His Master's Voice

Film 2018 | Drammatico, Fantasy 108 min.

Regia di György Pálfi. Un film con Kate Vernon, Marshall Williams, Andrew Moodie, Jennifer Vallance, Eric Peterson. Cast completo Titolo originale: Az Úr hangja. Genere Drammatico, Fantasy - Canada, Ungheria, Francia, Svezia, USA, 2018, durata 108 minuti. - MYmonetro 2,99 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Condividi

Aggiungi His Master's Voice tra i tuoi film preferiti
Riceverai un avviso quando il film sarà disponibile nella tua città, disponibile in Streaming e Dvd oppure trasmesso in TV.



Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.


oppure

Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.

Ultimo aggiornamento venerdì 28 ottobre 2022

Un giovane cerca suo padre dopo che è scomparso mentre lavorava a un progetto altamente classificato per il governo degli Stati Uniti che coinvolge gli extraterrestri.

Consigliato sì!
2,99/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,98
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Critica
Premi
Cinema
Trailer
Un film anarchico, spregiudicato e spiazzante che fa sprofondare lo spettatore in un'assurda voragine.
Recensione di Archimede Favini
venerdì 28 ottobre 2022
Recensione di Archimede Favini
venerdì 28 ottobre 2022

Peter, un aitante trentenne con un passato irrisolto, vola negli Stati Uniti insieme alla fidanzata Dora per prendersi una vacanza nella Grande Mela. Tuttavia, complici le pressanti insistenze dall'Ungheria del fratello Zsolt, non riuscirà a ignorare l'esigenza che lo spinge a cercare di risolvere l'intricato enigma che si cela nel suo passato: perché suo padre è fuggito da Budapest quando era piccolo? In che tipo di affari era coinvolto? Partendo da un indizio che lo conduce al Centro Ricerche La Paloma, nel cuore del Colorado, Peter verrà lentamente inghiottito in una voragine di mistero che unisce spionaggio, messaggi provenienti da civiltà aliene e complotti politici.

His Master's Voice è una plateale dimostrazione di spregiudicatezza: l'idea di base è tracotante, titanica, insomma, degna soltanto di un visionario, ma quando l'azzardo chiama, György Pálfi risponde pronto.

Con un budget evidentemente insufficiente, Pálfi mette insieme un carrozzone iper-moderno nel tentativo di adattare l'opera omonima dell'autore Stanislaw Lem. Forse più che di adattamento si tratta più di un disadattamento: l'operazione di Pálfi sembra mirata a ribaltare l'inquadramento filosofico in prima persona che Lem porta avanti nel romanzo. La narrazione di Pálfi si dipana sotto forma di una sorta di decadrage narrativo in cui le voci narranti sono dislocate, i piani temporali si alternano e immagini non meglio giustificate vengono concatenate tra loro, insomma tutto è appositamente studiato per depistare lo spettatore.

La più grande intuizione di Pálfi è quindi la presa di coscienza, quasi beniana oserei dire, che il miglior modo per mettere in scena l'opera di Lem è spingerne all'estremo l'irrappresentabilità, dando vita a un film del tutto spiazzante.

L'anarchia creativa con la quale Pálfi tiranneggia sullo spettatore è evidente già dalla prima sequenza, che si apre su una nave spaziale e finisce, passando attraverso tutti gli stadi della materia, nell'economy class di un aereo di linea su cui Peter, il nostro protagonista, sta viaggiando. La spregiudicatezza dell'opera nasce soprattutto dal taglio che il regista cerca di dare, la commistione dei generi più disparati rasenta quasi l'assurdo. Si passa dal poliziesco, al politico-indiziale, fino alla svolta fantascientifica, tutto ciò senza uscire dai confini del road movie e senza dimenticare gli inserti di mockumentary che sembrano parodizzare il cinema di Micheal Moore

Anche la narrazione merita un approfondimento: essa è scissa tra il Peter del presente che cerca di ritrovare le tracce del padre, e il sé stesso del futuro (o forse il sé stesso di un'altra dimensione del multiverso, non c'è modo di saperlo con certezza) che viaggia per lo spazio profondo su una sorta di morte nera. La natura autodiegetica della narrazione di Peter, con tanto di focalizzazione interna, porta con sé la frammentarietà della sua visione, con il risultato che il film viene bombardato da notizie sui telegiornali, chiamate Skype, materiali di repertorio, immagini da Google Maps, spezzoni di documentari e chi più ne ha più ne metta.

La mole di materiale fittizio, che Pálfi crea ad hoc per affogare gli spettatori nella narrazione, è di dimensione pantagrueliche. Lo stesso regista in un'intervista ammette che la storia che cerca di costruire trova la sua cifra di originalità nella natura verticale della narrazione. Ecco che infatti l'andamento attanagliante del film dà la netta impressione allo spettatore di sprofondare sempre più a fondo in una voragine, come in un romanzo di Don DeLillo, una voragine che conduce allo spazio siderale.

Ma andiamo ora al reparto degli effetti speciali, uno degli aspetti più critici ma, allo stesso tempo, rivoluzionari di His Master's Voice. Da un film di fantascienza ci si aspetterebbe un'attenzione particolare e un grande investimento su questo aspetto, al contrario, nel film di Pálfi risulta evidente la penuria di risorse economiche investite in questo senso. Lo spettatore è inondato da una sequela di fondaloni poco credibili, contorni tagliati male, laser storti ed esplosioni che lasciano a desiderare.

Ma è esattamente ciò che Pálfi vuole: tramite queste scelte visive la dicotomia irrisolvibile tra reale-fittizio viene riaffermata con forza, confondendo ancora di più lo spettatore e immergendolo in questa dimensione prettamente visuale del tutto grottesca.

La ricerca precisa di un risultato estetico di questo tipo fa di Pálfi un vero e proprio demiurgo di un proto-post-modernismo in salsa trash: il regista attinge cioè da un immaginario sgangherato post social e mette insieme un'accozzaglia eccezionale, che è a metà tra il bizzarro e l'assurdo.

Sei d'accordo con Archimede Favini?
Powered by  
FOCUS
MYMOVIESONE
venerdì 28 ottobre 2022
Archimede Favini

Una plateale dimostrazione di spregiudicatezza: l’idea di base è tracotante, titanica, insomma, degna soltanto di un visionario, ma quando l’azzardo chiama, György Pálfi risponde pronto. Questo nasce soprattutto dal taglio che il regista cerca di dare, la commistione dei generi più disparati rasenta quasi l’assurdo. Si passa dal poliziesco, al politico-indiziale, fino alla svolta fantascientifica, tutto ciò senza uscire dai confini del road movie e senza dimenticare gli inserti di mockumentary.

Pálfi è un vero e proprio demiurgo di un proto-post-modernismo in salsa trash: il regista attinge cioè da un immaginario sgangherato post social e mette insieme un’accozzaglia eccezionale, che è a metà tra il bizzarro e l’assurdo.

VAI ALLA RECENSIONE COMPLETA

NEWS
MYMOVIESONE
venerdì 28 ottobre 2022
Archimede Favini

Disponibile su MYmovies ONE grazie al contributo di Sci-fi Club. Guarda il film | Vai all'articolo »

Vai alla home di MYmovies.it
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati