C'è una stranezza, tra i cinque protagonisti che dovrebbero essere, almeno in teoria, gli attori americani migliori dell'anno e che come tali gareggiavano all'Oscar che verrà assegnato domani. Due li abbiamo visti e considerati bravissimi (Philip Seymour Hofftnan di Truman Capote:A sangue freddo, Joaquin Phoenix di Quando l'amore brucia l'anima); uno l'abbiamo visto in due personaggi così contrastanti da rendere difficile il giudizio, a parte una certa legnosità (Heath Ledger, cowboy gay e Casanova); due non li avevamo mai visti né sentiti nominare sino a cinque mesi fa (Terrence Howard, David Strathairn).
Strathairn, 57 anni, americano di San Francisco, ex teatrante, ex acrobata di circo, attore in ruoli secondari soprattutto nell'opera del regista indipendente John Sayles, ha debuttato nel 1980, ha interpretato oltre 25 film (Silkwood, Fratello da un altro pianeta, Matewan, Menphis Belle, Proibito amare, LA. Confidential, Sogno di una notte di mezza estate, Limbo) e molti lavori televisivi. Però, almeno fuori dagli Stati Uniti, è divenuto noto e riconoscibile dopo il premio assegnato all'ultima Mostra di Venezia al suo primo ruolo da protagonista. In Good Night, and Good Luck, («Buona sera e buona fortuna») di George Clooney, è il giornalista della rete televisiva Columbia Broadcasting System-Cbs Edward R. Murrow, conduttore del telegiornale e del programma Person To Person.
Il titolo del film è la frase con cui Murrow si congedava dai suoi telespettatori in quel periodo oscuro della storia degli Stati Uniti in cui spadroneggiava il senatore del Wisconsin Joseph McCarthy, il suo Comitato per le attività Antiamericane e la «caccia alle streghe» con cui perseguitò centinaia dì persone con accuse di comunismo, riducendole alla disoccupazione e provocando psicosi, suicidi, esilii. Erano i primi anni Cinquanta. Murrow, la Cbs e un gruppo di giornalisti coraggiosi si opposero agli eccessi antidemocratici di McCarthy con raro coraggio civile, e alla fine vinsero.
David Strathairn è un protagonista perfetto: chiaro e aggressivo nei discorsi, controllato e coraggioso, ricco di autorità e insieme di ironia, diretto, semplice, deciso, senza enfasi né patetismo:
averlo, uno così, alla televisione italiana, anche senza Oscar.
Da Lo Specchio, 4 marzo 2006