Un ritratto dell'attrice scelta come presidente di giuria della 32.ma edizione del festival.
di Emanuele Sacchi
Dopo aver assistito alla danza nel Padiglione delle Peonie di La foresta dei pugnali volanti non si può che ricordare eternamente così Zhang Ziyi: una bellezza leggiadra, di impossibile armonia, che incarna eleganza e fascino, innocenza e sensualità, in un solo corpo. Oggi che ha compiuto 40 anni e - incinta all'ottavo mese - sembra immune ai segni lasciati dal tempo che scorre. I suoi lineamenti di porcellana, dalla perfezione innaturale, e il suo volto sorridente incarnano una stagione dorata del cinema cinese, avvicinatosi a generi - il wuxia pian, anche nella sua accezione fantasy - che erano proibiti nei decenni passati. Anche grazie a questa apertura, oltre che a dive come Zhang Ziyi, il cinema cinese è cresciuto in rilevanza artistica ed economica fino a competere con Hollywood.
A Tokyo, per la 32.ma edizione del Tokyo International Film Festival, l'hanno voluta come presidente di giuria, un ruolo che sancisce una volta di più il suo status di diva panasiatica, che ha recitato in film prodotti nei differenti Paesi dell'Estremo oriente.
Una carriera che ha inizio con La strada verso casa, diretto da Zhang Yimou, nel 1999, per proseguire con La tigre e il dragone, dove Zhang interpreta Jen Yu, una guerriera formidabile e ambiziosa che, per devozione alla malvagia Volpe di Giada, finisce per causare dolore e provocare tragedie. Un ruolo avventuroso, romantico e tragico, che permette all'attrice pechinese, proiettata immediatamente sul proscenio internazionale, di mettere in mostra una gamma completa di nuance, da performer navigata. Gli anni successivi, oltre a consolidare il suo status di star a Hollywood (Rush Hour 2) e nel cinema d'autore (2046 di Wong Kar-wai), promuovono Zhang come icona di bellezza panasiatica, simbolo della femminilità dell'Estremo Oriente al di là dei confini che hanno separato, spesso in chiave bellicosa, Cina, Giappone e Corea. Zhang è così una guerriera cinese nel wuxia sudcoreano Musa, una principessa in Operetta Tanikugoten, la favola sotto forma di musical che rimarrà l'ultima regia (2005) del grande Suzuki Seijun, e una sensuale geisha in Memorie di una geisha (2005), coproduzione nippo-americana.