Titolo originale | Beom-joe-so-nyeon |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Yi-kwan Kang |
Attori | Jung-hyun Lee, Young Ju Seo . |
Tag | Da vedere 2012 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 aprile 2013
Il regista di Sa-kwa torna nella sale con un nuovo dramma familiare.
CONSIGLIATO SÌ
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La storia di Ji-gu, dentro e fuori dal riformatorio, come un novello Doinel cresciuto in un ambiente che non consente di uscire dai problemi e che ricaccia nuovamente nella violenza, in un ciclo continuo di disagio. Della sua adolescenza priva di genitori, della sua riscoperta di una madre e del senso di colpa di questa per averlo abbandonato, anch'essa bambina trovatasi a crescere troppo in fretta in un mondo crudele.
Tutto Juvenile Offender è improntato a una visione ciclica della natura umana; Ji-gu ripete i medesimi errori della madre, icona di fragilità, vittima delle proprie azioni anziché artefice delle stesse, in un loop di autolesionismo in cui burattini smarriti e reietti per troppo amore e troppo poca malizia sembrano percorrere un sentiero che conduce a un ineluttabile destino di infelicità. Una sorte segnata da un peccato originale tramandato di generazione in generazione, che impedisce ogni forma di riscatto e mobilità sociale. Kang Yi-kwan applica la lezione del neorealismo italiano alla contemporaneità della Corea del Sud che si è svegliata dal boom con aspirazioni inespresse pari solo ai debiti contratti.
Finanziato dall'Associazione Nazionale per i Diritti Umani, Juvenile Offender va molto al di là della sua natura pedagogica di racconto di formazione su come non dovrebbe essere una formazione e mostra le qualità del cinema indipendente sudcoreano, quando il return over investment non è la priorità e non occorre soddisfare le esigenze delle star da copertina patinata. Non a caso il nobile excursus festivaliero ha portato Juvenile Offender a Tokyo e Toronto prima di approdare alla Udine del Far East Film Festival, raccogliendo i meritati plausi in ogni occasione. Analizzando minuziosamente l'opera, si avverte qualche dettaglio che avrebbe meritato diversa trattazione, da un finale che predilige l'apocope a un impossibile redde rationem, a una sceneggiatura che decolla nel tratteggio del protagonista ma talora si incaglia nella costruzione di una figura a tutto tondo attorno alla madre. Ma si tratta di un'opera seconda, già carica di ottime impressioni, per il talentuoso Kang, e tanto basta.