Anno | 2016 |
Genere | Azione |
Produzione | USA |
Regia di | Noah Hawley, John Cameron, Tim Mielants, Michael Uppendahl, Dana Gonzales, Dennie Gordon, Larysa Kondracki, Hiro Murai, Ana Lily Amirpour, Keith Gordon |
Attori | Dan Stevens, Aubrey Plaza, Katie Aselton, Jean Smart, Hamish Linklater Rachel Keller, Amber Midthunder, Brad Mann, Luke Roessler, Matt Hamilton, Paul Belsito, Sugith Varughese, David Ferry, Bill Irwin, Jeremie Harris, Navid Negahban, Jemaine Clement. |
Tag | Da vedere 2016 |
MYmonetro | 3,47 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 20 agosto 2019
Un uomo è ossessionato da alcune visioni che lo tormentano fin da bambino. Troverà il modo per sfruttarle a suo piacimento.
CONSIGLIATO SÌ
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Dopo lo scontro con Amahl Farouk, il Re delle Ombre, il futuro che vede David come causa scatenante dell'apocalisse sembra sempre più prossimo ad avverarsi e la Divisione 3, con cui collaborano anche Farouk, Syd, Farouk e Cary/Kerry, è disposta a tutto pur di eliminare il potentissimo mutante. Questi nel mentre ha messo in piedi una folle comune, piena di ragazze adoranti pacificate da una sorta di droga telepatica e capitanate da Lenny. Arriva qui anche una giovane cinese, Switch, con lo straordinario potere di viaggiare nel tempo. Grazie a lei David elabora un piano per sfuggire al suo destino, ma il tempo è una cosa fragile e potrebbe essere proprio il manipolare gli eventi a dare il via alla temuta fine del mondo...
La ricerca di una seconda possibilità finisce per essere l'ultima chance per David e l'universo intero di Legion, nella terza e ultima stagione della lisergica e indimenticabile serie di Noah Hawley.
La première di stagione, firmata dal regista di WALL-E Andrew Stanton, ci ricorda che Legion è (stata) una fra le produzioni più visionarie in Tv, di certo quella che più ha osato nel filone dei supereroi, dove i poteri del protagonista sono un'occasione per esplorare scenari mentali impossibili, allucinazioni oniriche e altre fantasticherie meravigliose. Non mancava che il viaggio nel tempo ed eccolo arrivare sotto forma di una ragazza cinese, con un padre che sembra amare più i suoi robot di lei. Ogni volta che Switch usa i suoi poteri perde un dente, perché il fantastico è sempre al suo meglio quando non dimentica il corpo né l'orrore, inoltre viaggiare nel tempo rischia di scatenare fumosi demoni con gli occhi a forma di bottone blu, che si nutrono proprio del tempo. Le scene che li riguardano regalano nuove invenzioni visive e combattimenti paradossalmente immobili, ma ancora più suggestiva è la dimensione definita "il tempo in mezzo al tempo", un luogo di stasi che ha l'aspetto di una vecchia fotografia di formato più o meno quadrato. Tra citazioni di "Alice nel Paese delle meraviglie", battaglie rap fra personaggi fiabeschi e rimandi evidenti alla Manson Family, Legion racconta in fondo della nostra capacità di reinventarci, attraverso non solo la forza di volontà ma soprattutto grazie al valore dell'esperienza.
Per esempio Syd matura una diversa visione di David dopo essere aver vissuto un'intera altra vita e qualcosa di simile vale per Farouk, per David e per suo padre, Charles Xavier. Questa stagione entra finalmente in scena quello che conosciamo come il fondatore degli X-Men, ma qui è stato più che altro un padre assente. Lo interpreta Harry Lloyd, reduce da Counterpart, mentre la madre Gabrielle Haller ha il volto di Stephanie Corneliussen, già vista in Mr. Robot. Sono una coppia genitoriale anomala, lei malata psichiatrica guarita dai poteri di lui, il cui amore sembra però soccombere alla curiosità, al desiderio di trovare altri simili a sé. Legion è così una storia di errori, da David che usa i suoi poteri su Syd, a Syd che si è fidata di David, da Farouk che ha posseduto un bambino a Xavier che non ha saputo placare la sua inquietudine. Proprio questa fallacia rende umani personaggi sovrumani, coinvolti in vicende a volte persino poco afferrabili, quasi fossero trip acidi che permettono di sfogare estro, fantasia e virtuosismo di scrittori, registi, costumisti, scenografi e chi più ne più ne metta. Senza dimenticare l'uso di brani musicali: quest'anno, tra i vari pezzi, si scomoda addirittura "Mother" dei Pink Floyd, in una sequenza metafisica ricca di dissolvenze diretta dallo stesso autore della serie, Noah Hawley, che non ha potuto fare di più come regista perché bloccato sul set del suo primo lungometraggio: Lucy in the Sky. La chiusura di Legion (e qui ci concediamo un vago spoiler, quindi attenzione ai sensibili lettori che non avessero ancora finito la serie) è la chiusura di un cerchio e torna alla radice più umana dei suoi protagonisti, offrendo loro la speranza di una nuova vita ma dando allo spettatore anche la malinconia di un addio e di una perdita, perché non solo i personaggi non torneranno, ma le loro stesse avventure e storie sono perdute. Come piace al mondo dei supereroi il finale di Legion è un reboot, che però non rilancia un franchise: l'esito della ripartenza ci è precluso, affidato con pudore alle speranze e alle paure che i protagonisti hanno suscitato. Un reboot che non traccia alcune linea bensì rimane aperto e, come Legion ha sempre ispirato a fare, invita a liberare l'immaginazione.