Titolo originale | ALBE a Life Beyond Earth |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Elisa Fuksas |
Attori | Gianpaolo Milioni, Giulia Sauro, Antonio Venturini . |
Uscita | lunedì 18 febbraio 2019 |
Distribuzione | K48 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,79 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 18 febbraio 2019
Un film che riflette sui misteri dell'outer space e, con un marcato accento romano, solleva interrogativi più antichi dell'uomo. In Italia al Box Office ALBE - A Life Beyond Earth ha incassato 1,4 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Un attore caratterista e una parrucchiera, una studentessa e un rappresentante commerciale, una collaboratrice scolastica e un'impiegata comunale, una nutrizionista e un sedicente extra-terrestre: otto anime convinte di essere in relazione con gli alieni, per adozione, per possessione, per affinità elettiva. Elisa Fuksas li segue nella loro ricerca quotidiana di contatto, attraverso sedute spiritiche, skywatching e psicanalisi, nella speranza di trovare una risposta alla domanda di senso e al quesito universale: "Siamo soli o c'è qualcun altro là fuori?".
ALBE, acronimo di A Life Beyond Earth, è il nome che il gruppo di cercatori si è dato ed è anche il titolo del documentario della Fuksas, dove "personaggi, luoghi e storie sono autentici e fedeli alla realtà", come dichiara la regista all'inizio del racconto.
Più che il rapporto con il cosmo, il film esplora la solitudine degli esseri umani, soprattutto quelli che hanno perso (o non hanno ancora trovato) la propria direzione: come la studentessa diciannovenne col mito di Marilyn Monroe o il rappresentante di commercio convinto che la Storia debba essere riscritta da capo, da una diversa prospettiva. L'unico ad avere un'identità definita sembra essere Carlo, un "alieno" bilingue e omosessuale che ha capito che "le persone extra siamo noi". A fare da controcanto agli "esploratori" ci sono le testimonianze di preti (uno dei quali certo che la stella cometa sia stata guidata verso Betlemme dagli extraterrestri), astronauti e scienziati; il filo conduttore è invece il buongiorno di una conduttrice radiofonica.
Fuksas racconta questa varia umanità incastonandola in ambienti spesso perfettamente simmetrici che rivelano il suo gusto architettonico, e attraverso inquadrature che mettono gli individui in relazione al loro spazio vitale. Le inquadrature sono ricercate, i colori gestiti con sensibilità pittorica, i personaggi descritti nella propria verità percepita. Ne emerge la necessità impellente non solo di vedere l'invisibile, ma di uscire dalla propria invisibilità ed essere riconosciuti nella propria (percepita) unicità.
La visibilità è però anche il problema più evidente del film e riguarda la regista, che non rinuncia ad apparire più volte all'interno della storia e la cui presenza non diventa mai invisibile ai protagonisti, che a volte guardano in camera, a volte involontariamente recitano se stessi per la cinepresa. Il paragone più immediato è quello con Liberami (e anche in ALBE c'è una sorta di esorcismo) perché tanto nel documentario di Federica Di Giacomo la presenza della regista veniva completamente dimenticata dai personaggi in scena, tanto Elisa Fuksas interferisce nella narrazione di ALBE, impedendo all'imprevisto e all'afflato poetico di sollevare la narrazione.
È un peccato, perché le intuizioni narrative sono buone, fra tutte quella di rovesciare la prospettiva per guardare i terrestri da un osservatorio siderale, trasformandoli in alieni confinati nella loro astronave interiore e dominati da una nostalgia del cuore che li porta a cercare, ancora e ancora, di riconoscersi "altro da sé".