71 - Into the Fire

Sulla guerra di Corea molte sono ancora le storie da raccontare.
Un Paese dilaniato, che sembra destinato a non ritrovare la sua unità per molto tempo ancora, non può che interrogarsi su quel che è avvenuto e che è così difficile comprendere. Connazionali costretti a odiarsi visceralmente, per poi scoprire che quando un uomo muore è soltanto un uomo, che invoca la madre o si chiede cosa lo attenderà una volta chiusi gli occhi.
L'insensatezza di fondo di una guerra civile pilotata da forze estranee e da ideologie contrapposte emerge con forza in 71 Sotto il fuoco nemico, anche se sommersa tra gli stereotipi di un film quasi necessariamente figlio tanto dei fatidici 30 minuti di Salvate il soldato Ryan che del caposaldo del genere Taegukgi - Sotto due bandiere, di cui riprende pregi e difetti.
Scene belliche spettacolari ma asservite all'uso e all'abuso dell'otturatore digitale, con una sceneggiatura fragile che non aiuta la scelta di incentrare la vicenda su due idoli delle teenager come Choi Seung-hyeon (meglio noto come il cantante pop T.O.P.) e Kwon Sang-woo. Specie quest'ultimo, anagraficamente poco credibile nei panni del giovane teppista camuffato da studente. A far loro da contraltare la macchiettistica parte dell'ufficiale del Nord, un Cha Seung-won sopra le righe, nonché protagonista di scelte strategiche a dir poco scellerate.
Forse l'eroica difesa degli studenti soldati avrebbe meritato un omaggio più degno e maggiore spessore nel tratteggio dei personaggi - per i ruoli di contorno non si va oltre il secchione con gli occhiali o il fifone che si riscatta - ma Lee Jae-han (noto anche come John H. Lee e come regista incline alla retorica un po' ruffiana) ha scelto la strada più semplice per accattivarsi le folle al botteghino.
Curioso che l'operazione sia riuscita solo all'estero: dove prima hanno attecchito le Termopili pop di Zack Snyder, era forse destino che venissero apprezzati dei veri e propri cantanti pop nella riedizione coreana dell'avvenimento. 