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Ultimo aggiornamento venerdì 29 aprile 2016
Cinque registi immaginano, ciascuno a suo modo e con il suo stile, come potrebbe essere Hong Kong fra dieci anni.
CONSIGLIATO SÌ
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Anziani e sedicenti politici riuniti in un comitato cittadino allestiscono una festa per il Primo maggio, salvo poi prevedere l'incursione di due delinquenti senza fegato per portare a termine un piccolo attentato terroristico: il tutto, spari, sangue e urla, è funzionale all'approvazione di una legge sulla sicurezza nazionale.
È più vicino ai nostri giorni che al futuro che vorrebbe prevedere Extras di Kwok Zune, il primo cortometraggio della cinquina raccolta in Ten Years, eletto miglior film agli Hong Kong Film Awards del 2015. Forse è per questo motivo che la sua contestualizzazione temporale diverge leggermente da quella che caratterizza gli altri contributi: siamo nel 2020, anziché nel 2025, e la manipolazione "dall'alto" degli eventi per favorire cambiamenti dell'opinione pubblica appare come qualcosa di già sentito. D'altronde è chiaro che i dieci anni entro cui i giovani film-maker hongkonghesi di Ten Years hanno ipotizzato il futuro della loro terra, sono solo una metafora: il film è destinato a preservare il suo valore profondamente politico, come un sottile grido di denuncia, che venga visto nel 2015 o nel 2019.
Il domani controverso, molto poco desiderabile, di un oggi già parecchio discusso: ecco il terreno di gioco di questo progetto coordinato dal giovane regista Ng Ka-leung che si è chiesto, insieme ad alcune delle menti più creative della sua generazione, quali prospettive si aprano per Hong Kong nel futuro. L'interpretazione è unanime: distopia, e non solo sul fronte meramente politico. Season of the End di Wong Fei-Pang parla del deterioramento del patrimonio culturale locale a causa di un'ingiustificata e vorace modernizzazione e vede due personaggi, forse amanti, impegnati a selezionare i campioni di tutti gli oggetti scovati in giro, vasellame, pezzi di mattone, residui di piante, per una tassonomia completa, senza errori, delle sostanze da sottrarre al corso del tempo. E ancora la questione della lingua, con il pericolo che il peculiare idioma di Hong Kong, il cantonese, caratterizzato dalla commistione di diverse lingue, venga prima per legge poi per abitudine soppiantato dal mandarino.
Tuttavia, rimangono i cortometraggi di stampo politico quelli più riusciti dal punto di vista narrativo e significativi per fare di Ten Years un documento di valore storico: diretto è il richiamo al destino precario di Hong Kong, intrappolata fino al 2047 nella dichiarazione congiunta sino-britannica che teoricamente attribuisce alla città-stato un "alto grado di autonomia come regione amministrativa speciale", sebbene l'influenza sociale, politica e culturale della Cina avanzi giorno dopo giorno. In questo senso Ten Years presenta valore di militanza estrema, riconosciuto dagli hongkonghesi che in massa si sono recati al cinema, temuto dai cinesi che ne hanno ostacolato la diffusione.
Dal punto di vista tecnico non ci sono regole né ricerca di una coerenza interna, segno che a ciascuno dei cinque registi indipendenti sia stata lasciata massima libertà di espressione. Extras è girato in bianco e nero, con inquadrature ampie e rigorose che indugiano sulla simmetria, e si avvale delle affascinanti musiche di un gangster movie. Self-immolator, corto diretto da Chow Kwun-wai che racconta di un gruppo di giovani e motivatissimi indipendentisti che arrivano a sfiorare la morte per il bene della democrazia, mescola la fiction tradizionale allo stile della cronaca giornalistica, con interviste frontali a ipotetici influencer che nel 2025 dovranno ribadire il pericolo di un'"invasione" cinese o al contrario auspicarla per il bene di Hong Kong. A discapito di queste differenze, Ten Years regge come prodotto a sé stante per la potenza comunicativa - ed evocativa - che traspira da ogni scena e che, per affinità di vedute, avvicina un cortometraggio a quello successivo. Più delle debolezze tecniche, del tutto trascurabili anche considerati i budget limitatissimi, conta la commozione del pubblico che in un crescendo culmina nella citazione finale, risalente all'800 a.C. ma valida più che mai oggi: "It is an evil time. Seek good, and not evil, that you may live", tratta dal Libro di Amos.
Prima del Movimento degli Ombrelli (movimento giovanile per una maggiore democrazia), il giovane regista Ng Ka-Leung pensò di esprimere il pessimismo della sua generazione per il futuro insieme ad altri quattro registi con una raccolta di corti indipendenti costruiti intorno alla domanda: come sarà Hong Kong tra dieci anni? Miglior Film agli Hong Kong Film Awards, Ten Years è un raro esempio di cinema militante che ha incontrato il favore del pubblico al botteghino.