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Ultimo aggiornamento lunedì 24 maggio 2021
Una narratrice racconta le storie di vari personaggi ordinari, oppure no. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, Il film è stato premiato agli European Film Awards, In Italia al Box Office Sulla infinitezza ha incassato 12,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Una sovrapposizione poetica di quadri che catturano momenti di vita. Alcuni dei personaggi ritratti sono Adolf Hitler, una direttrice marketing, una donna che ama lo champagne e un prete. La narrazione è guidata dalla voce calda di una donna, una sorta di Scheherazade (delle Mille e una notte) che racconta la storia dell'umanità e invita gli spettatori a riflettere sulla preziosità e la bellezza della nostra esistenza.
Recensire questa nuova prova di Roy Andersson richiede un doppio parametro di valutazione.
Infatti se questo film fosse quello di un autore che giunge come noto più che altro ai cinefili doc alla Mostra di Venezia con la sua nuova opera stupendo critica e pubblico, l'adesione non potrebbe che essere entusiastica. Tutto ciò è però già avvenuto nel 2014 con Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza vincitore del Leone d'Oro. Oggi invece che sull'esistenza riflettiamo sull'infinito, ma la formula rischia di dividersi tra ripetitività del modello ed autocelebrazione. Nel frattempo Andersson ha trovato un regista islandese che ha seguito le sue orme. Si tratta di Rúnar Rúnarsson che in Echo (presentato al Festival del Film Locarno) ha proposto una serie di quadri separati che finivano con il comporre, pur non ripresentando mai personaggi già proposti, un quadro complessivo di ciò che ruota attorno alla festività di Natale utilizzandoli come tessere di un puzzle che trovano la loro collocazione una dopo l'altra. Andersson invece mantiene la guida (data qui da una voce femminile narrante) delle vicende tornando per alcune a proporcene gli sviluppi. A situazioni che sono pure e semplici gag si alternano scene in cui l'astrazione si coniuga con la quotidianità come, ad esempio, in quelle di cui è protagonista il sacerdote che sta perdendo la fede o l'adulto invidioso del successo di un coetaneo che considera una nullità.
In questo contesto, che potrebbe essere davvero 'senza fine/infinito' come suggerisce il titolo, Andersson sviluppa le proprie doti di sintesi e contatto diretto con lo spettatore che mette da subito in situazione giocando costantemente con gli elementi della mobilità e del suo opposto. L'azione collettiva talvolta si sospende per dare spazio all'agire del singolo ma resta, al termine della visione, l'impressione di una struttura narrativa che ora potrebbe trovare una sua forma espressiva nuovamente originale e forse ancor più compiuta nelle tavole di una graphic novel di elevata qualità.
SULLA INFINITEZZA disponibile in DVD o BluRay |
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Qualcosa ha smesso di funzionare nel mondo raccontato da Roy Andersson, tornato a Venezia dopo il Leone d'oro conquistato con Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza (2014) che pur nella sua sardonica fissità aveva momenti di puro divertimento. Non che questo nuovo Om Det Oandliga (Sull'infinito) non possieda una sua freddissima comicità, ma forse oggi c'è meno da ridere e nei locali, [...] Vai alla recensione »
Per accostarsi al cinema di Roy Andersson occorre spogliarsi delle abitudini fruitive: non vi è tessuto narrativo vero e proprio, le scene sono episodi quasi sempre a sé stanti, la fotografia è desaturata, la cinepresa è rigorosamente immobile. Come ha insegnato il precedente "Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza" (2014), il regista svedese intende restituire la quotidianità per frammenti, [...] Vai alla recensione »
«La vita è crudele, e spesso vulnerabile, dice Roy Andersson a commento di Sulla infinitezza (Om det oändliga, Svezia, Germania, Norvegia e Francia, 2019, 78'). E però verso la fine del film uno dei molti personaggi se ne esce con un «Non è comunque fantastico?». Ben ferma, la macchina da presa lo mostra dentro un bar, mentre scende la neve su Stoccolma e si ode Stilla Natt, Bianco Natale.
Confessiamo di aver avuto, tempo fa, un debole per Roy Andersson e le sue assurde scenette. Accadeva ai tempi di "Un piccione seduto sul ramo riflette sull' esistenza", Leone d' oro alla Mostra di Venezia 2014 - e anche prima, con "Songs from the Second Floor" e "You, the Living". Finito, passato, archiviato. Lo svedese allora lavorava su sketch gelidi e divertenti nella loro tristezza.
O lo ami o lo detesti. Il cinema di Roy Andersson non conosce mezze misure. I suoi «quadri viventi» rappresentano la summa perfetta per raccontare, a volte con surreale umorismo, altre con malinconica desolazione, la vita umana in tutte le sue sfaccettature. Si va dai dentisti che sono stufi dei clienti doloranti ai preti che hanno perduto la fede; da uomini invidiosi del successo altrui a un padre [...] Vai alla recensione »
Una sovrapposizione poetica di quadri che catturano momenti di vita. Una riflessione sull' esistenza umana in tutta la sua bellezza e crudeltà, splendore e banalità. Trasportati in un sogno, siamo guidati dalla voce narrante di una Sherazad in un viaggio dove momenti irrilevanti assumono lo stesso significato degli eventi storici. Dopo il Leone d' oro a Un piccione seduto su un ramo riflette sull' [...] Vai alla recensione »
Nel cinema di Roy Andersson si vede l'umanità ridotta a figura intrappolata nello spazio: sbiadita, inghiottita dalla polvere posatasi sui vestiti e sulla pelle. «Ho visto un uomo...» dice la voce narrante di Sulla infinitezza introducendo il primo dei tanti tableau vivant di cui film è composto. «Ho visto una donna...», continua, e poi un giovane, due genitori, una coppia, un altro uomo con la figlia, [...] Vai alla recensione »
Nel cinema di Roy Andersson si vede l'umanità ridotta a figura intrappolata nello spazio: sbiadita, inghiottita dalla polvere posatasi sui vestiti e sulla pelle. «Ho visto un uomo...» dice la voce narrante di Sulla infinitezza introducendo il primo dei tanti tableau vivant di cui film è composto. «Ho visto una donna...», continua, e poi un giovane, due genitori, una coppia, un altro uomo con la figlia, [...] Vai alla recensione »
Roy Andersson ha visto quest'umanità immersa nel silenzio, endemicamente fuori posto, rigorosamente a distanza, in cornici che la contengono ma non la comprendono, disperatamente buffa e pietosamente disperata, che maschera la consapevolezza della propria solitudine in comportamenti ritualistici senza convinzione. Tasselli che raramente sono sketch (il mancato saluto nazista, il prete cacciato dallo [...] Vai alla recensione »
Qualcosa ha smesso di funzionare nel mondo raccontato da Roy Andersson con Sulla infini tezza (Om det oändliga) Leone d' ar gento per la regia nel 2019, che aveva già conquistato il Leone d' oro con Un piccione seduto su un ramo riflette sull' esistenza (2014) con momenti di puro divertimento per la sua sardonica fissi tà. Non che Sulla infinitezza non possieda una sua freddissima comicità, ma forse [...] Vai alla recensione »
Con «Sulla infinitezza» («About Endlessness») Roy Andersson prosegue la sua riflessione sull' umanità e sulla vulnerabilità della nostra esistenza. Il film, nelle sale dall' 8 ottobre con Wanted, e vincitore della Miglior regia alla Mostra di Venezia 2019, non ha la stessa potenza di «Un piccione seduto su un ramo riflette sull' esistenza»" (che al Lido nel 2014 aveva conquistato il Leone d' Oro), [...] Vai alla recensione »
L'anno scorso alla Mostra di Venezia il film di Andersson, che nel 2014 aveva vinto il Leone d' oro, ha suscitato meno entusiasmi. In effetti About Endlessness , al netto di momenti divertenti e della bellezza di alcune sequenze, ripete senza sorprese il mondo dell' autore: una visione desolata dell' umanità da cui germoglia un umorismo nero e assurdo, lunghe inquadrature fisse, colori smorti.
Conclusa con Un piccione seduto... ecc (Leone d' oro a Venezia 2014) un' ideale trilogia intesa a riflettere sul recondito senso della vita, lo svedese Roy Andersson passa a svariare sul tema dell' Infinitezza, incastonando in forma di «tableaux vivants» quelli che lui stesso definisce «segnali dell' esistenza umana». Più legato al modello di certe correnti figurative iperrealiste (da George Segal [...] Vai alla recensione »
C'è qualcosa di divertente nell'idea di un film sull'infinitezza che dura solo 76 minuti. Ma Roy Andersson, un rinnegato svedese il cui puntinismo a diorami sulla condizione umana è messo insieme con lo stesso rigore con cui Seurat dipingeva i suoi paesaggi, non scherza, almeno non per tutto il tempo. Nel suo repertorio di vignette cupamente comiche la banalità e l'epica vanno mano nella mano.
C'è una certa tenerezza nella disperazione panica che aggredisce i personaggi di Roy Andersson in About Edlessness (in Concorso a Venezia 76). Le figure che questa volta il regista svedese compone in scena sono attraversate da una fragilità che le rende più umane, vibranti, meno statiche e astratte che nei suoi lavori precedenti. Ed è questo il segno principale di un film che forse non a caso anche [...] Vai alla recensione »
" Ho visto (cose)... " Una delicata voce narrante femminile ci guida all'interno dell'esperienza unica e meditativa di About Endlessness e, attraverso il suo sguardo superiore e imparziale, scorgiamo le vicende quotidiane di una serie di variegati personaggi. Pur essendo un follow-up di Un Piccione Seduto su un Ramo Riflette sull'Esistenza - Leone d'Oro alla Mostra di Venezia 2014 - e trattando, anch'esso [...] Vai alla recensione »
A metà Mostra di Venezia l'atmosfera si è fatta più rilassata: meno divi, meno titoli di richiamo, anche perché molti sono in partenza per i festival nordamericani di Toronto e Telluride. Tra gli spettatori, c'è chi recupera gioielli del passato tra i film restaurati, chi passa la lingua di mare fino al Lazzaretto per visitare la sezione della Virtual Reality (sorprendente The Key, performance/ installazion [...] Vai alla recensione »
Quella di Roy Andersson è un'estetica granitica, qualcuno potrebbe credere che è tanto imperturbabile rispetto alle tendenze quanto prevedibile: in effetti il dispositivo è lo stesso di Un piccione seduto su un ramo... (una riflessione in quadri - come sempre splendidamente composti - sulla vita) soltanto sempre più ripulito da ogni inutile orpello: in About Endlessness anche quello che potrebbe apparire [...] Vai alla recensione »
Almeno Roy Andersson resta una garanzia col suo cinema concettuale, grottesco e surreale, molto nordico, raggelato in siparietti di tristezza comica. Il problema è che da lì non se ne esce mai e non solo per l'estetica. Cristallizzando ancora una volta la realtà, dove le figure umane si adeguano allo status inerte delle riprese (quasi sempre a inquadratura fissa), stavolta il regista svedese affronta [...] Vai alla recensione »
Una coppia fluttua nel cielo sopra una Colonia devastata dalla guerra; delle ragazze adolescenti ballano fuori da un bar; un esercito sconfitto marcia verso un campo di prigionia; un uomo giovane non ha ancora incontrato l'amore; un altro si esprime in alti concetti scientifici; un prete che ha perso fede e vocazione, cerca aiuto da uno psicologo, che non lavora gratis e non può perdere l'autobus per [...] Vai alla recensione »
Roy Andersson vinse a sorpresa il Leone d'Oro a Venezia, nel 2014, con «Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza». Regista svedese dallo stile personalissimo e straniante, cerca di trovare un senso nello scorrere della vita quotidiana, che egli filma con tratto beffardamente sarcastico, ricorrendo a inquadrature fisse dalla valenza pittorica e a personaggi statici, sfruttando i colori [...] Vai alla recensione »
Citando il primo principio della termodinamica, due giovani discutono su come l'energia si trasformi incessantemente senza mai esaurirsi, e che quella che anima i loro corpi non potrà che convogliarsi all'infinito in nuovi esseri viventi, ad esempio una patata, o preferibilmente un pomodoro. È forse il quadro più eloquente tra i tanti, talora brevissimi, che compongono il nuovo film di Roy Andersson, [...] Vai alla recensione »
Dicono che i film di Roy Andersson spingano alla depressione. Eppure About endlessness/Sull'infinito, il sesto lungo in 50 anni del 76enne regista svedese, fa parecchio sorridere. A cinque anni dal folgorante Leone D'Oro per Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, Andersson torna alle sue adorate inquadrature fisse e all'emotiva vulnerabilità dei suoi protagonisti che esonda dal quadro. [...] Vai alla recensione »
Cinque anni dopo il Leone d'Oro vinto con Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza lo svedese Roy Andersson torna in gara a Venezia con altri, "nuovi" tableaux vivants per l'ennesima riflessione sulla vita umana, "in tutta la sua bellezza e crudeltà, splendore e banalità": è Om det oändliga (About Endlessness), film che riproponendo l'abituale schema camera fissa con rappresentazione pittorica [...] Vai alla recensione »
Roy Andersson è sempre Roy Andersson che riflette sulla nostra esistenza, tema che lo affascina e al tempo stesso lo diverte. Un film a suo modo infinito questo Om det oändliga che poi sarebbe a dire Sull'infinito. Un racconto per haiku, a volte fulminanti e ironici, a volte malinconici e in altre occasioni terribilmente desolanti. Eserciti sconfitti che marciano sotto la neve, dentisti stufi dei loro [...] Vai alla recensione »
Sono ormai quasi trent'anni che Roy Andersson ci porta in pinacoteca. Da tempo il suo cinema ha infatti scelto di mettere in forma la narrazione attraverso quadri fissi che si susseguono. Una cifra estetica divenuta autorialità pura tanto da fare dei suoi film un oggetto immediatamente riconoscibile fatto di colori desaturati, di piani prospettici sovrapposti, di interni composti, di esterni plumbei [...] Vai alla recensione »