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ONDA&FUORIONDA

Un secolo fa Nascita di una nazione, il film che cambiò il cinema.
di Pino Farinotti


lunedì 12 maggio 2014 - Focus

Pure nell'ambito della discrezionalità, che nel cinema regna regina, nascita di una nazione, diretto da David W. Griffith nel 1914, viene considerato da una corrente critica prevalente, il titolo che ha trasformato, evoluto, "arricchito", il cinema. Parlo di tecniche registiche, di racconto, di linguaggio, di estetica, di produzione. Manca un lemma importante: "contenuto". Perché quell'opera rappresenta un paradosso strepitoso, che può solo appartenere al cinema: in chiave di contenuto, appunto, è un abbaglio abnorme, molti dissero, e dicono, trattarsi di "vera bestemmia". David Wark Griffith viene definito -dal solito correntone prevalente- "padre del linguaggio cinematografico, l'uomo che fece Hollywood, addirittura Shakespeare del cinema". Ce n'è quanto basta. È interessante, anzi decisiva, la sua storia personale. Nacque a Crestwood, Kentucky, da un ufficiale di origini irlandesi che aveva combattuto, col Sud, la guerra civile. E David, per tutta la vita, rimase un sudista, convinto nel profondo. Una parzialità, chiamiamola così, che lo portò, nel suo racconto, a non mediare le proprie idee, a non fare prigionieri. Questa idea, "magari "ideologia", lo penalizzò ma non compromise il suo status di genio assoluto. Perché il cinema, l'ho detto davvero molte volte, non ha il dovere della verità. Vale il linguaggio, la rappresentazione, lo spettacolo, la suggestione. E valgono tutte le licenze possibili. Il soggetto: dopo la sconfitta del Sud nella guerra civile, i negri sono padroni del Paese. Uccidono e stuprano. Un branco di "niggers" attacca una pacifica famiglia bianca, che viene salvata dal Ku-klux-Clan. Il film si ispirava a un libro delirante di tale reverendo Thomas Dixon, che arrivò a dire: "Col Ku-Klux-Klan risorse il giovane Sud che salvò la vita di un popolo".
Nonostante le indicazioni, di razzismo, di violenza, di pregiudizi e giudizi davvero capovolti, come detto sopra, l'opera divenne il modello assoluto della cosiddetta settima arte.

Reazioni
Il film provocò reazioni da parte degli americani liberali. Ci furono anche manifestazioni nelle principali città americane, con delle vittime. Per il suo razzismo fu proibito in Europa, nella Russia zarista e nella successiva URSS. Nei Paesi in cui fu autorizzato dovette subire tagli importanti, come in Francia, dove si combatteva una guerra e molti soldati americani erano di colore. Poi ci sono gli altri aspetti. La Nascita era costato centomila dollari e ne incassò 15 milioni, somma enorme per l'epoca. Innescò un meccanismo, di denaro e di produzione, che cambiò le regole di sfruttamento commerciale del cinema. I lungometraggi ebbero un incremento esponenziale e Hollywood divenne la capitale indiscussa del cinema. Dunque conseguenze davvero storiche. L'aspetto artistico: una volta messa da parte la valenza razzistica e quella di propaganda, il film contiene sequenze che fanno parte dell'antologia più nobile del cinema. Come l'uso di certi ambienti che diventano di fatto attori protagonisti. E poi quella dell'assedio della famiglia bianca che viene poi salvata dall'arrivo del Ku-Klux-Clan: l'aggressività, la velocità e il montaggio anticipavano il linguaggio cinematografico di molti decenni, meglio, lo inventavano. E poi i grandi movimenti di massa, come nella battaglia di Gettisburg e l'incendio di Atlanta con l'alternanza delle scene della popolazione che fugge e quelle di battaglia. Col momento finale di un campo coperto di morti, che a poco a poco si dissolve col sopraggiungere della notte. Non c'è dubbio che David Selznick, produttore di Via col vento, pose molta attenzione a quelle sequenze. Un altro dato paradossale è il fatto che Griffith era un sincero liberale, persino un progressista, fino a quando entrava il gioco la questione razziale, che viveva come una sorta di patologia. Quando si dice "educazione" quando si dice "coscienza recondita": l'immagine del padre, soldato in divisa grigia sudista, fu sempre lì, a sovrastare, incancellabile. "Quasi" incancellabile, perché due anni dopo, con Intolerance, altro capolavoro, non è improprio dire che Griffith cercasse una forma di riabilitazione. La sua posizione di sudista puro e intransigente veniva corretta. E così emerse la figura di un autore sinceramente liberale, capace alla fine, di sorpassare, seppure con riluttanza, i suoi pregiudizi da sudista.
Tutto questo, cent'anni fa.

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