi fa un pò schifo, ma può darsi anche che sia una tattica del regista, non so. Punto terzo: ma dove l'ha trovati gli attori? Anche Servillo è sotto tono in questo film, gli altri poi non si reggono proprio, un pò meglio forse i due ragazzini che sognano di essere come Tony Montana, però anche loro niente di che. Punto quarto: troppo sangue. Capisco il realismo, ma così mi sembra esagerato acnhe per la realtà, anche se poi posso saperne ben poco di mafia perchè fortunatamente abito in Toscana. Punto quinto: le voleva intrecciare un pò di più le storie? Già c'è il dialetto, poi se ingarbugli tutte le vicende non ci si capisce una mazza. Io finchè non ho letto la trama sul mio Farinotti non c'avevo capito nulla, quelli che aveva intuito un pò di più erano i due ragazzi, ma per gli altri aveva capito poco o nulla. Film dunque caotico, mal recitato e poco "condannante". Si poteva fare di meglio, sinceramente, con il best seller di Saviano come soggetto (a me ha fatto schifo pure il libro comunque, non sono riuscito ad andare oltre il quinto capitolo...). Giustamente non premiati ai Golden Globe e non selezionati per gli Oscar abbiamo avuto pure il coraggio di lamentarci... Perchè non si riescono più a fare i bei film italiani di una volta al giorno d'oggi (Fellini, De Sica, Tornatore, ma anche Salvatores, Monicelli, Germi...), perchè? Povera Italia...
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[+] no, non ti preoccupare.
(di marezia)
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elisbeth
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mercoledì 23 settembre 2009
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grazie saviano
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HO RIVISTO IL FILM ED è STATO COME UN VIAGGIO SENZA RITORNO.RITORNO ALL'INFERNO DI UN SISTEMA DI VITA PAUROSAMENTE VICINO,TRISTISSIMAMENTE INESORABILE NELLA SUA LEGGE DI NON VITA.TUTTO è CONTEGGIARE I PROFITTI,CONTARE MAZZETTE DI SOLDI,IMMAGINE,QUESTA,CHE RICORRE FREQUENTEMENTE NEL FILM.SI RIMANE SVUOTATI DI OGNI SPERANZA CHE DIVENTA PURA UTOPIA,SI PENSA ALLA PROPRIA VITA,AL PRORIO MICROCOSMO E,QUASI CONSOLATORIO,SI REALIZZA DI AVERE ANCORA PROGETTI DI VITA,VALORI DA DIFENDERE E LEGALITà IN CUI CREDERE.GOMORRA NON HA BISOGNO DI PREMIAZIONI ALTISONANTI PERCHè APPARTIENE A OGNUNO DI NOI,AL NOSTRO MONDO E ALLA NOSTRA STORIA.GRAZIE SAVIANO.
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