Titolo originale | Chik yeung tin sai |
Anno | 2002 |
Genere | Fantascienza |
Produzione | Cina |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Corey Yuen |
Attori | Qi Shu, Zhao Wei, Karen Mok, Song Seung Heun, Michael Wai Song Seung Hun, Yasuaki Kurata, Derek Wan, Siu-Lun Wan, Shek Sau, Ki Yan Lam, Josie Ho, Sheung Mo Lam, May Kwong, Fong Ping, Hee Ching Paw, Lau Yee Tat. |
MYmonetro | 2,50 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Il nuovo corso del cinema di Honk Kong è nel segno dello high tech, della globalizzazione, ma anche del buon vecchio kung fu: e nella versione al femminile è non meno micidiale!
CONSIGLIATO NÌ
|
Cosa c'è di meglio di una ragazza orientale letale nelle arti marziali ed esperta nell'uso di aggeggi hi-tech? Due ragazze orientali letali nelle arti marziali ed esperte nell'uso di aggeggi hi-tech. Aggiungete un'altra ragazza orientale che dà loro la caccia ed avrete il concept alla base di un action-movie con velleità femministe, in realtà prodotto per essere gettato in pasto a branchi di maschi sbavanti. Lynn e Sue, sorelle, gestiscono la Angel.com, una società di servizi hi-tech che funge da copertura per la loro prolifica attività di omicidi su commissione. Dopo l'assassinio da parte della Angel.com del titolare di una corporation dell'informatica, la polizia si metterà sulle tracce delle due sorelle-killer. Una scaltra poliziotta intuirà che dietro l'attività delle due criminali potrebbe celarsi qualcosa di nobile. Nonostante la presenza di atmosfere soffuse abbastanza efficaci, inedite a questi livelli nel cinema di Corey Yuen, il titolo viene affossato da una sceneggiatura spaventosamente pressapochista. In quanto all'azione, le coreografie sono come al solito molto fantasiose, talvolta addirittura fuoriluogo in un simile contesto pseudo-realistico. A sequenze comunque esaltanti si alternano candidi passaggi innaturalmente acrobatici, che sembrano provenire dritti dritti da uno spot di salva-slip. Da uno dei maestri dell'action made in Hong Kong è lecito aspettarsi di più.
Esempio cristallino di colonizzazione cinematografica, decadenza totale di una maniera di fame cinema, di un immaginario, perfino di un’idea di mondo. Di riflesso, anche di un mercato, di un’industria, di un artigianato. So Close sembra un filmaccio da sabato sera per Italia 1: manca solo Michael Dudikoff. E pensare che dietro la macchina da presa c’è Corey Yuen, ottimo e durissimo coreografo d’azione, [...] Vai alla recensione »