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Rassegna stampa di Sidney Lumet

Sidney Lumet è un attore statunitense, regista, sceneggiatore, è nato il 25 giugno 1924 a Filadelfia, Pennsylvania (USA) ed è morto il 9 aprile 2011 all'età di 86 anni a New York City, New York (USA).

IRENE BIGNARDI
La Repubblica

Impossibile riassumere in poche righe la carriera di un veterano del cinema come Lumet, con al suo attivo trentotto film -di cui qualcuno importante -, quattro candidature all’Oscar come miglior regista, e alcuni titoli che hanno fatto epoca, come La parola ai giurati (1957), Pelle di serpente (1959), Il lungo viaggio verso la notte (1962), L’uomo del banco dei pegni (1965), Serpico (1973), Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975), Quinto potere (1976).

BRUNO FORNARA
Film TV

C’erano una volta (e non ci sono più) certi registi liberal americani che sapevano raccontare storie con mano sicura, gente che veniva dal teatro dove aveva imparato le regole della drammaturgia, registi che ti facevano passare un intero film al chiuso in una stanza di tribunale insieme ai giurati o un pomeriggio dentro una banca insieme a due rapinatori, la gente che sapeva dirigere gli attori e aveva uno stile di regia puntuale e preciso. Gente come Sidney Lumet.
Figlio di attori dei teatro yiddish, Lumet calca il palcoscenico fin da bambino, poi segue i corsi dell’Actors Studio ma se ne va insoddisfatto. Fa la gavetta in Tv e quando arriva al cinema vince l’Orso d’oro a Berlino con La parola ai giurati (1957), dramma da camera (di consiglio) con forti venature sociali. Un ragazzo è accusato di aver ucciso il padre: dei dodici giurati uno solo, Henry Fonda, ha qualche dubbio sulla sua colpevolezza e prova a convincere gli altri undici. Lumet vive tra teatro e cinema, lavora a Broadway e quando fa cinema paria di teatro (Fascino del palcoscenico) oppure porta sullo schermo dei testi teatrali con le star dei cinema: Quel tipo di donna con Sofia Loren, Pelle di serpente di Tennessee Williams, con Anna Magnani e Marion Brando, Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, con Raf Vallone, Il lungo viaggio verso la notte di O’Neill, con la Hepburn. Eccole, le predilezioni e le scelte di Lumet (che quest’anno riceverà l’Oscar alla carriera): il lavoro con gli attori, le tematiche forti, la macchina da presa al servizio della recitazione e della storia, un montaggio senza fronzoli e una fotografia spesso firmata da Boris Kaufman, che era il fratello di Dziga Vertov. Quando non fa film di intonazione teatrale, Lumet si occupa di come va e dove va il mondo. A prova di errore è un tipico film anni 60 di suspense atomica, con Henry Fonda. L’uomo del banco dei pegni, con Rod Steiger, è il ritratto di un ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio e finito nel ghetto nero e ispanico di New York. La collina dei disonore, con Sean Connery, è una denuncia antimilitarista ambientata in un campo di prigionia inglese nel Nord Africa durante la Seconda guerra mondiale. Dopo l’insuccesso del parlatissimo Il gruppo, tratto dal romanzo di Mary McCarthy, e di un altro film di impianto teatrale, Riflessi in uno specchio scuro, Lumet cambia strada. Si dà alle storie metropolitane. Serpico (1973), con Al Pacino poliziotto onesto e anticonformista. denuncia la corruzione della polizia newyorkese. Rapina record a New York è un bel thriller poliziesco. Quel pomeriggio di un giorno da cani, il suo film più conosciuto grazie anche a un’allucinata recitazione di Al Pacino e John Cazale, parte dalla cronaca e diventa un saggio sull’America del dopo Vietnam e sull’invadenza della Tv, tema questo cui torna con Quinto potere, film da 4 Oscar. All’inizio degli anni 80 si misura di nuovo con la corruzione in un’opera squilibrata ma molto personale, Il principe della città seguita da un altro film importante, Il verdetto, bel dramma giudiziario e intimista, sceneggiato da Mamet con un grande Paul Newman, avvocato alcolizzato.

PRESSBOOK

I film di Sidney Lumet hanno ottenuto negli anni più di 50 candidature agli Oscar. Candidato quattro volte alla prestigiosa statuetta come regista (La parola ai giurati, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Quinto potere, e Il verdetto), e nel 1981 ha ottenuto una candidatura all’Oscar insieme a Jay Presson Allen per la sceneggiatura e l’adattamento di Il principe della città. Nel 2005, è stato insignito di un Oscar alla Carriera dal Board of Governors of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences per i brillanti servizi resi agli sceneggiatori, attori e all’arte del cinema. Ricordiamo inoltre che è stato candidato sette volte al prestigioso premio del Directors Guild of America.

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