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Talk show: la grande angoscia

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto Michele Santoro, conduttore di Servizio Pubblico.

domenica 28 settembre 2014 - Focus

Prendo me stesso come modello, e come cavia. Per il lavoro che faccio sono costretto a essere informato, sulla cultura, sulla comunicazione, sul mondo, su tutto. Da molto tempo vedo film che -quasi sempre- mi rattristano: roba robotizzata o facce povere. Leggo libri senza eleganza, senza "scrittura" e senza eroi: anche perché (quasi sempre) non li scrivono più gli scrittori. Ma la parte più ... fastidiosa, diciamo così, della mia vita la devo ai "talk" quelli politici in prevalenza. In questo senso c'è una strategia, un marketing, impietosi. Il nostro è un Paese drammaticamente in declino e infelice. Non voglio (mai) parlare di politica, ma certo non faccio politica se dico che ... è deludente. È un dolore perenne col quale dobbiamo convivere. Ma il dolore viene rilanciato, esponenzialmente, dal racconto della politica. Il racconto vive in una serie impressionante di programmi. Il cartello: Quarto grado (Retequattro, Nuzzi); Porta a porta (Rai Uno, Vespa); Quinta colonna (Retequattro, Del Debbio); Matrix (Canale 5, Telese); Ballarò (Rai 3, Giannini); Virus (Rai 2 Porro); Agorà (Rai 3 Greco). E qui arriva la reginetta delle chiacchiere&angosce, La7: Faccia a faccia (Mentana); DiciannoveEquaranta (Floris); Di martedì (Floris); Piazza pulita (Formigli); La gabbia (Paragone); L'aria che tira (Merlino); Omnibus (Sardoni); In onda (Sardoni); Otto e mezzo (Gruber/Floris); Servizio pubblico (Santoro). C'è di che impazzire.
Premessa necessaria: tutti i nomi scritti sopra, tutti, appartengono a professionisti accreditati e competenti. Senza eccezioni, magari qualcuno ha più appeal di un altro, ma finisce per essere un dettaglio. I focus: per cominciare il cast, cioè i politici. In questo senso il talk è un contenitore di menzogne. Il politico ospite, con milioni di occhi e orecchi addosso, cercherà il consenso, cercherà di prevalere, urlando, sull'avversario urlante, di tenersi il centro del ring, e il ring non è il posto del pensiero articolato. E così la sostanza del discorso politico non ha nessuna possibilità di mostrarsi. Se cerchi il consenso non puoi dire ciò che pensi davvero: è una formula aritmetica. Significa che il talk è una centrifuga violenta che non serve a niente. Non ho mai visto nessuno che cambiasse opinione o che accettasse le opinioni altrui, figuriamoci dar ragione all'antagonista. Più avanti tratteggerò una fenomenologia, semplice, dei caratteri dei conduttori. Un dato preventivo lo fornisco subito: tutti, proprio tutti, hanno visto il loro gradimento scadere negli ultimi tempi, certe share si sono persino dimezzate. La gente sta capendo e corre ai ripari. La notizia è magnifica. Qui mi concedo una digressione, storica, diciamo così. Nell'era recente abbiamo spesso letto dell'analogia di questo momento rispetto alla famosa crisi del ventinove, che mise in ginocchio l'Occidente. Il disastro aveva preso la mosse dalla caduta di Wall Street. Successe che il presidente Roosevelt, mandò un input ai media e allo spettacolo. Partì un' indicazione precisa da Washington verso Hollywood: tenete alto il morale del popolo, fate storie buone, edificanti, magari divertenti. E così arrivarono i ballerini felici Astaire-Rogers, Laurel e Hardy, i film di Frank Capra dove un giovane politico smascherava la vecchia guardia corrotta, Biancaneve e i sette nani che ti insegnava che, in attesa di tornare ricco, puoi vivere felice in povertà. E molto altro, felice e rassicurante. Da noi l'input del Quirinale è stato un po' diverso. Inoltre il Quirinale non aveva l'autorevolezza di Washington. E dunque niente di rassicurante per noi. Ci siamo ritrovati i talk. E qui un nome va fatto, per una lontana analogia col "giovane politico" che ho detto sopra. Renzi è l'attore protagonista del grande-perenne-film che sono i talk. Basta accendere e se non appare subito apparirà entro cinque minuti. Ribadendo la mia intenzione "non politica" dico che l'uomo... il ragazzo, mi piace: mostra un grande coraggio fisico -basti pensare a quali movimenti, istituzioni, poteri si è messo contro- e un'autostima ... metafisica. Però è stato imprudente nel dare certi numeri. All'inizio si concesse i cento giorni: storicamente i più famosi sono quelli di Napoleone, che se la svignò dall'Elba e il centesimo giorno si ritrovò a... Waterloo. Renzi, a detta di molti, la sua Waterloo l'ha già subita, anche se non è stata così... definitiva. Poi si è dato i mille giorni, che sono quelli di Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII. Irritò talmente il potere, dunque il marito che si era stufato di lei, che il millesimo giorno, il potere le fece saltare la testa. Dunque, Matteo, prudenza con le citazioni e... documentarsi.
(continua)

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