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La politica degli autori: Guillermo Del Toro

Un cineasta tutto fantasy, junk food e feticistiche passioni.
di Mauro Gervasini

In foto il produttore, regista e sceneggiatore Guillermo Del Toro.
Guillermo Del Toro (59 anni) 9 ottobre 1964, Guadalajara (Messico) - Bilancia. Regista del film Non avere paura del buio.

giovedì 5 gennaio 2012 - Approfondimenti

Guillermo Del Toro (Guadalajara, 9 ottobre 1964) ha una feticistica passione (parole sue) per gli insetti, i meccanismi a orologeria, i luoghi oscuri e i mostri. Tutte cose che trovate in Non avere paura del buio, dal 13 gennaio in sala. Soprattutto i luoghi oscuri, la cantina segreta di una casa ottocentesca del New England dove avrebbe potuto tranquillamente abitare H.P. Lovecraft; e i mostri, quelli che appunto si muovono nella lovecraftiana sinistra dimora. Del film, diretto da Troy Nixey e interpretato da Katie Holmes e Guy Pearce, Del Toro è produttore e sceneggiatore insieme a Matthew Robbins. Altre figure ritornanti del suo cinema sono i bambini, in Non avere paura del buio la figlia di Guy Pearce. Lei e gli altri piccoli dei suoi film sono esploratori delle selve oscure reali o immaginarie. Tipo i fantasmatici anfratti perlustrati dagli orfani di La spina del diavolo (2001); oppure i mondi paralleli abitati da creature fantastiche e frequentati dalla magica Ofelia di Il labirinto del fauno (2006). Citiamo non a caso i due film spagnoli da Del Toro anche diretti perché sono i più complessi, sofisticati e amati dalla critica.

Noi, però, andiamo in tutt'altra direzione, con una doverosa premessa. I sopracitati titoli "madrileni" del cineasta messicano, che ispirandosi a un modello come Lo spirito dell'alveare di Victor Erice (1973) ha rielaborato in chiave simbolica il tema del franchismo, rimosso per eccellenza della cultura spagnola, sono coraggiosi e ricchi di momenti effettivamente ispirati (soprattutto Il labirinto del fauno). Però al raffinato creatore di fantasy storici glorificati ai festival preferiamo il ragazzone pazzo di junk food e con i piedi ben piantati a Hollywood, fondatore di compagnie di produzione fumettose fin dai nomi (Tequila Gang, per intenderci). In questo senso, il rammarico per la mancata conferma di Del Toro al timone di Lo Hobbit, di cui doveva essere regista sotto l'egida produttiva di Peter Jackson, dovuta al prolungarsi della lavorazione, è forte. Spesso il messicano ha dato il meglio di sé imbarcandosi in progetti di altri. Sarà pure un guilty pleasure, come si suol dire, ma il suo capolavoro per noi resta il primo remake delle storie del cacciatore di vampiri Wesley Snipes, Blade II (2002), prodotto di alto artigianato (Del Toro, autore totale, qui rifiuta anche la seconda unità e supervisiona gli effetti speciali...) dove si contamina la matrice del fumetto Marvel con un gusto gotico del tutto inedito in un horror d'azione. Stessa cosa si può dire di Hellboy (2004), anzi meglio ancora Hellboy II – The Golden Army (2008), altro gioiellino pop dedicato alle gesta sulfuree del demoniaccio antifascista (una specie di Geppo americano...) mescolando John Landis e le saghe nordiche, Bogart e Guerre stellari. Tutti film in cui ritrovate i "feticci" di Guillermo: dai congegni meccanici (memorabili quelli del sottosuolo blindato di Hellboy) agli amabili mostri (se come lui adorate gli insetti recuperate Mimic, del 1997).

Il cineasta, quando non impegnato nelle sue molteplici attività (oltre che regista, produttore e sceneggiatore, scrive anche saghe letterarie dedicate ai vampiri in coppia con Chuck Hogan e realizza videogiochi) legge molto. Soprattutto Lovecraft, come accennato. Uno dei motivi per cui non ha voluto aspettare Peter Jackson e i tempi biblici della MGM sul set di Lo Hobbit ha proprio a che fare con il poeta del macabro di Providence. Del Toro sogna di girare un film tratto dal suo romanzo "Le montagne della follia", storia della scoperta al Polo Sud di una civiltà aliena raccapricciante come la prole stellare di Cthulhu. La produzione non è ancora decollata anche perché nel frattempo Del Toro si è imbarcato in un altro ambizioso progetto, questa volta di pura fantascienza, intitolato Pacific Rim. Una specie di "guerra dei mondi" tra extraterrestri e umani a cavallo di avveniristici robot stile Transformers. Il baccano è assicurato.

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