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Goffi samurai, mostri e inventori parigini

Al suo penultimo giorno, il BIFF 2011 è dominato da Hong Kong e Giappone.
di Emanuele Sacchi

In foto una scena del film The Sorcerer and the White Snake di Ching Siu-tung.
Jet Li (Li Lian Jie) Altri nomi: (Jet Lee / Lian Jie Li / Lianjie Li / Jet Li Lianjie / Jet Lee Lin-Kit ) (61 anni) 26 aprile 1963, Pechino (Cina) - Toro. Interpreta Reverend Fahai nel film di Siu-Tung Ching The Sorcerer and the White Snake.

giovedì 13 ottobre 2011 - News

Sono Hong Kong e Giappone a dominare il programma del penultimo giorno del Busan Film Festival. La prima grazie a due film di altrettanti maestri, esempi ideali delle ragioni per cui il cinema di Hong Kong è assurto nei '90 a mito e influenza per il resto del mondo: The Sorcerer and the White Snake di Ching Siu-tung, già passato come Fuori Concorso a Venezia, riprende la leggenda della donna-serpente – già in Green Snake di Tsui Hark - che si innamora di un umano, causando ogni genere di danni nel momento in cui un monaco osservante e un po' fanatico si mette in mezzo. Riproposizione di un paradigma antico sotto una nuova veste, con Ching che si affida totalmente alla CGI e ne esce vincitore, potendo mettere in scena tutto ciò che la fantasia fin qui aveva soltanto osato immaginare. Wu Xia, internazionalmente noto come Swordsmen, già passato a Cannes e poi a Reggio Emilia per l'Asian Film Festival, è invece un'opera che ha il coraggio di intitolarsi come un intero genere e di ridefinirne gli schemi. A metà tra giallo e cappa e spada puro e semplice, con un cast sensazionale, da Donnie Yen a Takeshi Kaneshiro.

Appannaggio del Sol Levante la serata, con tre titoli di grande interesse. Ishii Yuya continua la sua "serie" su donne risolute e protagoniste con Mitsuko Delivers (che anche nel titolo richiama il precedente Sawako Decides), storia di una ragazza incinta che, nonostante la sua condizione, continua a prodigarsi per gli altri, assistendo persone anziane e ricomponendo contrasti d'amore. Toccante e spiazzante, con lo spettro di Fukushima sullo sfondo. Continua il percorso autoriale di Zeze Takahisa, che ha abbandonato il genere pinku (e degli incassi sicuri) per intraprendere una strada più personale. Life Back Then narra di un uomo disilluso che si incarica di cercare gli eredi di patrimoni che nessuno ha reclamato, scoprendo un'umanità del tutto inaspettata. Prima serata al Cinema Center, invece, per Scabbard Samurai, la commedia che ha conquistato la platea durante la prima proiezione. Racconto di Nomi, un samurai da operetta che ha impegnato la spada e va in giro con un'elsa vuota, catturato da un signore rivale e costretto da questi a riportare il buonumore nel figlio, che non ride più da quando un'epidemia – la stessa che ha lasciato vedovo Nomi – l'ha privato della madre. Soggetto ideale per una serie di gag tragicomiche in cui far emergere tutta la disarmante goffaggine di Nomi. Il protagonista non è un attore professionista e questo aggiunge al film di Matsumoto Hitoshi un quid di confusione tra realtà e finzione che ne incrementa la vis comica.

Infine schermo all'aperto del BIFF Theater riservato all'animazione franco-belga di Bibo Bergeron per un film che promette meraviglie: A Monster in Paris, classica storia di romanticismo, invenzioni bislacche e canzoni ambientata nella Montmartre di inizio '900. Senza i mezzi (ma anche i cliché e i limiti) di casa Disney, A Monster in Paris pare avere tutte le carte in regola per far parlare di sé ancora a lungo, magari palesandosi anche qui da noi.

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