In concorso l'esperimento narrativo Boyhood e il cinese No Man's Land.
di Gabriele Niola
Il concorso ieri ha fatto un salto nel 1999. Entrambi i film che sono stati presentati infatti giocavano nella loro trama su un paio di piani temporali, uno dei quali (per entrambi) è il 1999. Anno che si rivela determinante sia per il suo valore simbolico (l'ultimo del precedente millennio) si per quello effettivo. È uno snodo fondamentale per la Cina che sta diventando quella moderna nella premessa grottesca e violentissima di Black Coal, Thin Ice ed è significativo anno di chiusura per Aloft, che del rapporto tra normale e straordinario, tra reale e simbolico, costruisce tutta la sua impalcatura.
Tuttavia il gioco temporale di ieri altro non è stato se non un riscaldamento, è infatti oggi la giornata del tempo, grazie alla presentazione in concorso di Boyhood. Il film di Richard Linklater è un clamoroso esperimento narrativo, senza precedenti, realizzato riunendo, dal 2002 ad oggi, ad intervalli regolari di un anno il medesimo cast per girare nuove scene di un film che narra l'evoluzione e l'infanzia (per l'appunto boyhood) di un essere umano, scandendo anche visivamente la sua crescita.
Di segno opposto invece l'altra novità di oggi, il visivamente curato No Man's Land, in cui nella Cina rurale un avvocato si destreggia tra pericolo e grottesco. Atmosfere non diverse in fondo dal road movie bollywoodiano presentato invece in Panorama: Highway.
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