Non fu mai nell'occhio del ciclone, non promise mai di lasciare un segno nel mondo, eppure per anni tenne tutti coloro che andavano a vederla recitare in teatro a bocca aperta. Tutto merito del suo straordinario talento e del suo amore per il teatro a cui si dedicò sempre con passione vitale e la generosità che la contraddistingueva.
Figlia di uno scenografo attivo presso il Teatro alla Pergola di Firenze, Bianca Toccafondi debuttò teatralmente a soli tre anni nella commedia "Il sesso debole", messa in scena proprio nello stesso teatro dove lavorava il padre. Con un inizio simile, la sua passione non poteva che estendersi su tutta la sua vita. Nel 1942, si trasferì a Roma, dove entrò nella Compagnia del Teatro Universitario con Athos Ori. Lì, incontrò il suo primo partner e compagno artistico, un giovane Giorgio Albertazzi. Insieme cominciarono la loro lunga carriera di interpreti, legandosi particolarmente ad attori come Anna Proclemer, Renzo Ricci, Tino Buazzelli, Tino Carraro e Turi Ferro, con i quali condividevano il palco. La Toccafondi divenne in brevissimo tempo una delle presenze più aggraziate della scena italiana. La sua voce risuonò sul grande schermo come doppiatrice (di Janet Martin nella serie tv americana Hot Wheels) a partire dal 1952, mentre l'anno successivo si diffuse nell'etere, dato che fu la componente della Compagnia Stabile di Prosa Radiofonica. Bianchina, così come la chiamano tutti, ebbe la disinvoltura di passare da un testo brillante a uno più drammatico, da "Il seduttore" di Diego Fabbri, dove interpretò il ruolo di un amante francese a Plauto o Eschilo, e poi ancora Dostoevskji, Checov, De Musset, O'Neill, Shakespeare ("Re Lear"), Molnar, ma fu soprattutto con "Corruzione al palazzo di giustizia" di Ugo Betti e con "I coccodrilli" di Giorgio Rocca, diretta da Franco Rossi che si aggiudicò nel 1956 il prestigioso Premio San Gennaro come miglior attrice teatrale dell'anno. Nel 1959, passò alla compagnia di Renzo Ricci, Eva Magni e Lina Volonghi, recitando ne "L'estro del poeta", "Miles gloriosus" e "Sette contro Tebe", mentre dal 1962 formò un'altra compagnia insieme a Gianni Santuccio in spettacoli come "Romanticismo" di Gerolamo Rovetta e "Incontro a Babele" di Salvatore Cappelli, con il quale guadagna il Premio IDI. Il suo debutto televisivo fu in Delitto e castigo (1954), sceneggiato diretto da Franco Enriquez, seguito da Snodo stradale (1954), Oblomov (1965), ma soprattutto da I promessi sposi, lo sceneggiato del 1967 di Sandro Bolchi, dove interpretò la moglie del sarto. Apparirà poi in Jekyll diretta all'amico Albertazzi (anche in Gradiva, 1970), ne I racconti di Padre Brown (1970) di Vittorio Cottafavi, ma fu una bellissima Isabelle d'Este in Vita di Leonardo (1971) di Renato Castellani.
Al cinema fu sul set de L'infermiera di mio padre (1975) di Mario Bianchi, poi nel thriller Il gatto dagli occhi di giada (1977) di Antonio Bido e con Corrado Pani. Pasquale Festa Campanile la scelse per Il ritorno di Casanova (1978). Unitasi in matrimonio con l'attore Giuliano Esperati, si dedicò all'insegnamento della recitazione, ma non disdegnò le sue apparizioni teatrali che furono ancora dotate di quella sua vitalità storica, che si sottolineava in testi come "Antonio e Cleopata" (1993, con Albertazzi) e nell'opera musicale "Peer Gynt" di Eduard Grieg. Nel 1999, recitò accanto a Mariangela D'Abbraccio e Simona Cavallari nella piéce "Regine" di Giacomo Carbone, diretta da Francesco Tavassi, e sempre nello stesso anno fece la sua ultima apparizione sul grande schermo ne Il guerriero Camillo di Claudio Bigagli.
Il nuovo millennio la vede ancora attiva ne "Il figlio di Pulcinella" di Eduardo De Filippo e diretta da Geppy Gleijesies e ne "I Vangeli" di Alberto Di Stasio, con Margaret Mazzantini. Poi, dopo aver ricevuto il Premio Flaiano alla carriera, insieme a Paolo Ferrari e Sergio Fantoni, gravemente malata, si spense.
