Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cambogia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Sotho Kulikar, Kulikar Sotho |
Attori | Dy Saveth, Rous Mony, Hun Sophy, Sokh Sithun, Ma Rynet Sok Sothun, Phon Panha, Nak Kru Bo, Sean Seang Hay, Jimmy (IV), San Sarak Oudom, Bey Pheaseth, Khloot Rattana, Piseth Reach, Nut Sophal. |
Tag | Da vedere 2014 |
MYmonetro | 3,47 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 30 aprile 2015
Una storia contemporanea sull'amore, la famiglia e i fantasmi del passato cambogiano. Il film è stato premiato al Far East Film,
CONSIGLIATO SÌ
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Sophoun è una giovane ragazza irrequieta che, pur di sfuggire alle imposizioni paterne, frequenta Veasna e la sua gang. Un giorno finisce per caso in una sala cinematografica dove viene proiettato un vecchio film cambogiano e scopre che l'attrice del film è sua madre, che da allora ha cambiato nome e rinnegato il suo passato. Il finale del film non esiste più quindi Sophoun decide di girarne l'ultima bobina.
L'altra faccia di Rity Panh. Quella popolare anziché d'autore, che indaga sulle ferite aperte veicolandole attraverso una storia semplice. I paragoni tra due opere come L'image manquante e The Last Reel, agli antipodi da ogni punto di vista a parte nazionalità e tematiche, finiscono qui, ma è altrettanto prezioso sapere che, al di là di un autore consacrato a livello internazionale, provi a rivivere anche un cinema che parte dal basso. Come quello che in gran parte caratterizzava l'età aurea del cinema cambogiano prima del brutale reset imposto dall'Angkar di Pol Pot. Le centinaia di pellicole bruciate e quello star system massacrato dagli khmer rossi sono, inevitabilmente, il grande rimosso e il primum movens dell'operazione di Sotho Kulikar.
La regista, coadiuvata da una crew australiana, parte dalla più semplice delle storie di formazione femminili per aprire a poco a poco un vaso di pandora, da cui fuoriescono i sogni di un'epoca passata, negati a un'intera generazione, costretta a un nuovo inizio dalla furia iconoclasta del regime. Le ingenuità stilistiche e le lungaggini finiscono così per avere poca importanza rispetto al contenuto e al contesto entro cui si muove l'opera, che ha il coraggio di unire dove sarebbe più semplice dividere. Cercando, come nell'epilogo, un'impossibile riconciliazione da cui ripartire per poggiare le basi di un nuovo cinema e infine di una nuova vita.
Un film perduto, sepolto sotto i campi di sterminio della Cambogia, rivela diverse versioni della verità. Una storia contemporanea sull'amore, la famiglia e i fantasmi del passato della Cambogia.