Titolo originale | Who Killed Cock Robin? |
Anno | 2017 |
Genere | Thriller |
Produzione | Taiwan |
Durata | 117 minuti |
Regia di | Wei-hao Cheng |
Attori | Wei Ning Hsu, Kaiser Chuang, Chia-yen Ko, Christopher Ming-Shun Lee, Mason Lee Ian Chen, Chih-Wei Cheng, Chih-Wei Tang, Ian Chen (II), Mario Pu, Chang-Mien Chang, Shu-Fang Chen, Angel Ho, Kuan-Han Ho, Davis Huang, Chang-Shih Hung, Jin Li, Bing-Hsien Nieh, Ming-Hua Pai, Tzu-An Pan, Yi Peng, Rebecca, Bing-Sen Sun, Chien-Jung Sun, Wei-Chen Sun, Mei-Ching Ting, Wu-Hsiung Tsai, Vivian Zhan, Huijie Zhang, Binghan Zhou. |
MYmonetro | 2,72 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 6 maggio 2018
Le vicende del giornalista Hsiao-chi mentre indaga su un incidente dimenticato da tempo.
CONSIGLIATO SÌ
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Hsiao-chi è un giornalista abile e temerario, disposto a tutto pur di raggiungere un ruolo di rilievo all'interno della redazione in cui lavora; dopo essere stato coinvolto in un incidente con la sua macchina di seconda mano, scoprirà che quest'ultima è legata ad un omicidio stradale risalente a nove anni prima, di cui lui stesso fu l'unico testimone ma di cui non fu mai trovato un colpevole. L'intraprendenza di Hsiao-chi lo porterà ad indagare sul passato delle persone a lui più vicine, oltre che al proprio, ma la ricerca dell'assassino si rivelerà essere più complicata del previsto e porterà alla luce particolari scabrosi e, soprattutto, la certezza che nessuno sia privo di colpa.
Testimoni e colpevoli, un dualismo il cui confine labile ha da sempre motivato la produzione cinematografica e che qui si manifesta a partire dal doppio titolo: quello in mandarino, letteralmente traducibile in "testimone oculare" e il sottotitolo, Who killed cock Robin, filastrocca popolare inglese usata come archetipo di "assassino".
La doppia natura dell'uomo è, dunque, il filo conduttore di questo film in cui anche l'innocenza dello spettatore viene messa in dubbio: l'utilizzo della camera a mano, infatti, lo catapulta all'interno della narrazione portandolo a domandarsi se anche lui, in quanto testimone oculare, conservi una certa dose di colpa. Gli indizi che permettono di risolvere il caso sono nascosti minuziosamente ma costellano il film, a partire dalla prima sequenza in cui viene messa subito in campo la tematica dello sdoppiamento: i riflessi di un occhio sui cocci di uno specchietto rotto sono una prima traccia che mette in guardia lo spettatore sulla coesistenza di molteplici punti di vista che, sotto forma di flashbacks, inevitabilmente confondono e distolgono dalla realtà.
Questa visione distorta e pirandelliana dell'uomo come uno, nessuno e centomila, viene tradotta visivamente anche con l'uso frequente di inquadrature oblique e filtrate attraverso vetri bagnati da una pioggia corrente che sfigura le sagome dei personaggi, dimostrando esteticamente la loro ambiguità.
Sullo sfondo, la città di Taipei ripresa prevalentemente di notte e dall'alto, a rivelare il groviglio di strade sulle quali i protagonisti si muovono: l'atmosfera cupa, illuminata talvolta da luci al neon disturbanti, completa il clima neo-noir del film ponendo un'attenzione particolare alla creazione di ombre inquietanti alle quali il regista Cheng Wei-hao sembra essere particolarmente affezionato (non a caso, infatti, il suo precedente e primo film, The Tag-Along, è un horror).
Il film, nonostante alcuni momenti di smarrimento, è un continuo susseguirsi di finestre temporali abilmente disposte che riescono a distogliere l'attenzione dalla verità, seppur appesantendo la narrazione. Anche se, a tratti, l'estetica del film sembra sovrastare la scrittura, è da sottolineare l'intenzione del regista di voler riassumere quella che è, in fin dei conti, la duplice essenza dell'uomo: vincitore e vinto, cacciatore e preda, spettatore e regista.